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Vendita beni pubblici |Guerra Iannitti – Bianco

"Immobili in vendita, chiese e palazzi". L'ultimo scontro tra Iannitti e il sindaco di Catania.

 

politica e bilancio
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CATANIA- L’elenco della discordia è contenuto nel Piano di rientro che dovrebbe salvare il Comune dal dissesto CLICCA QUI. Ci sono palazzi e chiese contabilizzati con tanto di valore per ciascun bene che dovrebbe essere venduto.

“È prevista – attacca Matteo Iannitti – la svendita del patrimonio pubblico, ben 53 immobili, anche di notevole pregio e attualmente utilizzati per finalità pubbliche, e 145 botteghe. Sono previsti tagli nei contratti di servizio con le partecipate e un appesantimento del blocco del turn over nella pubblica amministrazione con enorme danno all’efficienza dell’ente già con organico sottodimensionato. È prevista la privatizzazione totale della rete del gas”.

“La Giunta comunale – continua Iannitti – sa bene che il debito del Comune è insopportabile e non più gestibile, che i tagli statali e regionali agli enti locali ( giudicati drammatici dallo stesso Sindaco) non permettono l’erogazione dei servizi essenziali alla cittadinanza, che serve un cambio di rotta radicale nei finanziamenti agli enti locali e negli assurdi vincoli finanziari ai quali sono assoggettati”.

Il Comune nega con una nota la svendita di palazzi e beni pubblici, rispondendo a Catania Bene Comune.

“Nell’elenco consegnato al Consiglio comunale – spiega il Comune attraverso l’ufficio stampa – sono inseriti tutti gli immobili, per un valore di 60 milioni, ma bisognerà sceglierne per 45 e, com’è ovvio, saranno esclusi i beni inalienabili. Alcune appassionate ma piuttosto approssimative interpretazioni sugli effetti del nuovo Piano di riequilibrio finanziario – si legge ancora – potrebbero indurre nei cittadini ingiustificati dubbi, per cui l’Amministrazione ha il dovere di precisare alcuni punti”.

L’amministrazione guidata da Enzo Bianco precisa che “per quanto riguarda poi la presunta “svendita” dei beni immobili comunali e l’invocato ricorso al dissesto finanziario, si ricorda che, proprio in caso di dissesto tutte le proprietà municipali sarebbero svendute. Il dissesto porterebbe inoltre all’azzeramento dei contratti di servizio con le partecipate e all’impoverimento complessivo della città e dei cittadini”.

E ancora, sempre il Comune: “Quanto al tipo di immobile da mettere in vendita, nel Piano di rientro è stato inserito, correttamente, un elenco con sostanzialmente tutti i beni comunali, compresi quelli inalienabili che, ovviamente, non possono essere venduti e che invece qualcuno si è divertito a indicare come pronti a essere messi sul mercato”.

“Nel Piano – concludono gli amministratori – si specifica con assoluta trasparenza che il valore complessivo di tutti gli immobili è di 60 milioni di euro mentre per il riequilibrio finanziario ne occorrono 45. Ciò consentirà al Consiglio comunale, di scegliere, tra gli immobili vendibili, quali conservare al pubblico patrimonio e quali mettere in vendita”.

Secca la controreplica di Catania bene comune: “Ci rendiamo tutti conto che la dichiarazione dell’Ufficio Stampa secondo il quale nell’elenco ufficiale dei beni ALIENABILI ci siano beni inalienabili non ha alcun senso, è priva di ogni fondamento, sarebbe un’assurdità, un controsenso. Tali affermazioni dimostrano unicamente che l’Ufficio Stampa non ha neanche letto il piano di Rientro e probabilmente non l’ha letto neanche qualche assessore o collaboratore del Sindaco. L’elenco votato dalla Giunta prima ad agosto e poi il 10 settembre infatti GIA’ ESCLUDE i beni considerati dall’amministrazione Bianco inalienabili. Se la Giunta ha cambiato idea sugli immobili da vendere è un fatto positivo per l’intera città ma si tratta di un cambiamento della proposta, non di un fraintendimento, e sarà da verificare carte alla mano”.


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