Il trono di re Alfano vacilla | In Sicilia Ncd non sa che fare - Live Sicilia

Il trono di re Alfano vacilla | In Sicilia Ncd non sa che fare

Angelino travolto dalle polemiche, un pezzo di partito guarda al centrodestra. Tutti d'accordo su Crocetta: "Un errore entrare in giunta".

Un partito nel caos
di
4 min di lettura

PALERMO – Da un lato le polemiche sulla famiglia. Dall’altro le turbolenze dei suoi senatori. Angelino Alfano è un leader dimezzato. Come il suo partito, ormai. Che a Roma come in Sicilia ormai si interroga: quale strada seguire per “salvarsi”? Per continuare, in un modo o nell’altro a esistere?

Due giorni fa i deputati di Sala d’Ercole si sono guardati in faccia. Dalla riunione nessuna scelta definitiva. Ma una considerazione che, pare, è condivisa da tutti: la breve esperienza al fianco di Rosario Crocetta è stata un fallimento. O certamente non ha portato ciò che gli alfaniani speravano. Pietro Alongi, ad esempio, nel partito rappresenta l’ala di Renato Schifani, l’ex presidente del Senato che ha già apertamente chiesto l’abbandono del governo Crocetta dove Ncd ha piazzato il “tecnico” Carlo Vermiglio: “Certamente – dice Alongi – questa parentesi non può definirsi entusiasmante. Presto saremo chiamati a scelte importanti. E dovremo essere maturi e lungimiranti. Il centrodestra? Pronti a discutere. Ma se da Forza Italia arrivasse qualche frecciata in meno forse sarebbe tutto più facile”. Alongi fa riferimento a una forte polemica innescata dal deputato azzurro Giuseppe Milazzo che ha contestato la scelta di Ncd di approvare l’accordo di Crocetta sui 500 milioni. Stessa difficoltà è espressa dal presidente della commissione bilancio Vincenzo Vinciullo: “Da settimane subiamo attacchi da esponenti di Forza Italia. Se il centrodestra vuole, come sembra, instaurare un dialogo con noi non può attaccarci ogni mezz’ora”.

Insomma, almeno una parte di Ncd sarebbe pure pronta: abbandonare Crocetta e pensare al futuro. “Inutile girarci attorno – ammette il sottosegretario Castiglione – gli obiettivi per i quali siamo entrati in giunta non sono stati centrati. Non abbiamo risolto nessuna questione, dalle Province alla programmazione europea. Ho molte perplessità sulla necessità di continuare questa esperienza”. Un’idea, del resto, nutrita anche da chi, nel partito, rappresenta la fetta più vicina al leader Alfano, cioè Francesco Cascio: “Stiamo valutando al momento – ammette – i risultati ottenuti da quando siamo entrati con un tecnico nel governo Crocetta. E il bilancio è negativo. Eppure, in queste settimane – aggiunge – siamo stati quelli che hanno consentito l’approvazione di diverse norme, mettendo una pezza sulle divisioni e le lotte intestine del Partito democratico. Adesso bisogna capire che fare”.

E le scadenze si avvicinano. Se non ci saranno sorprese e accelerazioni, tra poco più di un anno sarà il turno delle elezioni regionali, cinque mesi dopo si potrebbe votare per le nazionali. E il nodo da sciogliere sarà proprio quello: è impensabile, infatti, che Ncd possa – a distanza così breve – presentarsi nell’Isola col centrodestra e nelle politiche con Renzi. E allora, che si fa? Il punto è proprio questo. Se da un lato l’ex presidente del Senato Schifani è già uscito allo scoperto, dichiarandosi pronto, anche in Sicilia, a lavorare alla ricostituzione del centrodestra, nel partitino degli alfaniani c’è chi la pensa in modo diametralmente opposto: “Pensare di replicare il modello Milano – spiega ad esempio Castiglione – è una follia. Non esiste. E non esiste la possibilità che torni un centrodestra così come lo abbiamo conosciuto. Noi abbiamo già un proficuo dialogo in corso col Pd e credo sia giusto continuare a lavorare in quella direzione. Certo, – precisa però – col referendum è come se si chiudesse un ciclo: abbiamo lavorato alle riforme e il nostro patto col Pd, di fatto, si esaurisce lì. A quel punto sarà necessario ragionare su un nuovo progetto insieme”. Progetto che dovrà passare, però, dalla modifica dell’Italicum che, così com’è, rischia di sminuzzare le già al momento minuscole percentuali dei centristi. Un fatto che si tradurrebbe in un calo vertiginoso di poltrone e rilevanza politica.

E così è partita la corsa verso la salvezza. Che è ormai prossima a un bivio. Consolidare l’alleanza con Renzi o lavorare a un nuovo centrodestra (stavolta davvero). “Bisogna iniziare a pensare – ammette Alongi – a progetti e alleanze. Non possiamo certo attendere gli ultimi due mesi. E bisogna anche ragionare su un possibile candidato presidente che possa allargare i confini di quello che una volta era il centrodestra”. E forse, i pensieri di Alongi vanno proprio a quello che qualcuno già “vede” come il possibile candidato a Palazzo d’Orleans di un centrodestra ricostruito: proprio Renato Schifani, che sarebbe pienamente in corsa con Stefania Prestigiacomo e Nello Musumeci. “Dobbiamo guardare oltre la siepe – ammette Alongi – e dobbiamo puntare a vincere. Apprezzo i tentativi e gli sforzi di Micciché. Ora serve qualcuno che funga da catalizzatore”. Una decisione che dovrebbe, però, essere il frutto delle decisioni del partito a Roma: lasciare o meno Matteo Renzi? “Ma non è così scontato – puntualizza Francesco Cascio – che qui in Sicilia non si possa già decidere ad esempio di abbandonare il governo Crocetta. La ricostituzione del centrodestra non è facile, ma nemmeno impossibile: servirà maturità e bisognerà superare vecchie ruggini, andare oltre il deterioramento di alcuni rapporti personali. Se Ncd deciderà di andare in questa direzione, l’abbandono della giunta di Crocetta potrebbe essere il primo passo”. E almeno sul fatto che la presenza di Ncd al governo sia stata un fallimento, gli alfaniani divisi all’ombra di un leader dimezzato, sono tutti d’accordo.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI