Sequestrato il ristorante Pitti |Legami con i prestanome di Vacante - Live Sicilia

Sequestrato il ristorante Pitti |Legami con i prestanome di Vacante

E' un proseguimento dell'inchiesta Bulldog che ha decapitato il potere economico della famiglia Santapaola. Stiamo contattando i legali per la replica.

 

Operazione della Squadra Mobile
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CATANIA – Altra batosta per il clan Santapaola e l’impero aziendale che sarebbe stato creato da Roberto Vacante, marito di Irene Santapaola e da mesi al 41 bis. La Squadra Mobile di Catania, su delega della Procura della Repubblica di Catania, ha eseguito un sequestro preventivo, emesso dal Gip di Catania, della società “San Giuliano srl” compresi tutti i beni aziendali mobili, immobili e mobili registrati, dalla stessa società posseduti, con particolare al rinomato “Pitti” di Catania di via Antonino di Sangiuliano.

Questa mattina gli investigatori della Mobile si sono presentati nella sede della società “San Giuliano srl” e hanno eseguito la misura cautelare reale. L’operazione di oggi segue la maxi inchiesta della Dda Bulldog che lo scorso febbraio ha portato all’arresto di Roberto Vacante e dei suoi picciotti e prestanome. Le accuse per gli arrestati – già davanti al Gup per decidere sul rinvio a giudizio – sono a vario titolo associazione mafiosa (clan Santapaola), infestazione fittizia di beni e furti, con l’aggravante del metodo mafioso (per avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art.416 bis codice penale ed al fine di agevolare l’attività dell’organizzazione mafiosa Santapaola).

Tra i personaggi di spicco dell’indagine Bulldog oltre al capomafia Vacante, 53enne, c’è Salvatore Caruso, 62 anni, uomo secondo gli investigatori molto vicino al marito di Irene Santapaola, nonchè inserito nella sua rete di prestanome. Sono gli approfondimenti economico-finanziari legati alla sua figura a portare al secondo filone investigativo che è culminato con il provvedimento di oggi. “Le indagini hanno evidenziato – scrivono gli investigatori guidati da Antonio Salvago – che le quote della società San Giuliano s.r.l. proprietaria del ristorante Pitti (riconducibile secondo la Procura a Salvatore Caruso) sono state fittiziamente attribuite al socio unico  Gianluca Silvestro, 37 anni, compagno di Melinda Caruso, 33 anni, figlia di Salvatore”.

Le stesse indagini hanno anche evidenziato la distrazione (lo spostamento) di 100 mila euro dalle casse di un altro ristorante di proprietà di Salvatore Caruso, e sequestrato nell’ambito dell’operazione Bulldog a febbraio, che sarebbe confluito per finanziara l’operazione Pitti. Quindi i soldi di un’attività che secondo la magistratura era solo una lavatrice del denaro sporco dei Santapaola sarebbero stati “investiti” nel ristorante di via Sangiuliano.

Non solo un provvedimento reale, per Salvatore Caruso, Gianluca Silvestro Giordano e Melinda Caruso è scattata l’iscrizione nel registro degli indagati per intestazione fittizia di beni.  E le accuse non sono finite: perchè i tre avrebbero (anche se in occasioni diverse e con metodi differenti) spostato merce, incassi e proventi da un ristorante sequestrato al Pitti.

La polizia però ha scoperto il meccanismo ritenuto illecito. Nel dettaglio a Giuseppe Caruso, figlio di Salvatore, è stata contestata l’appropriazione indebita di circa 85.000 euro “distratti da altra attività di ristorazione attualmente sotto sequestro giudiziario”. A Gianluca Silvestro Giordano è stata contestata la truffa ai danni dello Stato per essersi appropriato “con artifizi di generi alimentari” che sarebbero stati destinati a un altro ristorante, anche questo sequestrato. A Francesco Salamone, Gianluca Silvestro Giordano e Melinda Caruso, è stata contestata l’appropriazione indebita “con il sistema della mancata fatturazione” di parte degli incassi di un ristorante sottosequesto. A Gianluca Silvestro Giordano e Melinda Caruso è stata contestata l’appropriazione indebita: attraverso l’utilizzo di un “Pos” mobile collegato ad un conto corrente intestato alla società San Giuliano (proprietaria del Pitti) dove confluivano parte degli incassi del ristorante posto sottosequestro.

Nella società San Giuliano è subentrato lo stesso amministratore giudiziario che era stato nominato per gestire le aziende sequestrate nell’ambito dell’inchiesta Bulldog.


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