La roulette russa delle Parti civili| Tra antimafiosi e politici distratti - Live Sicilia

La roulette russa delle Parti civili| Tra antimafiosi e politici distratti

La Regione Siciliana assente in alcuni processi. Quando c'è di mezzo Cosa nostra c'è chi scalpita.

PALERMO – Ci sono processi dove le parti civili si catapultano. Diventano tutti antimafiosi quando c’è da partecipare alla spartizione della torta dei risarcimenti danni. E le organizzazioni sono proliferate come la gramigna. Ci sono processi, invece, dove la costituzione di parte civile è una roulette russa. Un micidiale gioco d’azzardo, dove è la credibilità delle istituzioni che corre il rischio di rimanerci stecchita.

L’ultimo caso raccontato da Livesicilia è l’assenza della Regione Siciliana nel processo a carico dell’ex commissario dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, Giacomo Sampieri (è l’assessore regionale alla Sanità che lo nomina), dell’ex primario di Chirurgia plastica, Matteo Tutino, e di altri sei imputati.

L’amministrazione regionale – sia l’assessorato regionale alla Salute che la Presidenza della Regione (il governatore Rosario Crocetta è stato paziente di Tutino) al momento ha deciso di disertare il processo. Hanno saltato la finestra dell’udienza preliminare. Resta aperta, qualora gli imputati saranno rinviati a giudizio, quella della prima udienza in Tribunale. Chissà cosa decideranno.

Di certo c’è che l’assessore alla Salute, Baldo Gucciardi, aveva proposto alla giunta di governo, presieduta da Crocetta, di costituirsi subito parte civile. Il 10 maggio scorso Gucciardi, raccolto il parere favorevole dell’Avvocatura dello Stato e del dirigente generale Gaetano Chiaro, ha inoltrato la proposta di costituzione già nella fase preliminare alla segretaria di giunta. Il giorno dopo la giunta, quella presieduta da Crocetta, si è riunita e ha deciso, in linea generale e senza riferimento specifico al caso Tutino, di aspettare l’eventuale rinvio a giudizio per costituirsi in dibattimento.

Chi vivrà vedrà. Speriamo non si verifichino distrazioni come accaduto nel recente passato. La Regione, infatti, è rimasta fuori dal processo Cannova. Definitivamente tagliata fuori dalla possibilità di ottenere un risarcimento danni, almeno in sede penale, da un suo presunto dipendente infedele che avrebbe intascato mazzette in cambio di agevolazioni nel rilascio di autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti. Il Tribunale aveva respinto la costituzione di parte civile della Presidenza della Regione nonostante il tentativo del governatore Crocetta di correre ai ripari per mettere una pezza alla distrazione: nessuno si era accorto della citazione come parte offesa nel processo.

Allora si disse che non avevano ricevuto la notifica degli atti. Peccato, però, che gli avvocati di Cannova, Massimo Motisi e Lorenzo Bonaventura, sventolarono sotto il naso del governatore la notifica dell’ufficiale giudiziario che aveva bussato alla porta di Palazzo d’Orleans. E siamo alla roulette russa di cui sopra, al gioco d’azzardo. Ben lontani dalla gomitate che servono per farsi largo in mezzo alla folla delle parti civili nei processi di mafia. Lì sì che si assiste ad un lavoro metodico. Altro che distrazioni.

“Signor giudice, non ci resta che aspettare la costituzione dei boy scout”, disse un altro avvocato palermitano, Giuseppe La Barbera, in un’affollatissima aula, centrandro il cuore della questione. E cioè il proliferare delle partici civili. Tutti si sentono danneggiati, persino quelli che la mafia l’hanno vista solo nelle fiction televisive. Fu l’associazione Addiopizzo, presenza costante nei Tribunali, ad accendere le polveri. A scagliarsi contro il proliferare “di carovane di associazioni e organizzazioni che sgomitano”.

Basta aggiungere la parolina magica – legalità- per accreditarsi. Figuriamoci il cognome di una vittima della mafia, una di quelle “vere”. Dove la verità nasce dalla morte e dal dolore. Negli ultimi tempi i giudici hanno scelto la strada della scure. Molti rimangono fuori dai processi. Perché la parte civile ha un ruolo importante. Si diventa attori del processo. Significa entrare in contraddittorio con il giudice, il pubblico ministero e il difensore dell’imputato, significa portare prove e citare testimoni, nominare consulenti tecnici, chiedere il sequestro conservativo dei beni e, in ultima istanza, impugnare le sentenze. Insomma, non basta alzare la mano per dire “presente” all’udienza e poi nascondersi dietro un paravento chiamato legalità.


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