Alunni massacrati dai compiti | Carissimi prof, ma perché.... - Live Sicilia

Alunni massacrati dai compiti | Carissimi prof, ma perché….

Una cronaca di quotidiana follia su un giornale nazionale. Ed è vero. Nella savana della scuola non c'è nessuna pietà.

La buona 'squola'
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3 min di lettura

Caro bambino e alunno di una scuola media a piacere,

Come te la passi? Sai, siamo molto preoccupati per te, per via di un sapido articolo di Mattia Feltri, sulla Stampa, che abbiamo divorato con crescente angoscia. Scrive Feltri, raccontando dell’immane fatica dei compiti a casa assegnati alla figlia: “La giornata di mia figlia si svolge ormai così: sveglia alle 7,15, ingresso a scuola alle 8, uscita alle 14, a tavola alle 14,30, inizio compiti alle 15, conclusione compiti alle 20,30 circa, con merenda e cena incorporate, a letto alle 21,30. Un arcipelago Gulag dell’infanzia. I primi giorni facevamo francese a pranzo, completando i dialoghi di Matilde e Sébastien con bonne journée, salut, au revoir, à tout à l’heure; e facevamo storia a sera, riassumendo in mappe concettuali l’architettura e la religione degli antichi greci. Mappe concettuali!

Per sapere che cosa sono abbiamo chiesto a Google. Via WhatsApp controllavo che la riduzione in scala 1:2 della sagoma di un fox terrier fosse eseguita al millimetro. Telefonavo per verificare che la bimba avesse assimilato la differenza fra crosta e mantello nella stratificazione terrestre, e ricordasse che lo stambecco è un bovide che vive oltre i mille metri e si nutre prevalentemente di vegetazione erbacea, oltre che di graminacee non appetite da altri ungulati. Poi mia moglie e io, che siamo fuori tutto il giorno, ci siamo arresi e abbiamo ingaggiato un’universitaria per ‘l’aiuto compiti’. Costo: quindici euro l’ora. Il primo giorno, dopo tre ore (15-18, come la Prima guerra mondiale), i compiti non erano conclusi. Quarantacinque euro per un risultato parziale”.

Ecco una gustosissima descrizione dell’impresa dello studio pomeridiano che somiglia ormai, alla scuola media (alla scuola media!), a una olimpiade di esquimese, con sottotitoli in aramaico. Né parrebbe isolata la preoccupazione di papà Mattia. Molti papà e molte mamme – di quelli che si incontrano ogni giorno – lamentano la stessa frustrazione di Sisifo: ovvero, come spingere un pietrone fino alla cima di una montagna, solo per vederlo rotolare giù. E ogni giorno un papà e una mamma – appena alzati – cominciano disperatamente a correre, perché sanno che c’è un problema di matematica che correrà più veloce, nella savana dell’istruzione.

Caro bambino (a), siamo veramente preoccupati. Per te e per tutti. Non ci piace questa scuola di algoritmi, tabelle e freddezza. Non ci piacciono questi mattoni caricati sulle tue fragili spalle; e non perché sia sbagliato acquisire competenze il prima possibile, ma perché l’infanzia e l’adolescenza sono stagioni meravigliose e irripetibili che hanno bisogno dell’acqua di tutti i pozzi per germogliare al meglio.

Evidentemente, i prof l’hanno dimenticato. Hanno scordato com’erano quando si affacciavano alla vita con tutte le domande innescate e spesso imparavano oltre i banchi che proprio il punto interrogativo è l’elemento più prezioso nella sintassi dello spirito libero. Hanno dimenticato quando aprivano un libro clandestino per sopportare una lezione pedante e lo nascondevano sotto altri libri, da fratelli Bandiera della poesia. Hanno perfino scordato le parole di Charles Baudelaire: “Quando il cuore ha già fatto vendemmia, vivere è un male”. Esagerato, sì, ma un po’ rende l’idea.

“Ora mi domando – scrive Feltri – sei sia giusto infliggere a una bambina di dieci anni una catena di montaggio da dieci-undici ore al giorno”. E non ha torto. Le catene di montaggio sfornano operai specializzati. Qui abbiamo soprattutto bisogno di persone.

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