Al via la sesta edizione del festival “Magie barocche" - Live Sicilia

Al via la sesta edizione del festival “Magie barocche”

L’appuntamento con il festival diretto dal musicologo Antonio Marcellino è per lunedì 10 ottobre, alle ore 21.15, a Catania nella Sala della Musica di Palazzo Biscari.

Al Palazzo Biscari
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CATANIA – Artisti del calibro di Antonio Florio, Pino De Vittorio, Ottavio Dantone, Andrea Coen, per non citarne che alcuni; ensemble prestigiosi, che rispondono ai nomi di Cappella Neapolitana, Accademia Bizantina, L’Astrée, Festina Lente: questi gli attesi protagonisti della sesta edizione del Festival internazionale del Val di Noto “Magie Barocche”, che si svolgerà dal 10 ottobre all’8 dicembre a Catania nella sontuosa atmosfera settecentesca di Palazzo Biscari.

«Una simbiosi perfetta, storica e ed estetica, quella tra “Magie Barocche” e la principesca sala della musica che quest’anno ospiterà il festival. Il pubblico potrà assistere alle esecuzioni in una meravigliosa residenza d’epoca, coeva del repertorio in programma, il cui salone delle feste verrà restituito ai fasti musicali per i quali era stato concepito da Ignazio V Principe di Biscari». Così Antonio Marcellino, fondatore e direttore artistico della manifestazione, avvalora la scelta della sede residenziale che accoglierà 15 dei 16 appuntamenti della rassegna (con l’eccezione, cioè, del concerto del 26 novembre che avrà luogo nella monumentale Chiesa di San Nicola l’Arena).

Il musicologo Antonio Marcellino, fondatore del festival Magie Barocche

Si parte lunedì 10 ottobre con il concerto Napoli! L’età d’oro della commedia per musica napoletana. La serata inaugurale vedrà alla ribalta due personalità di primissimo piano, quali il tenore-attore Pino De Vittorio e il maestro Antonio Florio, che dirigerà la sua Cappella Neapolitana, formata da Alessandro Ciccolini (primo violino), Patrizio Focardi e Paolo Cantamessa (violini primi), Marco Piantoni, Nunzia Sorrentino e Massimo Percivaldi (violini secondi), Rosario Di Meglio (viola), Rebeca Ferri (violoncello), Giorgio Sanvito (contrabbasso) e Patrizia Varone (clavicembalo).

Spettacolo tipicamente partenopeo, la commedia per musica, a partire dal 1650 circa, coniugò suoni, canti, ‘lingua’ napoletana e un teatro semplicemente creato da gestualità e movimenti; si potrebbe accostare ad una vera e propria ‘festa’ scenica, come quella allestita e diretta sempre da Florio nella prima edizione di “Magie Barocche”, nel 2005. Afferma lo stesso Florio, il maggiore e rinomato specialista di questo repertorio barocco napoletano in ambito internazionale: «Dalla metà del Seicento a tutto il Settecento, Napoli creò la “commedeja pe’ mmuseca”, peculiare tipo di teatro comico in musica che raccoglieva l’eredità della Commedia dell’arte con attori-cantanti, i quali tramandavano di padre in figlio l’eredità di quest’arte dominando le scene di Napoli, capitale dell’opera buffa».

Pino De Vittorio è il grande cantante-attore che meglio ha saputo interpretare e riproporre ai nostri giorni quella stagione straordinaria del passato. Comicità e melanconia, ironia e travestimenti, improvvisazione e languore oltre all’impareggiabile abilità nel magnetizzare il numeroso e rumoroso pubblico dell’epoca: queste erano alcune caratteristiche dei primi buffi napoletani, personalità pirotecniche che sfiorano il mito, condividendo la grande stagione dei castrati e delle primedonne.

Il corposo programma prevede il fior fiore della gloriosa musica ‘napoletana’ sei-settecentesca, con tanti brani vocali cantati in idioma partenopeo, già assurto a lingua d’arte, ma anche con splendidi specimen di musica strumentale. Si va da un tradizionale Canto dei Carrettieri alle cantate Sosutose ‘no juorno de’ dormire e Lo Matremmonio di Niccolò Grillo, passando per la Sinfonia e l’aria «Me sento ‘na cosa» da Il Schiavo di Sua Moglie di Francesco Provenzale, uno dei primi padri fondatori della Scuola napoletana; un Concerto grosso di Pietro Marchitelli; l’aria «Quanno lo pesce è vivo» di Giuseppe De Majo; la Tarantella della Catubba di Michele Angiolo Faggioli; la Sinfonia per archi da Ginevra Regina di Scozia di Domenico Sarro; le arie «Vurria addeventare suricillo» e «Ll’ommo è commo ‘no piezzo de pane» da Li Zite ‘ngalera di Leonardo Vinci; la Sinfonia da Traiano di Francesco Mancini; una Sonata per violino e archi di Nicola Fiorenza; l’Aria di Pulcinella da Pulcinella Vendicato di Giovanni Paisiello ed infine la «Ninna Nonna per prender sonno» di Emanuele Barbella. L’impaginato della serata inquadra perfettamente la produzione musicale della Napoli barocca, illustrandoci le abilità dei compositori, capaci sia di adattarsi stilisticamente ad un ambito europeo, sia di sottolineare la propria specifica appartenenza culturale tramite i loro scanzonati ma raffinati lavori in lingua napoletana.

Tutto questo avverrà a Palazzo Biscari, uno dei fiori all’occhiello che ingioiella l’architettura di Catania, al cui interno si trova un sontuoso salone delle feste, in stile tardo barocco siciliano, dalla complessa decorazione fatta di specchi, stucchi e affreschi. Il cupolino centrale era usato per l’alloggiamento dell’orchestra ed è coperto da un affresco raffigurante la gloria della famiglia Paternò Castello di Biscari. Scrive la principessa Nicoletta Moncada Paternò Castello, attuale discendente della nobile casata catanese: «Alla fine il sogno dell’affabile e cortese Ignazio Paternò Castello, quinto principe di Biscari, è diventato realtà. La sua dimora, in imperioso stile barocco e fondata sulle mura cinquecentesche di Catania, occupa un intero isolato della città, ha l’ingresso principale nell’omonima via Museo Biscari, ed è conservata nella consapevolezza di rappresentare il più bel palazzo barocco catanese. Proprio come il principe Ignazio sognava: una dimora esemplarmente bella, che onorasse la città di Catania, e che fosse visitabile da tutti».


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