Aziende del commercio ai raggi X | A Palermo segnali di ripresa - Live Sicilia

Aziende del commercio ai raggi X | A Palermo segnali di ripresa

Il report di Confesercenti Palermo sulle dinamiche e i risultati del sistema impresa del capoluogo

PALERMO – Uno spiraglio di luce, lontano, per l’economia dell’Isola e Palermo. Le aziende che nascono, almeno sulla carta, sono poco meno di quelle che chiudono i battenti. Quanto meno nell’ultimo anno (il 2015) preso in considerazione dal report elaborato da Confesercenti Palermo. Il 2015 è l’anno considerato post crisi economica – ammesso che la curva discendente degli indicatori economici abbia finito la sua picchiata -. Nel 2015, infatti, soltanto a Palermo sono state registrate 95.829 imprese. Molte in valore assoluto, sì. Ma ben meno rispetto al periodo antecedente alla crisi economica che, di fatto, ha segnato una perdita del 2 per cento solo per il capoluogo, che tradotto corrisponde a 4 mila attività cessate da 7 anni a questa parte. Le uniche province siciliane in controtendenza sono Siracusa e Ragusa, con un bilancio più che positivo, mentre Agrigento e Trapani guadagnano la maglia nera. Un bilancio, questo, che tutto sommato dà uno sbiadito equilibrio alla città Palermo.

Per il secondo anno consecutivo però il rapporto tra chiusure e aperture, tra mortalità e natalità delle imprese, a Palermo si attesta in positivo. È il capoluogo, infatti, a registrare la migliore performance sul tasso di sviluppo, mentre l’unica con un saldo negativo tra imprese iscritte e imprese cessate è Caltanissetta. I dati forniti da Confesercenti Palermo parlano di un tasso di crescita cittadino del 2 per cento, un valore addirittura superiore rispetto alla media italiana. Nonostante la tendenza, però, registri solo a Palermo una rotta prevalentemente verso il terziario. In diminuzione le aziende del settore agricolo, del comparto manifatturiero e delle costruzioni, con una perdita rispettivamente del 28, del 27 e del quasi 6 per cento.

Tra le note stonate l’unica positiva è rappresentata da commercio e turismo. A Palermo, nel 2015, le imprese registrate in questo settore sono state 38.037. Appena 225 in più rispetto al 2007. Una vittoria di Pirro, in effetti, che non permette all’Isola che gode di un patrimonio storico, artistico, culturale e naturalistico, di farne la chiave per il rilancio della sua economia. Così, alla negativa dinamica delle imprese, fa seguito anche una perdita di valore aggiunto che, nel caso del capoluogo, corrisponde al 4,5 per cento, segnando a soli 20,4 miliardi di euro complessivi la ricchezza prodotta. Le uniche in rotta positiva, anche stavolta, sono Siracusa e Ragusa, e un’inedita Messina.

Una delle svolte più significative della crisi economica però è stata la stretta creditizia. Molti gli istituti bancari che si sono irrigiditi nella concessione dei finanziamenti. E i dati rilevati da Banca d’Italia lo confermano. Nel 2015 il credito alle imprese di Palermo ammonta complessivamente a 5,8 miliardi di euro, l’1,3 per cento in meno rispetto all’anno precedente. E, in questo caso, la flessione del credito alle imprese si è tradotto in un aumento delle “sofferenze”, ovvero dei prestiti per cui gli istituti creditizi registrano ancora difficoltà di rientro. 1,5 miliardi di euro, peraltro, è il dato solo per Palermo. Così, l’impennata dei prestiti in sofferenza ha prodotto un forte aumento del tasso di insolvenza. Su tutta l’Isola, però, Palermo registra il valore più basso, con il 20,4 per cento, contro il 32 di Trapani o il 29 di Agrigento e Caltanissetta.

Il segreto della ripresa economica per imprese e famiglie starebbe tutto in un sistema fiscale equo e al tempo stesso sostenibile, secondo Mario Attinasi. “Si potrebbe puntare al settore del turismo come volano strategico dell’economia con un sistema di detassazione – precisa il presidente di Confesercenti Palermo -. Avviene già in altre isole europee, come Malta, Cipro o l’Irlanda. E poi non possiamo dimenticare le nostre punte di diamante, ovvero l’agricoltura e l’enogastronomia. Solo puntando sull’eccellenza e sulla qualità potremo far ripartire l’export, dando al tempo stesso un’opportunità di lavoro ai nostri giovani”.

Sicilia come terra di buon cibo, dunque. Ma non solo. Perché è il turismo a trecentosessanta gradi che può essere, in toto, un forte catalizzatore per la risalita economica. “A Palermo il numero delle imprese registrate cala progressivamente – conclude Attinasi -. Il dato del capoluogo è uno dei peggiori della regione. La pianificazione di un progetto di sviluppo economico basato sul settore del turismo a Palermo sarebbe la carta vincente. E dovrebbe prevedere, ad esempio, la riqualificazione della Costa Sud con la creazione di piccoli porti, spiagge, alberghi, ristoranti, discoteche. O la valorizzazione dei mercati storici, come Ballarò, o ancora dell’itinerario arabo normanno, forte ancora di più dopo il sigillo Unesco. Bisognerebbe intercettare fondi europei da una parte, realizzare partnership con privati dall’altra”.


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