PALERMO – La ricostruzione della Procura supera il vaglio del giudice. Arrivano due condanne per la tentata estorsione subita dal titolare di una nota pizzeria palermitana nella zona di San Lorenzo. Sei anni sono stati inflitti a Sergio Macaluso. Cinque anni è quattro mesi ha avuto Domenico Mammì.
I due imputati avevano provato a sminuire il loro gesto. Sostenendo che non fosse stata una richiesta di pizzo, ma un maldestro tentativo di affrontare lo stato di indigenza, chiedendo aiuto ai titolari del locale. I pubblici ministeri Annamaria Picozzi e Siro De Flammineis hanno contestato ai due imputati l’aggravante dell’articolo 7, e cioè quella che scatta quando c’è di mezzo la mafia.
A coglierli sul fatto furono gli agenti del commissariato San Lorenzo. C’era un capannello di persone davanti al locale. I titolari, due amici e altrettanti clienti avevano accerchiato i due arrestati per impedire loro di andare via a bordo di una Smart dopo avere lanciato un chiaro avvertimento: “Cercati un amico e campi tranquillo”.
E dire che si erano presentati come due normali clienti per comprare una pizza da asporto. Non solo: i due sapevano che il titolare stava aprendo un nuovo locale. Il commerciante non ha ceduto alle pressioni e gli animi si erano surriscaldati. Nel frattempo, però, ha avuto la lucidità di comporre il 113 per avvertire la Squadra mobile.
Il giudice Wilma Mazzara ha riconosciuto il risarcimento dei danni alle parti civili – i titolari e le associazione Addiopizzo e Fai – assistite dagli avvocati Salvatore Caradonna, Valerio D’Antoni e Ugo Forello.
