Rifiuti, tra Faraone e Crocetta | gli insulti non bastano più - Live Sicilia

Rifiuti, tra Faraone e Crocetta | gli insulti non bastano più

Si sono scambiati parole durissime. Ma la vicenda del commissariamento dovrebbe spingere uno dei due alle dimissioni o al silenzio.

PALERMO – Hanno ricominciato. Ma ormai gli insulti non bastano più. Le frecciate, le provocazioni tra il presidente della Regione Crocetta e il sottosegretario Faraone ormai somigliano ai cumuli di immondizia sparsi lungo le strade di Sicilia. Insopportabili. E da eliminare, in un modo o nell’altro.

Faraone ha tuonato: “Ho chiesto a Renzi di inviare un commissario per i rifiuti. Sono stanco delle parole di Crocetta”. Il governatore ha replicato rabbioso: “Commissari la sua bocca, vada a studiare, è un baby yuppie”. E soprattutto, dato politico più interessante, ha ricordato che “io dialogo col Ministero dell’Ambiente che ha preso atto dei passi avanti compiuti. Non c’è bisogno di alcun commissario”.

Ma adesso, si è giunti al punto di non ritorno. Troppo in là per fare finta, domani, che non sia successo niente. Domani, quando arriverà un commissario o si chiarirà che del commissario non c’è bisogno, qualcuno dovrà (meglio dire, dovrebbe) trarre le conseguenze.

Faraone ha parlato stavolta fin troppo chiaro. Tralasciando però il fatto che il commissariamento certificherà anche il fallimento di un settore nel quale il Pd renziano ha piazzato una propria bandierina: l’assessore Vania Contrafatto. Se alle parole, alle frecciate, alle bordate da pre-campagna elettorale seguissero i fatti, già domani la Contrafatto dovrebbe essere invitata a uscire dalla giunta. O in second’ordine, scaricata (ma pubblicamente e non sussurrando in corridoio) dallo stesso Faraone che l’ha voluta e tenuta lì. Se invece il commissariamento non arriverà, non si potrà che registrare come la richiesta di un sottosegretario siciliano sulla gestione di un’emergenza siciliana sarà stata “snobbata” dal presidente del Consiglio. A quel punto, a Faraone non resterebbero che due strade: le sue dimissioni o la scelta di tacere, di qui alle prossime elezioni, sulle vicende siciliane.

Altro discorso, ovviamente, se alla fine invece il commissariamento arriverà. Anche in questo caso, le parole del governatore hanno spinto la faccendo in quei territori in cui le conseguenze non possono che essere definitive. “La Regione – ha detto Crocetta – di rifiuti parla con il ministero dell’Ambiente che nei giorni scorsi ha riconosciuto il lavoro svolto: la situazione è migliorata in Sicilia, i comuni hanno superato la crisi dei giorni scorsi. Il commissariamento, che avevo chiesto io, era necessario a marzo, non adesso che i problemi sono quasi risolti”. Ma se quel commissariamento arriverà, Crocetta ne uscirebbe come un governatore dimezzato, delegittimato, spogliato persino dei suoi poteri. A quel punto, se i fatti rispondessero alle parole, dovrebbe chiudere baracca, abbandonare Palazzo d’Orleans e lasciare ai cittadini il compito di scegliere il prossimo governo. Gli insulti e le polemiche sulle spalle dei siciliani, in una Sicilia che ormai puzza e brucia, crolla e trema, non bastano più.


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