Il pizzo sui lavori del Policlinico | "Facci uscire 500mila euro" - Live Sicilia

Il pizzo sui lavori del Policlinico | “Facci uscire 500mila euro”

Così Livesicilia ricostruì la tentata estorsione al Policlinico contestata a Bucchieri.

Palermo, operazione "Verbero"
di
4 min di lettura

PALERMO – “Qualche giorno prima di Natale sono stato avvicinato da un uomo che, dopo essersi presentato, mi ha detto di avere già avuto dei contatti con gli ingegneri che gli avevano assicurato che avrebbe eseguito dei lavori in subappalto. Gli ho detto che mi sarei informato sulla possibilità di fargli presentare un preventivo, così da poter valutare quale fosse il più vantaggioso rispetto a quelli esistenti. E l’ho invitato a tornare l’indomani. Lui mi ha detto che non c’era bisogno di alcun preventivo, perché il lavoro lo doveva eseguire lui”. Iniziava così la denuncia agli inquirenti di uno dei procuratori della “Bosco spa”, la ditta che nel 2009 si era aggiudicata la ristrutturazione e l’adeguamento di alcuni padiglioni del Policlinico di Palermo per un importo di cinquanta milioni di euro.

L’uomo denunciò, insieme ad un collega, il tentativo di estorsione subito il 15 gennaio del 2013. Sarebbe stato solo l’inizio dell’incubo sfociato nella richiesta, da parte dei boss, dell’1 per cento del valore totale dell’appalto. Cinquecento mila euro di pizzo che l’imprenditore si rifiutò di pagare a Giuseppe Perrone, detto “Massimo” e Vincenzo Bucchieri, entrambi arrestati nel maxi blitz “Verbero”, denunciando tutto ai carabinieri. A Bucchieri oggi è stato sequestrato un patrimonio che vale tre milioni di euro. D’altronde, nonostante la crisi abbia spinto Cosa nostra ad esporsi direttamente nei traffici di droga per rimpinguare le proprie casse, non è mai venuto meno, finora, l’interesse per i grandi appalti.

E quello dei lavori al Policlinico “Paolo Giaccone” era proprio uno di quelli che la mafia non voleva lasciarsi sfuggire. A parlare chiaro è la denuncia della vittima, che ha riferito agli inquirenti, parola per parola, la richiesta estorsiva che aveva ricevuto: “Devi capire che dentro il Policlinico esista una gerarchia – gli avevano detto i boss – da più di cento anni… dal singolo scavo alla fornitura di cemento”. Così come “ogni tipo di lavoro, viene gestito da certe persone… perché nel caso in cui dovesse arrivare qualche betoniera che non fa parte di noi, non sarà fatta entrare… noi dobbiamo decidere anche chi deve lavorare… io ti porto chi ti deve fornire il calcestruzzo, chi ti deve fare i lavori di subappalto e a chi devi rivolgerti per le restanti forniture… di tutto questo, se ci garantirai, otterrai i tuoi benefici… se puoi, intanto facci uscire l’1 per cento dei lavori”.

Insomma, Perrone e Bucchieri, oltre a tentare di imporre alla società Gruppo Bosco spa di concedere in subappalto lavori a favore della impresa edile dello stesso Perrone, provarono ad imporre i fornitori di calcestruzzo e l’assunzione di personale a loro graditi. Gli appostamenti dei carabinieri nei pressi del cantiere dell’ospedale confermarono la presenza, più volte, dei due sul posto. In particolare, pochi giorni dopo la denuncia della vittima, Bucchieri si ripresentò sul luogo dei lavori, riferendo al procuratore che “Massimo” era pronto a cominciare con i lavori e che per questo voleva incontrarlo. “Qui c’è gente così potente che può arrivare a Catania”, disse alla vittima che aveva spiegato di non poter prendere alcuna decisione senza il parere dei suoi vertici che si trovavano nella città etnea.

Alcuni mesi dopo, alle due denunce si aggiunse quella del direttore del cantiere di una delle ditte che faceva parte dello stesso gruppo imprenditoriale. Quest’ultimo raccontò ai carabinieri di avere subito un furto. L’ennesimo di una lunga serie dai primi del mese di ottobre del 2013, che consisteva in varie attrezzature sottratte al padiglione di Medicina Legale. “Sento di poter collegare tale evento ad un’altra serie di avvenimenti, anomali, accaduti in questi giorni all’interno dello stesso cantiere – riferì agli inquirenti -. In particolare ieri mattina gli operai della ditta, entrando al cantiere hanno trovato gli attrezzi sottosopra, alcuni dei quali erano stati volontariamente danneggiati. E’ chiaro che qualcuno in nostra assenza sia entrato all’interno con lo scopo di lanciare un avvertimento. Stamattina l’ennesima anomalia: abbiamo trovato tutti i pavimenti imbrattati dalla polvere degli estintori. Ritengo che tutti questi atti intimidatori siano collegati tra loro e abbiano lo scopo di indurre la ditta ad essere compiacente nei confronti di quanti cercano di trarre profitto da tali lavori”. Una raffica di minacce, furti, danneggiamenti e pressioni psicologiche puntualmente denunciate e che non riuscirono a far cedere l’imprenditore. Un altro tentativo estorsivo andato in fumo per il mandamento di Pagliarelli, che di fronte alla tendenza di denunciare, da parte delle vittime del pizzo, aveva investito massicciamente nel traffico di droga.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI