L'anello che strozza Palermo | Ecco le facce del caos - Live Sicilia

L’anello che strozza Palermo | Ecco le facce del caos

Da sinistra Leoluca Orlando, Emilio Arcuri e Giusto Catania

Ruoli e responsabilità di chi deve gestire la grande opera "targata" Rfi.

PALERMO – Il rientro dalle vacanze estive si è rivelato un vero incubo per gli automobilisti palermitani: i lavori in viale Regione Siciliana, le code in via Crispi per gli imbarchi al porto e l’allargamento dei cantieri dell’anello ferroviario hanno infatti “regalato” traffico in tilt e code a mai finire sia sul versante del mare che su quello più a monte.

Ma a preoccupare residenti e commercianti sono soprattutto i cantieri dell’anello ferroviario di via Crispi. Se gli imbarchi al porto subiranno una diminuzione del 50 per cento già da questa settimana e i lavori della Rap in circonvallazione si concluderanno (secondo le previsioni) il 18 settembre, i cantieri dell’anello ferroviario invece dureranno almeno fino a dicembre spostandosi poi più avanti nel 2017. Cantieri necessari a spostare un cavo elettrico della Terna che, per la complessità dell’operazione, si è rivolta a una ditta esterna, ma che sono arrivati nel momento meno fortunato, “sommandosi” a quelli per il disinquinamento della fascia costiera e ai nuovi controlli anti-terrorismo al porto.

L’opera che turba i sonni di amministratori e cittadini è un’idea del Comune datata 2003, come ricostruito nei giorni scorsi da Livesicilia (clicca qui per leggere il servizio), e che almeno fino a tutto il 2018 costringerà il capoluogo a soffrire in nome di una grande opera che promette una svolta nel modo di spostarsi in città. Rfi, Rete Ferroviaria Italiana, è la società che gestisce l’anello ferroviario (clicca qui per leggere il servizio di Livesicilia) e che per mezzo di Italferr ha bandito la gara affidata a Tecnis per la realizzazione della grande opera che nel corso degli anni ha subito una forte lievitazione di costi dovuta a sette varianti. Un aumento dei costi di 28 milioni di euro, pari al 36% dell’importo totale dell’opera, su cui ha puntato il dito l’Autorità nazionale anti-corruzione di Raffaele Cantone.

Il Comune, in questa vicenda, svolge un ruolo da spettatore: a Palazzo delle Aquile compete, in poche parole, dare le aree di cantiere. Finora il Comune ha proceduto col contagocce, contravvenendo a quanto previsto nel contratto, visto che chiudere in un sol colpo tutta via Amari, via Crispi, il Politeama e pezzi di viale Lazio, via Sicilia e via Campania avrebbe provocato una paralisi del capoluogo. Un rischio che il Comune si è assunto per placare le proteste dei commercianti e dei residenti, così come ha chiesto e ottenuto una variante al progetto della stazione sotto il Palchetto della Musica di piazza Castelnuovo (non ancora approvata) pur di salvare gli alberi che altrimenti sarebbero stati tagliati.

Un braccio di ferro, quello tra Tecnis e Comune, condotto in prima persona dal vicesindaco Emilio Arcuri e senza esclusione di colpi: basti pensare a quando l’amministrazione comunale revocò di punto in bianco la chiusura di via Amari, dal momento che l’azienda non aveva messo abbastanza operai al lavoro. Ed è stato sempre Arcuri ad aver chiesto (senza successo) la rescissione del contratto della Tecnis, sentendosi però rispondere picche da Rfi.

Già, perché poi alla fine sono le Ferrovie a gestire tutta l’opera. La direzione dei lavori è affidata a Italferr, la società del gruppo, anche se l’ultima parola spetta a Rfi: sono le due società che stanno affrontando l’arduo compito di gestire un cantiere così complesso e problematico strette da un lato da Tecnis, che ha avanzato riserve per oltre 40 milioni di euro, e dall’altro dal Comune e dai commercianti. Tocca a Rfi comminare eventuali sanzioni, approvare modifiche al progetto o bacchettare Tecnis, fino all’extrema ratio della rescissione. I rapporti tra Comune e Rfi formalmente sono sempre stati buoni, anche se non sono mancate le tensioni fino all’accordo raggiunto in Prefettura che ha sancito un nuovo crono programma e una sorta di tregua armata.

A tentare di dover mettere una pezza al caos provocato dai cantieri è invece Giusto Catania, l’assessore al Traffico, cui spetta garantire la circolazione nonostante le transenne. Un compito arduo, specie per le proteste di residenti e commercianti, e che deve fare i conti anche con fattori esterni come la querelle con l’Autorità portuale sugli incolonnamenti in via Crispi.

Infine c’è Leoluca Orlando, il sindaco, che da un lato deve provare in tutti i modi a non far fallire il sogno dell’anello ferroviario, per evitare che tanti sacrifici risultino vani, e dall’altro deve provare a frenare il malcontento dei palermitani a pochi mesi dalle elezioni. Perché al di là delle reali responsabilità sui cantieri, sui disagi o sulle code, è sempre al Comune che i cittadini guardano perché si adottino le migliori soluzioni. E dal momento che i cittadini non votano né i vertici dell’Autorità portuale, né quelli di Rfi ma solo quelli del Comune, è comprensibile il motivo per cui Palazzo delle Aquile abbia chiesto senza successo la rescissione del contratto con Tecnis e la riapertura di tutte le strade.

La mobilità resta infatti uno dei temi più sensibili per l’elettorato, su cui si possono vincere o perdere le elezioni: se le grandi opere fanno prevedere benefici futuri, il traffico provoca disagi immediati. Il sindaco Orlando ha puntato tutto sulla mobilità come dimostrano le pedonalizzazioni, le piste ciclabili, le navette gratuite, bike e car sharing, il tram. Ma la medaglia rischia di rivelare una doppia faccia pericolosa, a pochi mesi dall’appuntamento con le urne.


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