L'offesa, il pizzo e l'onore| Condannati marito, moglie e figlia - Live Sicilia

L’offesa, il pizzo e l’onore| Condannati marito, moglie e figlia

Da sinistra Pietro Liga, Rosa Costantino e Maria LIga

Un uomo d''onore si era offeso per le parole di un altro detenuto. Cade l'aggravante mafiosa.

PALERMO – Tentata estorsione, ma senza l’aggravante del metodo mafioso. Arrivano tre condanne per una storia singolare. Il giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello ha condannato Pietro Liga, originario di Bagheria, a quattro anni di carcere. Già colpevole di associazione mafiosa, secondo la Procura, Liga avrebbe preteso di lavare l’onta di un’offesa con i soldi.

Oltre a Liga, 49 anni, sotto processo c’erano la moglie Rosa Costantino, 52 anni, e la figlia Maria, di 25. Le due donne sono state condannate a un anno e dieci mesi ciascuno con il beneficio della sospensione della pena. Decisivo è stato il venire meno dell’aggravante di mafia, chiesto e ottenuto dagli avvocati Jimmy D’Azzò e Dario Gallo.

Tutto è avvenuto nel braccio “Libeccio” del carcere Pagliarelli di Palermo. Le richieste estorsive sarebbero andate avanti da agosto ad ottobre 2014 e cioè pochi mesi dopo che la vittima era stata arrestata nel blitz dei carabinieri denominato Reset del giugno 2014. Ed è proprio nelle carte dell’ordinanza che Liga, raggiunto dallo stesso provvedimento nel carcere dove era rinchiuso dal 2013, aveva letto le parole ritenute lesive della sua dignità.

E così, quando era ancora al Pagliarelli e prima di essere trasferito a Tolmezzo, Liga avrebbe avvicinato la vittima, appartenente alla famiglia Granà, nella cappella. Avrebbe preteso 20 mila euro. In caso di mancato pagamento sarebbero scattate le ritorsioni nei confronti dei familiari dell’imprenditore del settore di forniture edili, oltre che presunto mafioso. La cifra sarebbe scesa a 2 mila e 500 euro, che i parenti del detenuto avrebbero dovuto consegnare alla moglie e alla figlia di Liga, in base alle direttive ricevute durante i colloqui. Proprio i colloqui carcerari avrebbero rappresentato, più volte, l’occasione per avvicinare e fare pressioni sulla moglie del detenuto.

Le microspie, però, registrarono tutto e scattarono gli arresti chiesti dai pubblici ministeri Francesco Mazzocco e Caterina Malagoli ed eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale e della compagnia di Bagheria.

 

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI