Dalla Trattativa a Crocetta-Tutino| Una lunga stagione di processi - Live Sicilia

Dalla Trattativa a Crocetta-Tutino| Una lunga stagione di processi

Si torna in aula dopo la pausa estiva. Ecco chi attende di conoscere il proprio destino giudiziario

PALERMO – Dal processo sulla trattativa Stato-mafia alle spese pazze dell’Ars, dalla fantomatica telefonata Crocetta-Tutino su Lucia Borsellino al mega peculato contestato a Monterosso e Corsello, fino ai processi ai clan mafiosi di Palermo e provincia. Dopo la pausa estiva riprende la stagione giudiziaria.

Oggi si torna in aula, davanti alla Corte d’assise, per il processo sulla trattativa. Sul banco dei testimoni saliranno i sottufficiali dei carabinieri Saverio Masi e Samuele Lecca, il capitano Antonello Angeli e il giornalista Saverio Lodato. Sono chiamati a ricostruire un episodio già affrontato nel processo che vedeva imputati il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, assolti in primo e secondo grado dall’accusa di avere bloccato l’arresto di Bernardo Provenzano. Due processi che in molti passaggi si sovrappongono. I testimoni dovranno riferire sulle presunte “anomalie” nella perquisizione effettuata nella casa di Massimo Ciancimino, all’Addaura, nel febbraio del 2005. Masi e Lecca – avrebbero saputo, direttamente o dalle confidenze di Angeli, che i carabinieri trovarono il papello con le richieste di Riina allo Stato in una cassaforte dell’abitazione, ma ricevettero l’ordine di non sequestrarlo dall’allora comandante Gianmarco Sottili. Una ricostruzione che non è stata ritenuta “attendibile” dal Tribunale che ha assolto in primo grado Mori e Obinu, mentre non si conoscono le motivazioni sul punto del giudizio d’appello. Tutti i testimoni sono già stati sentiti in quel processo. Il solo Angeli si avvalse della facoltà di non rispondere perché allora indagato in un’altra inchiesta nel frattempo archiviata. Lodato entra in ballo perché i carabinieri lo avrebbero informato della anomala perquisizione.

A metà settembre probabilmente si consocerà l’esito del braccio di ferro fra i difensori dei cronisti dell’Espresso, Piero Messina e Maurizio Zoppi, e i pm di Palermo. Gli avvocati Carlo Federico Grosso, Nino Caleca e Fabio Bognanni, che difendono Messina e Zoppi, accusati calunnia e pubblicazione di notizie false, hanno chiesto un nuovo incidente probatorio per ascoltare in aula tutte le intercettazioni fra il chirurgo plastico Matteo Tutino e il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Sarebbe stato il primo, medico personale del governatore, secondo quanto scritto sul Settimanale, a pronunciare la frase “Lucia (Lucia Borsellino, ndr) va fatta fuori come il padre”, davanti ad un silente governatore. In subordine, i legali hanno chiesto una nuova perizia sulle conversazioni. In precedenza, un altro giudice, Agostino Gristina, aveva disposto la perizia parziale sulle intercettazioni tra Tutino e il governatore siciliano, limitando il riascolto e la trascrizione ad una sola parte delle intercettazioni perché era ancora aperta l’indagine per truffa e peculato nei confronti di Tutino (altro processo che entrerà nel vivo in autunno). Ora quell’indagine è chiusa e, dicono i legali, è venuto meno il segreto istruttorio. Il giudice Giangaspare Camerini si è riservato sulla richiesta. L’udienza è stata rinviata al 20 settembre, giorno in cui si conoscerà anche il parere della Procura. Procura che ha sempre smentito l’esistenza della frase dello scandalo: non esiste in alcun fascicolo aperto dall’ufficio giudiziario.

Si dovranno attendere i primi giorni di novembre per sapere se finiranno sotto processo Patrizia Monterosso, segretario generale della Regione, e Anna Rosa Corsello, ex dirigente del dipartimento della Formazione. Le due indagate avrebbero commesso un peculato da 11 milioni di euro. L’indagine ruota attorno alle integrazioni dei fondi che la Regione per anni ha concesso agli enti di formazione. Integrazioni che la Corte dei Conti ha ritenuto illegittime condannando Monterosso a restituire soldi indebitamente assegnati, secondo i giudici contabili. In attesa della sentenza della Corte dei Conti, la Regione aveva avviato delle “compensazioni” per recuperare gli extrabudget assegnati e fare venire meno il danno erariale. Le compensazioni, che di fatto sottraevano nuovi fondi agli enti di formazione, sono state oggetto di denuncia da cui è nata l’inchiesta coordinata dall’aggiunto Dino Petralia e dal pm Luca Battinieri.

Sempre a novembre inizierà il processo per le cosiddette spese pazze dell’Ars. Dopo la condanna inflitta a Innocenzo Leontini in abbreviato, inizierà il dibattimento per Giulia Adamo (Pdl, gruppo Misto e Udc), Giambattista Bufardeci (Grande Sud), Nunzio Cappadona (Aps, Alleati per la Sicilia), Rudy Maira (Udc e Pid), Livio Marrocco (Pdl e Fli), Cataldo Fiorenza (Pd e gruppo Misto), Salvo Pogliese (Pdl).

Il 23 settembre dovrebbe essere pronunciata la sentenza nei confronti del senatore Antonio D’Alì. La Procura generale ha chiesto la condanna a 7 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa per l’ex senatore che in grado è stato stato assolto per i fatti successivi al 1994 mentre erano state prescritte le accuse per le contestazioni precedenti.

La nuova stagione giudiziaria avrà come “protagonista” anche Pino Maniaci, il giornalista di Telejato che, secondo l’accusa, avrebbe chiesto e ottenuto favori e soldi da alcuni amministratori in cambio di una linea morbida nei suoi servizi televisivi. Da qui l’ipotesi di estorsione. Siamo ancora nella fase delle indagini preliminari con Maniaci e i suoi legali, Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino, che annuncia battaglia su ogni punto. 

Corposo il capitolo processuale che riguarda cosa nostra: attendono di conoscere le loro sorti processuali centinaia di presunti boss e picciotti della nuova mafia. Un esercito di persone che avrebbero fatto parte dei clan di Palermo e provincia: da Porta Nuova a Santa Maria del Gesù, da Bagheria a Trabia, da San San Giuseppe Jato a Corleone, da San Mauro Castelverde a Villabate.


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