Crocetta rinuncia a tre contenziosi | La Consulta: ci fate perdere tempo - Live Sicilia

Crocetta rinuncia a tre contenziosi | La Consulta: ci fate perdere tempo

Il governatore ritira tre ricorsi contro lo Stato. Ma i giudici costituzionali lo bacchettano.

Il retroscena
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PALERMO – “Così ci fate solo perdere tempo”. L’ultima bacchettata è giunta addirittura dai giudici della Corte costituzionale. Che hanno rimproverato severamente Crocetta e il suo governo. Al punto da mettere in serio imbarazzo l’avvocato che difende la Regione nei ricorsi contro lo Stato. I ricorsi, per intenderci, che il governatore si è impegnato a “ritirare” con l’accordo firmato a Roma per la liberazione dei famosi 500 milioni.

Due udienze erano previste tra poche settimane: il 20 settembre, dinanzi alla Consulta si sarebbe dovuto discutere dei due ricorsi presentati dal governo regionale tra la fine del 2013 e il dicembre del 2015. Il primo riguarda il “riparto del contributo alla finanza pubblica tra le regioni a Statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano”, il secondo un tema molto simile, ovvero il “maggior gettito da riservare all’erario”.

A quelle udienze, la Regione non si presenterà. Ha rinunciato, ufficialmente, attraverso due delibere di giunta approvate a cavallo di Ferragosto. Una rinuncia che è già, in un certo senso, un passo avanti. Perché dalla relazione tecnica firmata dal dirigente generale dell’Ufficio legislativo e legale Romeo Palma emerge l’ultima storia di improvvisazione, di confusione e caos amministrativo dell’era Crocetta.

Fin dall’inizio della sua relazione, Palma sembra prendere le distanze dall’accordo, definito “un atto di natura politica” e che riguarda l’ufficio legale “esclusivamente ed unicamente per i profili procesuali”. Una precisazione assai curiosa, a dire il vero, visto che la differenza tra organo politico (il governo) e quello amministrativo (il dirigente in questo caso) è pacifica. Ma Palma anche in altri punti sottolinea la natura “politica” di quell’intesa. Un accordo, lo ricordiamo, che prevedeva, insieme a una serie di impegni di natura finanziaria (ossia nuovi tagli nei prossimi anni), la rinuncia da parte della Regione “ai vari contenziosi costituzionali promossi in data antecedente al 31 dicembre 2015”. “La riunzia – ribadisce Palma – è quindi anche essa espressione della scelta di natura politica sottoscritta dagli organi di governo e che questo Ufficio legislativo e legale recepisce per i profili conseguenziali di stretta competenza”.

Ma poche settimane fa, ecco il pasticcio. Il 5 luglio l’avvocato della Regione si presenta all’udienza fissata dalla Corte costituzionale per uno dei ricorsi. In quella sede, deposita il testo dell’intesa con lo Stato e l’atto di rinunzia, e chiede un rinvio per notificare il ritiro del ricorso anche all’Avvocatura dello Stato. Ma in quella sede, il legale della Regione è costretto anche a subire una “tirata d’orecchie” della Consulta, come racconta, affidandosi a eufemismi “burocratici”, lo stesso Palma. “Il signor presidente della Corte costituzionale e i giudici componenti il Collegio giudicante – scrive nella sua relazione – hanno stigmatizzato il difensore della Regione come tale richiesta di rinvio, se formalizzata tempestivamente, avrebbe evitato la trattazione del ricorso in pubblica udienza, e – in concreto – che il relatore e i componenti dil Collegio fossero non proficuamente impegnati nello studio dei temi in discussione”. Insomma, quella mancata notifica ha fatto perdere del tempo alla Consulta. La comunicazione, precisano i giudici della Corte costituzionale avrebbe consentito infatti “una evidente (e gradita) economia nella complessa azione di verifica degli interessi costituzionali coinvolti e per i quali si era giò decisa la rinunzia al contenzioso”. Insomma, non solo quell’intesa è un autogol della Sicilia, ma ha anche fatto irritare la Consulta: “Non fateci perdere tempo”, hanno in sostanza protestato i giudici contro Crocetta e il suo governo.


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