Il tesoro dei boss di Pagliarelli |Nicchi e i 'prestanome' a giudizio - Live Sicilia

Il tesoro dei boss di Pagliarelli |Nicchi e i ‘prestanome’ a giudizio

Gianni Nicchi

Tra i beni ci sono pub, centri scommesse e imprese. Intestazione fittizia per evitare i sequestri.

PALERMO – Ci sono due pub, un’agenzia di scommesse, un’impresa edile e alcuni conti correnti. Farebbero parte del tesoretto che i boss di Pagliarelli avrebbe affidato ad alcuni prestanome affinché non venisse sequestrato. Sono finiti tutti assieme sotto processo, rinviati a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare Lorenzo Matassa. Prima udienza il 21 settembre. L’accusa è intestazione fittizia di beni aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra.

Tra gli imputati, Gianni Nicchi e Michele Armanno. Enfant prodige il primo, anziano capomafia il secondo, si sarebbero passati lo scettro del comando a Pagliarelli prima di finire entrambi in cella. Nicchi è stato arrestato dopo una breve latitanza, Armanno in carcere c’è ritornato dopo avere finito di scontare una lunga condanna.

L’elenco si completa con Rita Criscione, Antonino Radicelli, Alessandro Costa, Luigi Guardina (cognato di Nicchi, ndr), Davide Campione, Giovanni Catalano, Carmelo Giardina, Alessandra Giardina, Salvatore Sansone, Giovanni Costa, Gaetano Fiorella, Chiara Portaro.

Tra i beni finiti nel giro delle presunte intestazioni fittizie, avvenute fra il 2010 e il 2011, c’è il pub “Cu mancia fa muddichi” la cui titolarità, secondo l’accusa, sarebbe stata assegnata da Nicchi e dal cognato Giardina a Campione, Catalano e ad Alessandra Giardina. Si tratta del locale di via Nunzio Nasi, a Ballarò, che il Tribunale aveva affidato alla coop “Insieme si può”, costituita da sette imprenditori antiracket. Riaperto dopo un incendio doloso, il pub fu costretto ad abbassare la saracinesca per la mancanza del certificato di agibilità.

Un’altra intestazione fittizia riguarderebbe il pub La Movida di via dei Candelai che Luigi Giardina avrebbe attribuito a Carmelo Giardina. Si prosegue con un’agenzia di scommesse nella zona di via Empedocle Restivo (Costa e Perna l’avrebbero affidata a Criscione),  e con l’impresa edile di Criscione Rita: Alessandro Costa mente era detenuto (sarebbe stato poi assolto in tutti i gradi di giudizio) avrebbe dato le direttive al fratello Giovanni e a Salvatore Sansone affinché, con la collaborazione di Radicelli, schermasse l’impresa dagli accertamenti degli investigatori. Ed ancora: lo stesso Costa avrebbe ceduto la titolarità di un contro corrente alla moglie Chiara Portaro. Armanno, infine, viene considerato il dominus di una ditta di impiantistica idraulica con sede in corso Calatafimi e intestata a Gaetano Fiorella.

 


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