Centro d'accoglienza, nuove ombre | E la Prefettura apre altre strutture - Live Sicilia

Centro d’accoglienza, nuove ombre | E la Prefettura apre altre strutture

Il centro di Accoglienza Umberto I a Siracusa

La Prefettura parla di presunte irregolarità fiscali contestate alla Clean service, ente gestore.

SIRACUSA – A Siracusa il campanello d’allarme era già suonato poco meno di un mese fa: il centro di prima accoglienza per migranti più longevo e più capiente sul territorio, l’Umberto I, quello dell’Iniziale vanto democratico, col polibus di Emergency per il sostegno all’assistenza sanitaria all’ingresso e con il presidente della Camera Laura Boldrini ospite per la Giornata mondiale del rifugiato nel 2014, chiuso “per gravi irregolarità” dalla Prefettura. Provvedimento in vigore dal 15 maggio, già il 13 il centro si presentava svuotato, gli ospiti trasferiti nottetempo nei SEI centri d’accoglienza più piccoli rimasti in provincia.

Due giorni dopo, uno scarno comunicato della Prefettura confermava ciò che era già trapelato: presunte irregolarità fiscali contestate alla Clean service, l’ente gestore del centro, che sarebbero emerse nell’ambito dell’attività di verifica fiscale della Guardia di Finanza nei confronti di tutti i Centri di accoglienza della provincia. Attività che, adesso, ha portato ai primi risultati che stanno scuotendo un settore cresciuto, forse disordinatamente, insieme con il fenomeno sbarchi che dall’estate 2013 si è spostato nella Sicilia Sudorientale.

La Finanza avrebbe scoperto un fenomeno evasivo per 4, 2 milioni di euro e un giro di emissioni di fatture per operazioni inesistenti per 1,3 milioni di euro: per questo ha messo sotto indagine 19 persone per reati tributari. L’elemento caratterizzante dell’inchiesta è il disconoscimento, da parte della Guardia di finanza, del carattere no-profit di cinque onlus. Questo farebbe emergere una corposa evasione fiscale e avrebbe portato all’individuazione di due evasori totali e uno paratotale, con la richiesta, infine, di sequestro di 920mila euro. Tutto questo, venuto fuori nel giro di un mese, sta puntando i riflettori sulle storture di un settore che in provincia di Siracusa è esploso, con tutte le sue contraddizioni, a fronte di una improvvisa emergenza che dall’estate 2013 s’è spostata su queste coste: dapprima – come aveva subito intuito la Procura di Siracusa – perché ai trafficanti internazionali consentiva un approdo con i collegamenti – stradali e ferroviari – verso Nord, piuttosto che l’isola di Lampedusa.

Solo nell’estate del 2013 in provincia di Siracusa arrivarono 13mila 300 migranti, con sbarchi quotidiani in tutta la costa, da Portopalo di Capo Passero a Capo Murro di Porco. Il flusso è aumentato benché regolamentato dall’operazione Mare nostrum, nel 2014, e successivamente Triton e Triton 2015: in totale dal 2013 a Siracusa son arrivati 90mila migranti, di cui 8mila minori. Questo ha indirizzato un considerevole flusso di denaro pubblico verso il sistema d’accoglienza: 14milioni di euro per i centri di prima accoglienza, 11 milioni per gli Sprar. Il rumore dell’inchiesta, però, sta gettando nello sconforto chi ritiene di essere la parte pulita del settore, che infatti chiede chiarezza e concretezza alle indagini della Finanza coordinate dalla Procura.

Non è ancora chiaro, infatti, quali siano gli enti oggetto di indagine. Di sicuro tra gli enti coinvolti c’è la società cooperativa Clean service, ente gestore dell’Umberto I, che è stata anche estromessa dalla gara in corso per nuovi centri d’accoglienza. Gara cui adesso tocca il compito di rimpinguare un sistema di accoglienza impoverito dalla chiusura dell’Umberto I: dovrà consentire l’ospitalità a un numero di 563 richiedenti.

La graduatoria provvisoria c’è già, tra qualche giorno verrà pubblicata sul sito della Prefettura di Siracusa. I centri di prima accoglienza attivi in questo momento nel territorio sono: il Cas di Rosolini, capienza 90+2 persone; Le Zagare di Melilli, 23 nuclei familiari, donne sole e 110 minori; Il Carrubbo di Noto, 30 posti; Mondo nuovo, di Noto, 25 posti; Oasi don Bosco Noto, di capienza anch’esso limitata e il Cenacolo domenicano Solarino 51 posti.

L’indagine siracusana, che prosegue, ha sfiorato, già nel 2014, il giro di “Mafia Capitale”: come osserva la stessa informativa della Guardia di finanza “il Procuratore della Repubblica, Francesco Paolo Giordano, già nel 2014, ha delegato la Guardia di Finanza di Siracusa per l’esecuzione di specifica attività nei confronti di alcuni soggetti riconducibili a Buzzi e Carminati, indagati nell’ambito dell’operazione Mafia Capitale”. Dalle attività investigative eseguite sarebbe emerso un collegamento tra i personaggi dell’indagine romana con un centro di accoglienza gestito in consorzio con una società siracusana: partecipanti del consorzio sarebbero risultate le cooperative sociali romane Eriches29 ed Abc. Il centro però è in funzione.

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