Lutto e sorrisi nella stanza di Luca | "Lei non sa che non c'è più" - Live Sicilia

Lutto e sorrisi nella stanza di Luca | “Lei non sa che non c’è più”

La stanza di Luca Sidoti

Luca aveva 18 anni e tutti i suoi sogni intatti. Questa è la storia di ciò che rimane di lui.

PALERMO – Il silenzio è interrotto solo dal mugolio di Aika, un cucciolo di pastore tedesco che da tre giorni non mangia. Percepisce qualcosa nell’aria, avverte la mancanza del suo padrone, Luca Sidoti, il ragazzo di appena 18 anni che nella notte tra sabato e domenica scorsi ha perso la vita in un incidente in Favorita. Aveva trascorso la serata a Mondello con la sua fidanzata, anche lei rimasta coinvolta nell’incidente ma per fortuna fuori pericolo, e i suoi amici di sempre. Gli stessi che, adesso, affollano l’appartamento al primo piano di una palazzina proprio alle spalle del castello della Zisa. È la mamma di Luca a volerli con sé. Passano le giornate insieme, stretti in un abbraccio che dà la forza per superare l’assenza.

Raccontano Luca e, per un attimo, il dolore per la prematura perdita di un figlio, di un nipote, di un fratello e di un amico, si trasforma in sorrisi. Sorrisi rapidi, in realtà, che celano tutta la vita di un ragazzo di 18 anni, con i suoi sogni. Era da poco diventato maggiorenne, anche se a scuola era rimasto indietro. “Era iscritto al Nautico, ma per amore di Maria aveva deciso di trasferirsi al Pio La Torre, dove anche lei era iscritta – abbiamo dato alla fidanzata di Luca Sidoti un nome di fantasia perché ancora minorenne – ”, racconta Vincenzo Tramuto, cugino della ragazza e amico di Luca. Maria è dunque la sua fidanzata, la ragazza con cui era a bordo dello scooter la notte dell’incidente. Adesso lei sta meglio, anche se chiede di continuo di Luca. Non sa ancora che non c’è più.

Si erano conosciuti da ragazzini Luca e Maria, ma la scintilla era scoccata solo qualche mese fa, lo scorso inverno. Inseparabili è vero, ma sempre in comitiva. Come quel sabato sera quando, come ogni fine settimana, avevano deciso di trascorrere del tempo insieme in spiaggia a Mondello. Una ventina di ragazzi che, dopo aver fatto il bagno in notturna, hanno passato la serata ballando e cantando. “Pensare a lui ci fa sentire la musica addosso – spiegano Gabriele Palazzotto e Antonio Bonura -. Era una passione troppo grande per lui. Si immedesimava nel personaggio, cantava di tutto. Ed era intonato. Cantava ovunque, in macchina, sotto la doccia, per sdrammatizzare un momento. Cantava sempre”.  

Non sanno descriverlo con una parola sola. Per alcuni estroverso, per altri simpatico, ma ciò che mette d’accordo tutti era il suo essere vanitoso. “Andava dal barbiere ogni sabato, era più lento di una ragazza – racconta Davide, il fratello maggiore -. Quando tutti erano pronti, all’appello mancava sempre lui”. Ed era interista, vero cruccio di papà Maurizio, a cui Luca somigliava molto. “Con mio padre e l’altro fratello, il più piccolo tra i tre, abbiamo sempre tifato per il Milan. Ad ogni derby litigavano e ci prendevamo in giro scherzosamente. E quando vincevano i nerazzurri la sua gioia era incontenibile”. Il suo idolo era Milito e per farlo felice, una volta, gli amici gli avevano regalato la sua maglia di cui andava molto fiero.

Un ragazzo generoso tanto che per un suo compleanno, da bambino, decise di fare lui il regalo ai suoi invitati. “Organizzò una partita di calcetto al campo del Papireto – ricorda mamma Angela -. Voleva fare divertire sempre gli altri. Vivace, il più vivace tra i miei tre figli, voleva essere lui il protagonista. Alle recite scolastiche gli davano sempre la parte principale. E da grande voleva andare a vivere a Londra, finire la scuola e trasferirsi là. Aveva tante idee, moltissime ambizioni, non studiava abbastanza eppure andava bene. A casa era disordinatissimo, ma gli piaceva vivere. Adesso ho bisogno di avere accanto i suoi amici che mi stanno dimostrando ancora di più quanto mio figlio fosse speciale”.

Non vuole che si pianga mamma Angela. E si raccomanda di questo, perché Luca va ricordato con un sorriso. “Loro sono lo specchio di Luca e, nonostante il dolore non smetterò mai di ringraziarli – spiega Patrizia, la zia paterna -. Ogni pezzo di vita che è andato perduto con la morte di Luca vivrà con loro. Così giovani sono messi alla prova con un destino troppo crudele e ci danno la prova che mio nipote è ancora qui con noi, nella stanza accanto. Tutti gli amici, poi, hanno deciso di scolpirsi sulla pelle un tatuaggio. Chi il nome per intero, chi un vezzeggiativo, chi l’iniziale e un cuore. Luca era il collante del loro gruppo, adesso loro sono la colla che ci terrà uniti a lui. Il dolore di questi ragazzi mi è entrato dentro e io ricorderò i loro occhi per sempre”.

Amava Maria, l’Inter e la musica, come testimonia l’ultimo video registrato dagli amici con uno smartphone. È immortalato mentre canta una canzone napoletana a piedi nudi sulla sabbia, proprio qualche ora prima della fine. “Si faceva amare da tutti e ci faceva sempre ridere – ricorda Paolo Lo Nigro  -. Ci sfotteva sempre, poi però non si tirava mai indietro nei momenti in cui c’era bisogno d’aiuto. Era sempre prudente, soprattutto quando era con lei, di cui si prendeva cura. Da quando non c’è più ho paura ad andare in moto, perché basta una fatalità e non ci sei più”. Era un ottimista Luca Sidoti, “era uno che superava sempre tutto con il sorriso sulle labbra”, ricorda ancora Giuseppe Patellaro, amico di Luca e cugino di Maria. Quella ragazza che gli donò un cuscino rosso a forma di cuore con scritto ‘ti amo’ e che dalla terapia intensiva di Villa Sofia chiede come stia il suo Luca.

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