I separati in casa dell'Udc |Rissa per gli ultimi voti centristi - Live Sicilia

I separati in casa dell’Udc |Rissa per gli ultimi voti centristi

Gli "ammutinati" siciliani contro Roma. In palio gli ultimi voti di un partito che oltre Stretto è già scomparso.

Lo scontro
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PALERMO – Ci volevano gli stracci volanti in casa Udc per ravvivare un po’ il fiacco clima agostano della politica siciliana. Lo scontro tra la segreteria nazionale guidata da Lorenzo Cesa e gli ammutinati siciliani schierati in blocco con Gianpiero D’Alia e quindi Pierferdinando Casini è ormai senza quartiere. Il partito siciliano si è riunito ieri in un congresso non riconosciuto da Roma confermando alla segreteria regionale il giovano Adriano Frinchi. La segreteria nazionale ha parlato di “farsa”, i siciliani si sono offesi annunciando ancora una volta azioni legali e in una domenica d’inizio agosto dominata dalle Olimpiadi i giornali hanno trovato qualcosa per le pagine politiche.

Certo, lo scontro all’ultimo sangue in un partito che a livello nazionale è accreditato di percentuali da prefisso telefonico (e neanche da prefisso del Sud Italia) difficilmente può appassionare i non addetti ai lavori, ma nella sua drammatica escalation rappresenta comunque uno scenario degno di essere raccontato. Già solo come metafora. I duellanti dell’Udc alla stregua di quei parenti che si accapigliano per i brandelli di un’eredità, contendendosi tra scartoffie e cavilli di azzeccagarbugli i malconci resti di un patrimonio che un tempo fu prospero e fiorente e che oggi è ridotto a ben poca cosa.

Sullo sfondo della tenzone c’è l’illusione di un centro che da tempo ha perso la sua centralità e che ha visto erodersi progressivamente la sua base elettorale fino ad ad avere ormai quasi più poltrone che elettori. È questo il destino che è toccato all’Udc, ormai quasi scomparsa a livello nazionale, ma ancora viva in Sicilia, dove i centristi stanno dall’inizio al governo con Rosario Crocetta, occupano poltrone strategiche come la presidenza dell’Ars, hanno ancora una presenza abbastanza diffusa su tutto il territorio regionale e alle ultime amministrative hanno dato prova di esistenza in vita ottenendo risultati dignitosi con le loro liste, quello che non è riuscito ai compagni di viaggio di Ncd.

La partita interna all’Udc punta al controllo di quest’ultimo rimasuglio di consenso rimasto al partito dello Scudo crociato. Il segretario nazionale Lorenzo Cesa vorrebbe traghettare quel che resta dell’Udc verso il centrodestra – senza aspettare, proprio come ha fatto Renato Schifani che ha mollato Ncd per tornare in Forza Italia – e ha commissariato il partito siciliano. Casini e D’Alia, e con loro i deputati dell’Ars, intendono invece restare alleati del Pd, a Roma come a Palermo, dando vita ad Alleanza popolare insieme agli altri centristi rimasti da quelle parti, impegnandosi per il Sì al referendum istituzionale e aspettando gli eventi, soprattutto la possibile riforma dell’Italicum che garantirebbe a una lista centrista la sopravvivenza. Se ciò non dovesse accadere, resta il piano di B di un riavvicinamento a Forza Italia, che l’alleato Angelino Alfano non ha escluso. In entrambi gli scenari, insomma, l’Udc sembra comunque destinata a confluire in qualcos’altro.

In questa guerriglia tra sopravvissuti, il ruolo politico del centro, in uno scenario politico ormai sconquassato dal consolidamento dei 5 Stelle e dal renzismo, resta un ricordo lontano. E l’epilogo per l’Udc appare segnato quale che sia l’esito della rissa.


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