Biancavilla e Fiumefreddo | La Cgil lancia la vertenza amianto - Live Sicilia

Biancavilla e Fiumefreddo | La Cgil lancia la vertenza amianto

Preoccupano non poco i dati registrati negli ultimi vent’anni nel territorio di Biancavilla: quaranta casi di tumore maligno pleurico.

LA DENUNCIA
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CATANIA – Allarme amianto: la Cgil lancia una vertenza nazionale. Sotto la lente di ingrandimento del sindacato finiscono i casi di Biancavilla e Fiumefreddo. Preoccupano non poco i dati registrati negli ultimi vent’anni nel territorio di Biancavilla: quaranta casi di tumore maligno pleurico. Una cifra di cinque volte superiore alla media nazionale. Le fibre di fluoroedenite sono state riconosciute come cancerogene dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), che le inserisce nel “gruppo 1” quello “dei cancerogeni umani certi”. Tutto ciò in un territorio che ha ricevuto fondi pubblici per una bonifica avvenuta parzialmente. Una misura insufficiente. Altrettanto grave la situazione di Fiumefreddo di Sicilia dove l’amianto è arrivato per mano dell’uomo. “Ci troviamo di fronte a due casi emblematici”, ha spiegato il sindacalista Cgil Claudio Longo. “Quello di Biancavilla è legato alla presenza di fluoroedenite; circa un centinaio di lavoratori che per vent’anni hanno lavorato in una galleria Fce.  Ma il minerale è stato scoperto nel 1997, e solo da allora i lavoratori vennero informati e aggiornati su quel pericolo, cioè solo dopo cinque anni di esposizione alla sostanza, senza alcuna protezione. La conseguenza più evidente è stata il tumore alla pleura, che può rivelarsi anche dopo quaranta anni di esposizione alla sostanza, così come all’amianto, che ha effetti simili”, argomenta. “Si parla invece sempre meno di Fiumefreddo e dell’amianto, che per quanto ci riguarda è una vera e propria bomba ecologica: in quel sottosuolo sono state seppellite 2000 tonnellate di amianto”. Il riferimento è alle ex cartiere. “Sino alla fine degli anni 80 la Siace e sino al 2002 la Keyes, rappresentavano con il loro indotto la più grande risorsa economica del territorio, occupando insieme più 1500 dipendenti, una vera propria eldorado dell’occupazione come fu definita da qualcuno. Fiumefreddo in quegli anni assicurò il lavoro anche a centinaia di lavoratori provenienti da altri comuni”. Oggi purtroppo, per il modo in cui si è arrivati all’epilogo di quell’era industriale, le due cartiere  sono considerate,  dalla stessa popolazione e in particolare dagli ex lavoratori, come un pericolo che minaccia  la salute di tutti i residenti”, sottolinea Longo.
In assenza di dati ufficiali l’unica carta da giocare è quella del monitoraggio. “Ad oggi non sono disponibili dati ufficiali  a sostegno della relazione tra i casi tumorali e la presenza di amianto; ma è ormai certo che in Italia il numero di decessi per malattie professionali è pari agli infortuni sul lavoro, e che in questi anni dovrebbe raggiungere il culmine della curva secondo i ricercatori del Registro Nazionale Mesoteliomi, Inail-Regioni. A questo punto la Cgil di Catania chiede che si lavori “per avere un dato certo anche per i nostri territori”, aggiunge il sindacalista.
Fatto sta che la Cgil ha deciso di sposare la lotta senza quartiere all’amianto come dimostra la presenza di due sindacalisti nazionali a Catania (Silvana Cappuccio e Claudio Iannilli) e come conferma il segretario provinciale Giacomo Rota: “Oggi rilanciamo la vertenza amianto perché non si può tacere su ex siti che sono ancora delle bombe ecologiche”). Tra le azioni da mettere in atto ci sono un riconoscimento contributivo e previdenziale ai lavoratori vittime di amianto e fluoroedenite, una bonifica delle zone a rischio e la messa a punto di un protocollo con l’Inail e di un registro dei tumori integrato in grado di garantire un monitoraggio del territorio siciliano.

 

 


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