"La guerra del grano" | Agricoltori in piazza a Palermo - Live Sicilia

“La guerra del grano” | Agricoltori in piazza a Palermo

La protesta davanti a Palazzo d'Orleans a Palermo (foto Davide Fazio)

Settecento milioni di euro le perdite del settore, secondo Coldiretti. LE FOTO

La protesta
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ROMA – Il grano italiano è stato colpito da una speculazione da 700 milioni di euro, a tanto ammontano infatti le perdite subite dagli agricoltori italiani per il crollo dei prezzi rispetto allo scorso anno. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti #laguerradelgrano diffusa in occasione della maximobilitazione organizzata in varie città d’Italia con migliaia di agricoltori e trattori al seguito. Anche in Sicilia i produttori di Coldiretti si sono organizzati: un corteo ha sfilato fra le vie del centro di Palermo proprio per denunciare “l’insostenibile situazione” che vivono gli agricoltori siciliani a causa del continuo ribasso del prezzo del grano, che è venduto anche al di sotto dei 17 centesimi per chilo.

“Chiediamo subito una legge sulla rintracciabilità e quindi sull’etichettatura dei prodotti – tuona il segretario regionale Coldiretti Sicilia Alessandro Chiarelli, dal palco allestito davanti la Presidenza della Regione Siciliana -. Non è possibile che vengano venduti prodotti di cui non sappia il luogo di provenienza”. E punta il dito contro Bruxelles, che “troppo spesso interviene tardi” in materia di controlli, come nel caso dei bovini affetti da “mucca pazza”. Ma Chiarelli non risparmia critiche agli “speculatori e produttori disonesti”, che “illudono i consumatori” utilizzando grano “importato da Ucraina, Grecia e Canada”.

“Il nostro grano di Sicilia è il migliore perché non contiene tossine e non ha muffe – continua Chiarelli -. Gli speculatori del settore che danneggiano l’economia, utilizzano grano importato dall’estero e aggiungono soltanto una minima parte del vero raccolto italiano. Proprio per questo – conclude il segretario regionale Coldiretti – chiediamo un controllo ad origine del prodotto, che sia capillare e puntuale, al punto che quando vengono accertate anomalie quel prodotto va bloccato immediatamente dal mercato”.

E se le “grandi compagnie” del settore continuano ad importare materie prime dall’estero, lamentano gli agricoltori in piazza, i produttori siciliani – anche under 30 – sono spesso costretti a “chiudere i cancelli”. “È impossibile che oggi qualcuno voglia pagare il sudore dei nostri sacrifici con 16 centesimi per ogni chilo di grano venduto – sostiene il delegato siciliano Coldiretti Giovani, Ignazio Gibiino -. Il costo della semina è in media di 60 centesimi, come è possibile rivenderlo a questi prezzi di mercato?”. E per molti produttori di settore non resta altro che “lasciare nei magazzini” oppure di non “raccogliere nemmeno” il grano dai campi. Per questo hanno deciso di “colorare di giallo le piazze”, perché il “giallo” è il colore-simbolo di Coldiretti ma anche delle vere “spighe di grano”.

Sulla stessa linea il pensiero del presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo: “Per restituire un futuro al grano italiano occorre l’indicazione in etichetta dell’origine del grano utilizzato nella pasta e nei derivati/trasformati – sottolinea – ma anche l’indicazione della data di raccolta (anno di produzione) del grano, assieme al divieto di utilizzare grano extra comunitario oltre i 18 mesi dalla data di raccolta”.


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