Scandalo beni sequestrati| Le accuse del ministro alla Saguto - Live Sicilia

Scandalo beni sequestrati| Le accuse del ministro alla Saguto

Silvana Saguto

Sono venti i presunti illeciti commessi dall'ex presidente della sezione Misure di prevenzione.

PALERMO – Sono venti le contestazioni mosse dal ministero della Giustizia a Silvana Saguto e agli altri giudici che con lei lavoravano alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.

L’azione disciplinare nasce dall’inchiesta di Caltanissetta, ma va oltre le ipotesi dei pm nisseni che si basano sul materiale raccolto dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Palermo. Dieci pagine di presunti illeciti che il Guardasigilli Andrea Orlando ha trasmesso al procuratore generale della Cassazione e al Csm.

Attualmente la Saguto, indagata per corruzione e altri reati, è sospesa dall’incarico. L’azione disciplinare riguarda anche altri giudici: Fabio Licata e Lorenzo Chiaramonte, pure loro finiti sotto inchiesta e trasferiti da Palermo, Guglielmo Nicastro e Emilio Alparone, tuttora in servizio a Palermo ma che non sono nell’elenco degli indagati della Procura di Caltanissetta. A loro vengono contestati provvedimenti considerati illeciti e adottati quando lavoravano nella sezione che si occupa dei sequestri e delle confische dei beni considerati mafiosi.

In dieci pagine il ministro accusa la Saguto di aver leso “la credibilità personale, il prestigio e il decoro del magistrato e dell’istituzione giudiziaria”. Tra le contestazioni, i tempi lunghi per la definizione dei processi. In alcuni casi si è andati oltre i tre anni, mentre altri provvedimenti erano fermi in sezione quando Saguto lasciò il servizio, nonostante fossero trascorsi 900 giorni. Decisamente più veloci i tempi per decidere un’amministrazione giudiziaria. Si parla di pochi giorni e con un decreto che gli ispettori ministeriali definiscono “privo di motivazione, adottato in luogo del tribunale collegiale e senza parere del pubblico ministero”.

Un’altra contestazione si riferisce all’incarico e all’assunzione in un’attività commerciale sotto sequestro assegnati al fratello e al figlio di una cancelliera definita amica della Saguto. Su di loro c’era il sospetto che fossero responsabili “di un ammanco di 26.000 euro”.

L’elenco prosegue con la mancata astensione della Saguto quando fu deciso un provvedimento che riguardava la cava Buttitta dove lavorava il marito Lorenzo Caramma, nominato dall’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara. Ed ancora: liquidazioni di parcelle ingiustificate o senza la preventiva verifica. Tutti i magistrati tirati in ballo di fronte al Csm hanno respinto le contestazioni e rivendicato la correttezza del proprio operato.

 


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