Mafia, una lunga scia di morte |Il pentito e i segreti su 8 omicidi - Live Sicilia

Mafia, una lunga scia di morte |Il pentito e i segreti su 8 omicidi

A distanza di anni dai delitti irrompono e dichiarazioni di Nino Pipitone, boss di Carini.

PALERMO – C’è qualcuno che rischia l’ergastolo. Qualcuno che finora l’avrebbe fatta franca nonostante abbia partecipato a una raffica di omicidi di mafia. Vicende irrisolte o chiarite solo in parte. A distanza di quasi vent’anni irrompono le dichiarazioni del neo pentito di Carini, Nino Pipitone, mafioso del clan di Carini.

Tra il 1999 e il 2000 la cosca di San Lorenzo, allora guidata da Salvatore e Sandro Lo Piccolo, avrebbe deciso l’eliminazione chirurgica di chi intralciava il progetto di prendere in mano il potere in città e provincia.

Nell’elenco delle vittime ci sono i nomi di Antonino Failla, Giuseppe Mazzamuto, Felice Orlando e Francesco Giambanco. Ad autoaccusarsi dei delitti è stato il collaboratore di giustizia Gaspare Pulizzi, condannato a 12 anni. In alcuni casi, però, le sue dichiarazioni, rimaste isolate, non potevano bastare a fare condannare gli imputati. In altre circostanze neppure il pentito conosce fino in fondo la sorte toccata alle vittime.

Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto sarebbero stati uccisi a colpi di martello e i corpi, mai più ritrovati, seppelliti chissà dove. Avrebbero pagato con la vita la loro partecipazione alla lupara bianca del parente di un mafioso di Tommaso Natale. “Eravamo in una stanza – raccontò in aula Pulizzi – e ad un certo punto (fa il nome di un presunto complice, ndr) fece un’azione rapidissima; prese un mazzuolo e colpì alla testa Peppuccio Mazzamuto, uccidendolo. Poi fu la volta di Failla. Dopo l’omicidio – proseguì il macabro racconto – caricammo i corpi su una Fiat Uno. Qualche tempo dopo Sandro Lo Piccolo mi disse che Mazzamuto e Failla erano stai vurricati con tutta la macchina”. Chi li avrebbe seppelliti? Se Pipitone conosce i retroscena del delitto potrebbe aiutare gli investigatori a trovare i corpi. Sarebbe un riscontro decisivo sulla sua attendibilità. 

Pochi mesi dopo sparì Giambanco. Ufficialmente aveva una piccola ditta di trasporti a Carini. Il suo cadavere fu ritrovato carbonizzato. Pulizzi si autoaccusò del delitto e tirò in ballo anche Giovanni Cataldo che decise di togliersi la vita nel carcere Pagliarelli di Palermo

Quella di Felice Orlando, costruttore con diversi precedenti penali, fu un’esecuzione plateale. Lo crivellarono di colpi davanti a una macelleria dello Zen, rione palermitano dove la vittima, così sosteneva Pulizzi, aveva deciso di prendere il potere senza che fosse stato autorizzato. “È un morto che cammina”, aveva detto di lui un altro pentito, Isidoro Cracolici.

Processualmente si è arrivati alle condanne, ma non ci sono ancora delle zone d’ombra negli omicidi di Giuseppe D’Angelo e Giovanni Bonanno. D’Angelo fu vittima di un clamoroso errore di persona. Somigliava al vero obiettivo del commando, il boss Bartolomeo Spatola, poi inghiottito dalla lupara bianca. E così il 22 agosto del 2006 lo crivellarono di colpi mentre era seduto davanti al negozio di frutta e verdura di un amico, a Tommaso Natale. Nino Pipitone, condannato all’ergastolo, era a bordo della macchina d’appoggio ai killer che arrivarono in moto.

E poi c’è la lupara bianca di Giovanni Bonanno, reggente del mandamento di Resuttana, ucciso perché aveva gestito male la cassa del mandamento. A boss e parenti dei boss non arrivavano più soldi. Totuccio Lo Piccolo lo aveva scritto in un pizzino a Bernardo Provenzano: “Purtroppo non c’è stato modo di scegliere altre soluzioni”. Bonanno aveva capito di avere i giorni contati. Nel Natale del 2005 confidò alla moglie di essere nei guai. Per l’omicidio sono stati condannati all’ergastolo Salvatore Lo Piccolo, Diego Di Trapani, Nino Rotolo e Antonino Cinà. Della vittima trovarono alcuni resti, a gennaio del 2008, nel fondo Pottino di Villagrazia di Carini non lontano dalla zona dove Antonio e Stefano Maiorana dovevano realizzare una lottizzazione. Si tratta dei due costruttori spariti nel nulla il 3 agosto 2007. Anche questa è una storia di morte ancora senza colpevoli.


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