Protestò per un titolo "anti-Islam" | Adele uccisa alla vigilia del ritorno - Live Sicilia

Protestò per un titolo “anti-Islam” | Adele uccisa alla vigilia del ritorno

La catanese vittima dell'agguato firmò una petizione contro Libero, dopo gli attentati in Francia.

L'imprenditrice assassinata
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PALERMO – C’è il retrogusto della beffa, nella tragedia di Adele Puglisi. La presenza ironica del caso, a segnarne la fine. Aveva firmato una petizione online, poco tempo fa, l’italiana uccisa a Dacca da terroristi islamici. Una raccolta di firme virtuali, per chiedere la radiazione dall’ordine dei giornalisti di Maurizio Belpietro che avevo deciso di aprire “Libero” col titolo “Bastardi Islamici” nel day after degli attentati francesi culminati nella strage del Bataclan. “E’ vergognoso”, commenta su Facebook il 16 novembre scorso.

E se dai uno sguardo tra gli spazi – pochi – concessi dal social network, scopri amici dai cognomi variopinti. Qualcuno fa anche “Islam”, di cognome, e lancia messaggi d’affetto in calce a fotografie che riprendono il mare e qualche “vezzo”: un fiore tra i capelli, uno sguardo celato dagli occhiali scuri.

Era a Dacca da tanti anni, Adele Puglisi, che di anni ne aveva ancora 54, quando il commando è entrato nel ristorante “Holey Artisan Bakery” dove si era recata, pare, per salutare qualche amico. Sì, perché la beffa nella beffa sta anche lì: Adele oggi sarebbe tornata in Italia. Manager della società Artsana (quella, per intenderci, da cui escono fuori i prodotti “Chicco”) dal 2014 Adele viaggiava, per lavoro. Era stata anche in Sri Lanka, dal 2010 per lavorare nella ditta di prodotti tessili “Studiotex”. Ma si concedeva di tanto in tanto una breve pausa, tra le strade della sua Sicilia. “La vedevamo 20 giorni l’anno, era sempre in giro per il mondo per il suo lavoro”. Così un vicino di casa parla di lei. Adele non era sposata e non aveva figli. Abitava in un antico palazzo di una stretta via nello storico rione del Fortino a Catania.

Accanto alla sua c’è la casa di suo fratello, che vive però a Punta Secca, la frazione di Santa Croce di Camerina, nel Ragusano, diventata famosa perché tra le location del ‘Commissario Montalbano’. Nel Palazzo non c’è un citofono e i cognomi quasi illeggibili sono scritti su una tavoletta di legno. “Era una donna riservata e cortese – afferma affacciato da un balcone un dirimpettaio – la conoscevo da anni, ma qui c’era sempre poco: stava alcuni giorni e poi ripartiva, era sempre impegnata all’estero per lavoro”.

E sarebbe rientrata anche stavolta, se non si fosse messo in mezzo il caso beffardo e soprattutto la follia dei terroristi. Probabilmente la cena a cui ha partecipato era per salutare una sua amica, Nadia Benedetti, anche lei uccisa nell’attacco di ieri, prima di partire dal Bangladesh per la Sicilia.

Era attesa stasera proprio a Punta Secca, Adele. Ad aspettarla i fratelli Costantino e Matteo nella casa di villeggiatura che la famiglia possiede da tempo nel borgo marinaro dove a lungo ha vissuto il padre, un colonnello dell’esercito, e dove si recava di frequente durante i suoi rari viaggi in Italia di rientro dall’estero. I fratelli l’aspettavano alle 20 perché il suo rientro era previsto da Dacca a Catania per stamani. Sono stati i carabinieri di Santa Croce Camerina e i vigili urbani del comune ibleo a dare la notizia al fratello Matteo.

L’uomo, subito dopo, è stato colto da malore. Adele insieme ai fratelli trascorreva ogni anno le vacanze. Lì puntualmente ritornava quando rientrava in Italia. L’ultima volta era tornata per le festività di Pasqua, a fine marzo, e aveva incontrato parenti e amici nella borgata. Adele era entusiasta del suo lavoro, si occupava del controllo qualità della ditta tessile catanese Artsana, ma dopo tanti anni, voleva tornare in Italia e aveva pianificato di stabilirsi proprio a Punta Secca. Così raccontano i suoi amici più fidati, sconvolti dalla terribile notizia.

La notizia del folle attentato che non ha risparmiato nemmeno lei. L’imprenditrice che amava i viaggi e il mondo. E che non sopportò quel titolo di giornale: quello in cui qualcuno parlò di “bastardi islamici” per raccontare un agguato tremendo che avrebbe solo preannunciato quello del quale una delle vittime sarebbe stata proprio lei.


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