Pizzo sulle luminarie di Natale| Così i clan si divisero i soldi - Live Sicilia

Pizzo sulle luminarie di Natale| Così i clan si divisero i soldi

Una panoramica di via Libertà (Foto d'archivio)

La messa a posto pagata sugli addobbi di via Libertà, piazza Castelnuovo e nei mercati storici.

PALERMO – Via libertà addobbata a festa con le luminarie. Uno spettacolo per gli occhi dei palermitani. Un’occasione per i mafiosi che si fecero sotto con il pizzo.

Sono stati i carabinieri a scoprire come sarebbero andate le cose nel Natale del 2014. I mafiosi di Villabate e i palermitani di Porta Nuova si divisero due mila e 500 euro pagati da un imprenditore per la messa a posto. I primi perché l’azienda ha sede nel territorio di loro competenza; i secondi, perché la principale strada da addobbare – via Libertà – ricade sotto la loro egida. Il titolare ha collaborato con gli investigatori, anche se potrebbe avere omesso di raccontare alcune circostanze.

A chiedergli i soldi fu Salvatore Sollima, che oggi è un collaboratore di giustizia. Si sarebbe presentato in azienda per conto di Giampiero Pitarresi, presunto reggente del clan di Villabate, e del suo braccio destro Giuseppe Costa. Risposta negativa: l’imprenditore disse che aveva già preso accordi con un tale Abbate di Palermo. Per mettere a posto le cose furono convocate un paio di riunioni in un autolavaggio. Una parte de soldi dovevano essere versati a Paolo Calcagno, in quel momento uomo forte a Porta Nuova, a dispetto della una fedina penale immacolata.

Le luci illuminarono a festa i platani di via Libertà, ma pure le palme di piazza Castelnuovo, un tratto di corso Calatafimi, piazza Magione e i mercati storici Ballarò, Capo e Vucciria. Un lavoro da poco meno di cinquanta mila euro. L’imprenditore, convocato in caserma, ha confermato di avere ricevuto la visita di un uomo. Arrivò al volante di una Smart. Era “robusto e con la barbetta”. Scese dalla macchina e disse che “voleva un regalino”. I soldi erano per “gente di Villabate”. Soldi che, però, lui non avrebbe sborsato visto che non aveva neppure quelli che servivano per pagare gli operai.

Una versione che non convince del tutto gli investigatori. Ci sono, però, dei punti da chiarire. A cominciare dal coinvolgimento di un personaggio di corso dei Mille nella trattativa per il pagamento. L’imprenditore, come tanti altri, potrebbe essere presto convocato per capire se le sue siano state reticenze oppure vuoti di memoria in buona fede.


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