Droga per i Tortoriciani |Trattative con i catanesi - Live Sicilia

Droga per i Tortoriciani |Trattative con i catanesi

E’ Francesco Costanzo uno dei fornitori di droga del clan azzerato nell’operazione “Senza Tregua” sulla mafia dei Nebrodi.

gli atti della magistratura
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CATANIA – Il nuovo boss di Tortorici, Antonio Foraci, non avrebbe solo contatti con la malavita delle ‘ndrine calabresi (da qui il nomignolo “u calabrisi”) ma anche con i trafficanti catanesi e in particolare con quelli della fascia nord dell’Etna. Adrano, Maniace e Bronte per essere precisi. Con alcuni le trattative non hanno avuto un buon esito, addirittura uno finisce con un pestaggio per il mancato accordo sul prezzo dello stupefacente. Dalle carte dell’inchiesta “Senza Tregua” che la scorsa settimana ha assicurato alla giustizia i vertici della cosca Bontempo Scavo emergono chiaramente – grazie anche alle intercettazioni della polizia – i canali di rifornimento della droga di Foraci. A organizzare tutto sarebbe stato il figlio Cristian, braccio operativo insieme alla madre dell’organizzazione decapitata.

Si apre il canale con Catania e in particolare con Bronte. Il boss dei “Tortoriciani” voleva differenziare le fonti di approvvigionamento dello stupefacente e si rivolge a un uomo fidato di famiglia Francesco Costanzo, il cugino di un sodale (Roberto Galati, ndr). Gli inquirenti iniziano a capire i contatti quando ascoltano una telefonata tra padre e figlio, Cristian chiede conferma della necessità di accompagnare Galati in un determinato posto. Il boss giunto a casa si sfoga con la moglie dell’imprudenza del figlio nel parlare di “certi argomenti” per telefono. E’ l’input per la polizia per capire che si parlava di “attività lontane dalla legalità”. Servirà poco per comprendere che Faraci jr e Galati si incontrano per organizzare l’appuntamento da Costanzo a Bronte per l’acquisto di una partita di droga. L’incontro avviene in un “panificio” – come emerge anche dalle telefonate captate. Trenta minuti di “riunione” e la delegazione del clan riparte da Bronte alla volta di Tortorici. Durante il viaggio si parla del prezzo concordato, della trattativa avviata e della possibilità di “tagliare” la droga. E non potevano mancare le possibilità di guadagno.

Francesco Costanzo non sarebbe altro che l’intermediario con i venditori di Adrano. Il prezzo della cocaina è di 70 euro al grammo, e con l’aggiunta di 20 si poteva avere la droga a domicilio evitando i rischi del trasporto. Cristian consegna al padre un campione di stupefacente, in modo che il boss potesse assaggiarlo. La cocaina – secondo i gusti di Foraci – era di buona qualità. Già l’indomani viene organizzata una spedizione verso Bronte per il primo acquisto. A Foraci jr vengono fornite tutte le indicazioni per la trattative e porta con sé anche un bilancino di precisione. L’ordine è di 20 grammi di cocaina. L’incontro avviene ancora al “panificio”, dopo una serie di telefonate avviene la consegna dello stupefacente. I trafficanti sono Carmelo Imbarrato e Carmelo Salvatore Florindo (con diversi precedenti penali per narcotraffico).

Appena rientrato a Tortorici, Cristian consegna la cocaina al padre. I Tortoriciani avevano acquistato 20 grammi di cocaina divisa in 4 involucri. I tre a quel punto iniziano a tagliare la cocaina: ne ricavano 28 dosi da vendere a 100 euro ciascuna. Questo significa un guadagno lordo di 2800 euro a fronte di un “investimento” di 1400 euro per acquistarla.

Il canale con Bronte arriva dopo due tentativi andati male con altri due trafficanti catanesi. Il primo con Vincenzo Rosano di Adrano. E’ il mese di ottobre del 2013. E’ sempre Cristian a informare il padre del nuovo contatto per l’acquisto di cocaina e che sarebbe stata una fornitura a credito. Il tramite sarebbe stato Giovanni Montagno Bozzone. Rosano – per depistare possibili intercettazioni – era chiamato il “carrozziere”. Ad un certo punto vengono concordati luogo e data dell’incontro ad Adrano. Qualcosa però va storto, perché Rosano si rifiuta di consegnare la droga senza essere pagato.

Sfumata la trattativa con Rosano, Montagno Bozzone propone di mettersi in contatto con il nipote Sebastiano Rando Galati (di Maniace) per la fornitura di stupefacente. Ma questa volta servono i contanti. O come Galati afferma nelle intercettazioni “le fotocopie”. L’incontro viene fissato dopo diverse difficoltà. Il catanese non intende parlare con lo zio ma vuole trattare direttamente con Foraci. Ma il boss non transige, la consegna va fatta a Montagno Bozzone e il pagamento sarebbe avvenuto solo dopo “l’assaggio”. Anche se già Foraci Senior aveva apprezzato la buona qualità della merce e della capacità di rendita. La cocaina “da cinquanta” la poteva “portare a sessantacinque”. Viene concordato lo “scambio”, ma per un mancato accordo nel prezzo il nipote insieme a un uomo in suo compagnia aggredisce lo zio. Del pestaggio è lo stesso Montagno Bozzone a informare la sorella: Galati avrebbe preteso 6000 euro in più. Per l’affronto subito era pronto a “uccidere il nipote”. Foraci e il nipote si sentono al telefono: il trafficante si lamenta del fatto che lo zio aveva voluto incontrarlo in un luogo altamente a rischio vicino alla caserma dei Carabinieri. Dopo quella telefonata i rapporti si sono interrotti bruscamente, anche perché pochi giorni dopo Montagno Bozzone finisce in manette per estorsione.

 


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