Il rogo nella cartolibreria | "Ho cercato di salvare papà" - Live Sicilia

Il rogo nella cartolibreria | “Ho cercato di salvare papà”

La testimonianza del figlio: "Così mio padre è morto nell'incendio".

PALERMO – “Mio padre era un genitore premuroso e attento. Dopo una vita di lavoro e sacrifici come operaio ai cantieri navali di Palermo, già dal primo giorno di pensione, anziché riposare, veniva qui in negozio a darmi una mano. Ho tentato di salvarlo… Ho cercato con tutte le mie forze di liberarlo da quell’inferno di fiamme e fumo”. In evidente stato di shock, non smette di ripetere quelle parole Adriano, figlio di Michelangelo Abbate, 77 anni, titolare della cartolibreria e sanitaria del civico 632 di Corso dei Mille a Palermo, che domenica ha perso la vita nel tragico incendio divampato nel negozio. “Ho tentato di salvarlo con tutte le mie forze provando anche a domare l’incendio con un estintore, ma non ho potuto far nulla – ripete il figlio – le fiamme erano altissime e non si riusciva a respirare per il fumo, era impossibile entrare nella palazzina”.

Michelangelo Abbate era un “padre esemplare” ma anche un “punto di riferimento” per i residenti dello storico quartiere palermitano di “Settecannoli”, all’interno della seconda circoscrizione: “Mio fratello era conosciuto da tutti – racconta Salvatore Abbate – era una persona attiva e dinamica che amava parlare con la gente che lo veniva a trovare in negozio. Quella di domenica è una tragedia che colpisce e ferisce l’intero quartiere”. Infatti, da oltre sessant’anni la famiglia Abbate “vive e lavora” in Corso dei Mille, tra viale Amedeo D’Aosta e via Fondo Gargano: “Io e la mia famiglia siamo cresciuti qui – aggiunge commosso il fratello della vittima – la palazzina era di mio padre quando qui intorno era tutto un giardino di aranci e limoni. Soltanto vent’anni fa mio fratello ha aperto il negozio per il figlio”.

“Sempre con il sorriso” e “pronto a dare buoni consigli ai clienti”, come raccontano amici e residenti del quartiere, Michelangelo Abbate aiutava il primogenito Adriano nella “bottega di famiglia”, situata nello stabile dove, al secondo piano, risiedeva con la moglie Maria Concetta Spanò: “Un dolore che colpisce tutti – racconta un amico di famiglia – perché Michelangelo era una persona buona, gentile e disponibile: una persona d’oro”. “Era una persona cortese e gentile che amava parlare e sapeva ascoltare – aggiunge Veronica Chifari, studentessa universitaria che vive in zona – conosco il signor Michelangelo da quando sono nata e sapere che è andato via, e in questo modo, fa ancora più male”.

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