Dagli uomini ai termovalorizzatori | Sorpresa: Crocetta è un cuffariano - Live Sicilia

Dagli uomini ai termovalorizzatori | Sorpresa: Crocetta è un cuffariano

Il governatore è circondato da protagonisti dei vecchi governi e sposa battaglie del passato. Cuffaro: “Ma a lottizzare è più bravo di me”.

Corsi e ricorsi
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PALERMO – In questi giorni sembra che il governatore non abbia altri pensieri se non quello, un chiodo fisso: “Non sono come Cuffaro”. E per carità, le differenze, sotto molti aspetti, sono evidenti, vicende giudiziarie comprese. Ma è bastata una dichiarazione dell’ex governatore di Raffadali per piazzare nella mente del presidente gelese quel pensiero, manco fosse la battuta sul “naso che pende” che innesca la trama pirandelliana di Uno, nessuno e centomila. “Il Ponte e i termovalorizzatori? Con soddisfazione, prendo atto – ha detto Cuffaro – che due grandi scelte del mio governo, prima ampiamente demonizzate, ora diventano importanti e indispensabili”. Apriti cielo. “No – ha protestato in Aula Crocetta – il mio piano rifiuti non ha niente a che vedere con quello di Cuffaro”. Per carità, in parte è vero. Ma in parte, e nella parte sostanziale, no. Perché i termovalorizzatori arriveranno, anche se Crocetta, nascondendosi dietro un dito, li definisce “valorizzatori”. E anche se in dieci anni le tecnologie si sono ovviamente evolute, offrendo una più ampia gamma di soluzioni per chiudere il ciclo dei rifiuti”. Ma quella è: i termovalorizzatori arriveranno in Sicilia, come aveva voluto Cuffaro. “Ma io la penso come Crocetta – rincara l’ex presidente – e sono contento che lui affermi che quel progetto sia diverso dal mio. Per la prima volta, sono d’accordo con lui”.

E però, a guardar bene, scopri che per scelta o per caso, Crocetta in realtà un po’ cuffariano è. Al punto, ad esempio, da non storcere nemmeno il naso di fronte al rilancio renziano sul Ponte di Messina. “Non sarò certamente io a mettermi di traverso”, ha detto. Insomma, anche il Ponte, “se ci sono i soldi”, si può fare. Come voleva Cuffaro, in fondo.

E alla fine, vai a raschiare persino alcune ultimissime novità, e scopri che anche in altre modalità di governo, non è che sia cambiato granché. Ad esempio, all’epoca cuffariana si deve la nascita di varie società partecipate. Due di queste, sono tornate prepotentemente alla cronaca di questa legislatura. Prendi Sicilia e-servizi: Crocetta aveva la grande opportunità di chiudere questa azienda da anni al centro di polemiche. L’aveva persino liquidata, salvo poi ripensarci, piazzarvi a capo l’ex pm Ingroia e far andare via i privati. E così è stata salvata la creatura di Cuffaro. Nel frattempo, un’altra delle creazioni di quei governi, come la Resais, rischia di diventare il nuovo mega-carrozzone sul quale far salire i 14 mila precari degli enti locali. “Ci penso io”, ha in pratica detto Crocetta, strappando l’idea dalle mani del sottosegretario Davide Faraone. “Ci penso io ai precari”. Come faceva Totò.

E come faceva Totò, in fondo, Crocetta ha piazzato ovunque uomini vicini e amici. A capo della Seus, l’ex componente del suo ufficio di gabinetto Gaetano Montalbano, a capo dell’Ast il militante del megafono Massimo Finocchiaro, per qualche giorno persino il suo avvocato personale Vincenzo Lo Re, prima in Spi e poi in Sas. “Se io avessi nominato il mio avvocato al vertice di un’azienda regionale – insiste Cuffaro – mi avrebbero linciato. Per carità, anche le mie nomine erano il frutto della lottizzazione. Ma su questo piano temo di essere un principiante rispetto a Crocetta. Sì, Crocetta è più cuffariano di me”.

Insomma, gratti gratti, togli un po’ di patina rivoluzionaria, un po’ di vernice antimafia, e scopri che c’è un po’ di Cuffaro persino in Crocetta. E a dire il vero, in qualche caso, non è che ci fosse bisogno di grattare granché. “Dimmi con chi vai…” recitava il proverbio. E fin dall’inizio Crocetta aveva deciso, chiamando nella prima giunta (sì, quella della rottura col passato, quella dei Battiato e Zichichi) addirittura Ester Bonafede e Patrizia Valenti. La prima, in un recente passato, candidata alle regionali con una lista a sostegno di Cuffaro, la seconda a capo della Segreteria tecnica del presidente: una dirigente regionale, certo, ma che il governatore Udc scelse tra tanti, nel suo ufficio di staff.

Fin dall’inizio, quindi, Crocetta era apparso un po’ cuffariano a chi volesse guardar bene. Al di là insomma dei proclami e delle sparate. E gli “infiltrati” cuffariani nelle giunte della rivoluzione non sono mai mancati. Passando ad esempio per il renziano (o faraoniano) Giuseppe Bruno che fece la trafila nelle giovanili centriste ai tempi di Totò fino a oggi, che nel governo di Crocetta siede persino un assessore di Cuffaro (anche quello, hanno condiviso) come Giovanni Pistorio e Luisa Lantieri che fu componente della segreteria particolare dell’ex presidente e candidata con le liste del governatore di Raffadali nel 2009. “Persone che furono vicine a me – conferma Cuffaro – e che io stimo. Crocetta fa bene a valorizzarli, adesso che non hanno più un rapporto politico col sottoscritto”.

E al di fuori della giunta, il viavai di deputati, militanti e leader di forze politiche più o meno decisive, sembra davvero quello dei bei tempi, i tempi del berlusconismo splendente e di Totò. A cominciare dall’ex centrista e manniniano (ossia cuffariano) Totò Cardinale che non a caso ha infarcito di cuffariani anche la sua “Sicilia Futura” a sostegno del presidente di Gela (vedi Salvatore Cascio, Edy Tamajo o Salvo Lo Giudice). E ancora, ecco l’orgogliosa cuffariana Valeria Sudano, anche lei nella maggioranza del presidente, prima con Articolo 4 fondato dal compianto Lino Leanza (che fu anche il vice di Cuffaro) e adesso col Pd del “nuovo corso” renziano. Nell’ultimo vertice di maggioranza si è visto addirittura Giuseppe Castiglione che con Cuffaro fu assessore all’Agricoltura, finito a sostenere Crocetta insieme al suo Ncd, il partito di Alfano (anche lui assessore di Cuffaro) e di Francesco Cascio (assessore al Turismo con l’allora leader siciliano dell’Udc). Con questi uomini politici, Crocetta prende le decisioni di governo, indirizza l’azione amministrativa della Regione. Anche grazie a burocrati “cresciuti” se non inseriti alla Regione da Cuffaro. È il caso di Vincenzo Falgares che fu anche a capo della segreteria tecnica del presidente agrigentino, di Dario Cartabellotta che Crocetta volle pure in giunta, di Patrizia Monterosso che metteva il piedino alla Regione da esterna (cioè senza aver svolto alcun concorso) ai tempi di Totò. E così, tra fatti e nomi, ecco saltare fuori la verità che non ti aspetti. Saro Crocetta da Gela è un cuffariano.


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