"Gli doveva rompere le corna"| La lite padre-figlio e le fucilate - Live Sicilia

“Gli doveva rompere le corna”| La lite padre-figlio e le fucilate

La Squadra mobile di Palermo

I familiari dei Moceo intercettati alla Squadra mobile di Palermo.

TENTATO OMICIDIO ALLO ZEN
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PALERMO – Padre e figlio erano ai ferri corti. Il tentato omicidio di Benedetto Moceo ad opera del figlio Calogero, avvenuto allo Zen 2, sarebbe arrivato al culmine di una serie di liti.

Ne parlavano i parenti intercettati negli uffici della Squadra mobile domenica sera: “Tuo marito gli doveva rompere le gambe la prima volta… capito?”. Stando al contenuto delle conversazioni si era già sfiorato il peggio: “… lo sai che significa… tu vederti… vedi la morte con gli occhi – diceva la sorella di Benedetto Moceo mimando, annotano gli investigatori, il gesto di impugnare la pistola – e quello che ti ammazza è quello che ti ha messo al mondo… ma tu lo sai che significa?”.

Mentre aspettavano di essere ascoltati dagli agenti i familiari sapevano benissimo che le indagini si erano concentrate su Calogero: “Chi è che glielo ha potuto dire che è stato Calogero?”, chiedeva l’altro figlio. “Bu a me lo dici”, rispondeva la madre. E il cognato aggiungeva: “… lo sanno che è stato lui… lo hanno visto seimila persone”.

Il riferimento sarebbe ai tanti testimoni che hanno assistito all’esplosione dei colpi di fucile nei padiglioni di via Costante Girardengo. Qualcuno aveva anche avvertito i poliziotti che, giunti sul posto, fecero in tempo a vedere un uomo fuggire tenendo in mano qualcosa. Si sarebbe trattato di Calogero Moceo che imbracciava ancora l’arma del tentato omicidio del padre.


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