"Questo giudicino Borsellino..." | I lidi e le trame oscure del dirigente - Live Sicilia

“Questo giudicino Borsellino…” | I lidi e le trame oscure del dirigente

Il lido Poseidon

L'inchiesta sul Demanio marittimo svela una rete di collusioni. S racconta i retroscena VIDEO

Palermo - L'inchiesta
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2 min di lettura

PALERMO – “Questo giudicino Borsellino… ”, diceva Antonino Di Franco. Prima che lo scandalo giudiziario lo travolgesse si diceva certo di potere dimostrare che Manfredi Borsellino, commissario di Cefalù, da lui appellato il giudicino per il fatto di essere figlio del magistrato Paolo, avesse preso una cantonata con le indagini sulle mazzette per il rilascio delle autorizzazioni ai lidi della famosa località balneare. Era sicuro di potere smontare le accuse che gli venivano mosse assieme all’imprenditore che avrebbe favorito. Ed invece il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Termini Imerese prima e il Tribunale del Riesame poi hanno accolto e confermato la ricostruzione del dirigente della polizia, del capo della Procura Alfredo Morvillo e del sostituto Giacomo Brandani.

Il numero del mensile S in edicola ripercorre le fasi cruciali dell’inchiesta. Livesicilia vi fa ascoltare, per la prima volta, i dialoghi intercettati. Dialoghi da cui emergerebbe il ruolo Di Franco, ex dirigente dell’assessorato regionale al Territorio, che si sentiva il rais del Demanio marittimo.

Di Franco avrebbe stretto un accordo corruttivo con Giovanni Cimino, pure lui sotto inchiesta, a capo di una holding di imprese del settore turistico alberghiero che ha fatto affari a Cefalù. Posti di lavoro per i parenti in cambio di una corsia preferenziale nelle concessioni per aprire i lidi: questo sarebbe stato il prezzo della corruzione. E poi c’erano i trattamenti da vip. A cominciare dai lettini in riva al mare per finire ai soggiorni nei villaggi vacanze in altre strutture non di proprietà di Cimino, ma di altri imprenditori.

S ripercorre la trama degli affari che hanno consentito a Cimino di diventare leader nel settore. Ricostruisce i pedinamenti eseguiti dai poliziotti fin dentro un noto albergo, e svela che probabilmente Di Franco avrebbe goduto di una certa protezione all’interno dell’assessorato regionale al Territorio. Qualcuno avrebbe notato strani movimenti o addirittura ne era a conoscenza, ma avrebbe preferito tacere.

 


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