Montagne dai piedi d'argilla| Ecco la città a rischio crollo - Live Sicilia

Montagne dai piedi d’argilla| Ecco la città a rischio crollo

Una panoramica aerea della costa Nord di Palermo (Foto F. Casamento)

Oltre 5mila palermitani vivono in zone a rischio frane. La messa in sicurezza costerebbe 300 milioni

PALERMO – Quasi 5.600 persone che, in estate, arrivano a quota 9 mila. Una città nella città che va da Sferracavallo a Capo Gallo, dall’Addaura a Boccadifalco fino a Ciaculli. Ecco la Palermo a rischio crollo, quella costruita ai piedi di montagne instabili e da cui potrebbero staccarsi da un momento all’altro massi grandi come case. Zone che il Pai, il Piano per l’assetto idrogeologico stilato dalla Regione nel 2007, classifica come “R4”, ossia lo scalino più alto del pericolo, in cui c’è il rischio di perdere vite umane.

Interi quartieri costruiti nel corso dei decenni, quando la coscienza dei problemi di assetto idrogeologico non era poi così forte, dato che il Prg del 1962 consentiva di costruire, e i controlli, probabilmente, assai meno serrati rispetto a oggi. Ma il punto è che c’è un piccolo esercito di palermitani che vive con il costante pericolo di un masso che si stacchi, di un punto della montagna che di colpo frani senza preavviso.

Un po’ quello che è successo nel novembre del 2015 a Mondello, in via Calpurnio, dove una donna ha perso la vita dopo che un masso si è staccato da Capo Gallo e ha investito la camera da letto in cui dormiva. Una tragedia costata due avvisi di garanzia ad altrettanti dirigenti comunali, ma che è solo la punta di un iceberg.

La vicenda è nota da tempo: ci sono intere zone di Palermo che sono a rischio perché le montagne sono instabili e perché, nel tempo, la manutenzione è stata quasi inesistente. E se da un lato i dirigenti comunali vorrebbero mettersi al sicuro da possibili condanne, dall’altro devono fare i conti con la prospettiva di sfollare quasi 10 mila persone, trovando poi anche un luogo in cui ospitarle a tempo indeterminato. Una situazione che ricade interamente sulle spalle del comune di Palermo, così di come tutti gli altri comuni italiani, senza che le regioni e lo Stato intervengano in modo deciso.

A Palermo, poi, la situazione si è ingarbugliata ulteriormente. A fine gennaio infatti Palazzo delle Aquile ha evacuato alcune famiglie a Capo Gallo per il pericolo di caduta massi. L’amministrazione Orlando, con propri fondi, ha ordinato a una ditta specializzata di controllare il costone e, verificata l’assenza di un pericolo imminente, ha consentito alle famiglie di rientrare. Ma il 3 marzo, nell’ambito delle indagini sulla morte della donna in via Calpurnio, la Procura di Palermo ha ordinato una perizia a Giovanni Barla, un luminare del settore che insegna al Politecnico di Torino: per intenderci, l’esperto chiamato dalla Sis per trovare una soluzione alle infiltrazioni d’acqua nella galleria del passante ferroviario in vicolo Bernava. Barla ha redatto così una relazione in cui, sostanzialmente, smentisce in toto quella dei tecnici ingaggiati dal Comune, anche essi professori universitari, parlando chiaramente di un pericolo per chi abita in quelle zone. Una relazione che la Procura ha girato al Comune, dove è scattato l’allarme.

Piazza Pretoria, con i dirigenti tecnici guidati da Mario Li Castri, ha provato così a intervenire: alcuni incaricati del Comune in queste settimane stanno distribuendo del materiale informativo con alcuni consigli per i residenti, come per esempio posizionare la camere da letto nella parte della casa più lontana dal costone roccioso, oltre ad aver piazzato ovunque cartelli per avvisare del pericolo, tanto da aver spinto il preside della scuola media Borgese di Mondello a chiudere l’istituto, salvo poi tornare sui suoi passi in seguito alle rassicurazioni del Comune.

“Si tratta di zone che hanno evidenti problemi – dice Mario Leta, consigliere dell’Ordine regionale dei geologi – bisogna attivare una prevenzione con monitoraggi e verifiche puntuali per comprendere lo stato di queste pareti calcaree e comprendere così in quali punti c’è una maggiore esposizione al rischio di crolli. I cartelli da soli non bastano a risolvere i problemi, bisogna prevenire per tempo per evitare che i massi possano colpire case e manufatti o le persone. La messa in sicurezza deve passare da un monitoraggio capillare con ispezioni in parete. Le risorse economiche sono scarse, ma dopo gli eventi degli ultimi anni bisogna porre rimedio”.

Il problema però non è di facile soluzione: per mettere in sicurezza le varie montagne della città servirebbero almeno 300 milioni di euro, anche se 37 sono stati già stanziati con il Patto per Palermo firmato da Orlando e Renzi. Alcuni interventi, inoltre, sono già partiti come quelli al cimitero dei Rotoli o in via Monte Ercta, ma in generale bisognerebbe mettere in sicurezza le aree sopra Tommaso Natale, Mondello, la Favorita, Boccadifalco, Sferracavallo, Barcarello, l’Addaura.

“Dopo l’alluvione di Genova, in Italia c’è stata una maggiore attenzione alla protezione del territorio – dice il vicesindaco Emili Arcuri – anche se noi già ci eravamo mossi prima di Genova con investimenti e studi per la protezione idraulica, da cui è emersa una zona particolarmente fragile a Partanna Mondello. Per quanto riguarda il rischio geomorfologico, non possiamo proporre o imporre ai cittadini di lasciare le case in cui abitano, quindi dobbiamo occuparci di portare al livello più basso possibile il rischio. Dobbiamo impegnare in questo senso le risorse dei governi nazionali, regionali e locali, ma quelle necessarie sono tali che non si possono reperire in un giorno. Non abbiamo scoperto tutto questo dopo la tragedia di via Calpurnio, eravamo già all’opera, ma quello che facciamo è sempre compatibile con le risorse a disposizione o che riusciamo a reperire in un momento difficile come questo. Il tema comunque rimane una nostra priorità”.

“Davanti a una situazione di pericolo, è giusto adottare tutti i provvedimenti volti alla salvaguardia dei cittadini che vi abitano – dice il capogruppo di Fi Giulio Tantillo – ma serve una soluzione definitiva, non è pensabile sfollare i residenti o i turisti d’estate”.

 


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