Dissesto (per ora) scongiurato |Chi "vince" con il riequilibrio - Live Sicilia

Dissesto (per ora) scongiurato |Chi “vince” con il riequilibrio

Chi si avvantaggia, immediatamente, dell'atto approvato dal Consiglio comunale.

CATANIA – Un fatto è certo. Il Piano di riequilibrio è stato approvato dal Consiglio comunale. Il resto, al momento anche la sua adozione, resta ancora nell’ambito dell’incertezza: non solo la tenuta del programma per ripianare il disavanzo e azzerare il debito non sembra fatto sicuro, o almeno così la pensa buona parte dell’assemblea cittadina intervenuta in fase di dibattito. Restano le incognite del parere del Ministero dell’Interno e quello della Corte dei Conti che potrebbero non dare il via libera all’atto. Il voto dell’assemblea, in ogni caso, resta un passaggio fondamentale anche da un altro punto di vista: le conseguenze che il voto ha direttamente sulla condizione dell’Ente a livello finanziario, che resta in piedi fino a quando non sarà completato l’iter per l’adozione del piano rimodulato. E quindi la possibilità di continuare ad amministrare per gli amministratori che, in caso di dissesto, avrebbero per primi pagato le conseguenze “politiche”.

In caso di dichiarazione di default – l’alternativa al “salvataggio” rappresentato dal piano di riequilibrio – infatti, gli amministratori che la Corte dei conti ha riconosciuto responsabili, anche in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire per un periodo di 10 anni incarichi di Assessore, e revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti istituzioni ed organismi pubblici e privati. Questo nei casi in cui la Corte, valutate le circostanze e le cause del dissesto, accerti che questo è diretta conseguenza delle azioni o delle omissioni per le quali l’amministratore è stato riconosciuto responsabile. I sindaci, inoltre non sono candidabili, per un periodo di 10 anni.

L’approvazione del Piano di rientro conviene anche ai “nuovi” creditori: con la ricognizione dei nuovi debiti e il loro inserimento nel piano rimodulato, sono stati infatti inseriti 52 milioni di quelli fuori bilancio, alcuni dei quali, sebbene antichi, sono stati “scoperti” recentemente, come da data di sentenza. Tra quest quello della Tosa appalti – 675.662 euro con sentenza del 2013 e 164.067 con sentenza del 2014; quello della ex moglie del sindaco, Zeno Maria Antonietta – 4.833.191 con sentenza del 2014; quello del Consorzio Ciro Menotti – 900.000 con sentenza del 2015.

Chi potrebbe avere appetiti per impossessarsi, a prezzi stracciati, di alcuni beni comunali, vince sia con il dissesto sia con il predissesto, anche se in questo secondo caso il Consiglio comunale è l’unico organo cui spetta di deliberare quale parte del patrimonio cedere. Non così in caso di default: il Comune sarebbe costretto a fare cassa in ogni modo. Difficile comunque che quanto inserito in elenco, fatta eccezione di alcuni immobili pregiati, per cui l’assemblea cittadina difficilmente voterà l’alienazione, possa essere venduto.

Il dissesto sicuramente non conviene alla città, alla quale però, non è favorevole neanche il piano di riequilibrio, nonostante il sindaco Bianco abbia sottolineato in conferenza stampa di essere “orgoglioso che questo Piano di riequilibrio finanziario non comporti aumenti di tasse o riduzioni nella spesa sociale”. Questo, come evidenziato dal consigliere Sebastiano Anastasi, vicepresidente della commissione consiliare permanente ai Servizi sociali, però potrebbe scontrarsi con la realtà e il piano di rientro “potrebbe essere non applicabile senza un’idea di governance dei servizi sociali” – ha detto.

Quanto affermato in aula, dentro e fuori, ovvero che il piano sarebbe fondato su dati aleatori difficilmente sostenibili – l’accusa è piovuta sull’atto sia dai consiglieri di opposizione che di maggioranza – sarebbe la sconfitta per l’intera comunità. Oltre che una brutta gatta da pelare per coloro che lo hanno votato, per le implicazioni giuridiche, penali e patrimoniali. Comunità che al momento però, può ancora sperare che le cose si sistemino davvero, che i conti ricomincino a tornare, i servizi a essere efficienti, le partecipate risanate, entrate e uscite equilibrate. Insomma, che il piano tenga, che i conti reggano, che le relazioni semestrali della Corte dei conti approvino e promuovano, che la città si allontani dall’orlo di quel baratro sul quale si trova da anni.

 


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