Truffa, inchiesta su Calatrasi| Dissequestrata la "Vini del Sud" - Live Sicilia

Truffa, inchiesta su Calatrasi| Dissequestrata la “Vini del Sud”

Gaetano Miccichè

Lo ha deciso il Tribunale del Riesame.

PALERMO – Annullato il sequestro della “Vini del Sud”. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame, accogliendo la richiesta della curatela fallimentare della società di San Cipirello. Secondo il giudice per le indagini preliminari, i beni della “Vini del Sud”, per un valore di un milione e duecento mila euro, erano riconducibili ad Antonio Micciché. Si tratta dell’imprenditore coinvolto nell’inchiesta, assieme ad altre persone, sfociata nei mesi scorsi nel sequestro della più nota casa vinicola Calatrasi di cui la “Vini del Sud” è una sorta di propaggine.

La Procura avrebbe voluto che anche la “Vini del Sud” finisse sotto sequestro. Solo che già una volta il Riesame sostenne che la società, a differenza della tesi accusatoria, non era “un mero schermo per l’amministratore Miccichè, alla stregua di un’intestazione fittizia di beni”. A stoppare allora il sequestro intervenne anche la procedura di concordato preventivo avviata dalla “Vini del Sud” che, nel frattempo, però, è stata dichiarata fallita.

E sarebbe stato proprio il fallimento, secondo il giudice per le indagini preliminari che ne dispose il sequestro, a fare rientrare la “Vini del Sud nella sfera di titolarità della casa vinicola Calatrasi”. Da qui il sequestro preventivo che, scriveva il giudice, vuole garantire che “i patrimoni non vadano dispersi o sottratti da chi, illecitamente, li ha conseguiti e ciò senza anticipare gli effetti di giudizi di merito penali o civili”.

Di parere opposto il legale della curatela fallimentare della società, l’avvocato Francesco Bertorotta, il quale ha fatto ricorso al Riesame per ottenere il dissequestro convinto che il fallimento non faccia automaticamente rientrare i beni nella disponibilità di Calatrasi. E in ogni caso i beni già sequestrati a Calatrasi erano sufficienti per coprire l’eventuale danno. Il Riesame gli ha dato ragione.

L’inchiesta penale è in fase di udienza preliminare. Gli imprenditori Miccichè attraverso un meccanismo di false fatturazioni per giustificare spese mai sostenute avrebbero truffato la Regione Puglia ottenendo un contributo di fondi comunitari da oltre 1,5 milioni di euro per realizzare una cantina a Brindisi.

 


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