Caso Siracusa, per i commissari |la mafia non c'entra - Live Sicilia

Caso Siracusa, per i commissari |la mafia non c’entra

Fava: "La sensazione è che siamo di fronte a una querelle politica locale che ha poco a che fare con i compiti della commissione".

Commissione Antimafia
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SIRACUSA – “Niente a che vedere con la mafia”. Comincia a trapelare qualche giudizio riguardo all’audizione che il sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo ha tenuto ieri in commissione Antimafia. L’idea che sembra prevalere tra i commissari che hanno ascoltato il sindaco, convocato a San Macuto per le dichiarazioni durante una direzione provinciale del Pd (“soggetti nel Pd che hanno rapporti con la criminalità organizzata”), è che “ci si trovi di fronte a una querelle politica molto dura ma che nulla abbia a che fare con la mafia”. Questa impostazione accomuna di sicuro i due vicepresidenti della Commissione, il deputato Claudio Fava e il senatore Luigi Gaetti. E peserà la prossima settimana in sede di ufficio di presidenza dove verranno richiesti – di certo – gli atti della querelle alla Procura di Siracusa, ma che per il resto potrebbe portare anche alla decisione di non proseguire con le audizioni. Una valutazione definitiva non è stata ancora fatta – precisa Claudio Fava – ma la sensazione è che siamo di fronte a una querelle politica locale molto dura, molto forte, ma che ha poco a che fare con i compiti della commissione Antimafia. Che non si occupa di illeciti amministrativi, di scontri fra gruppi dentro a un partito, di querele diffide e denunce, ma di tutto ciò che riporti in modo sostanziale a criminalità organizzata di stampo mafioso. La mia sensazione è che non sia compito della commissione Antimafia andare a dirimere questa vicenda”. Verranno chiesti gli atti alla Procura: “Daremo un’occhiata a quanto consegnato dall’uno e all’altro contendente, però diciamo, al di là delle parole adoperate non c’è traccia di mafia in questa vicenda”. L’uno e l’altro contendente sono ovviamente il sindaco Garozzo e la consigliera comunale Simona Princiotta. Il primo ha attaccato la seconda con l’obiettivo di denunciarne i rapporti con la criminalità organizzata. La seconda, che è protagonista da mesi di denunce alla Procura che hanno avvolto la macchina amministrativa del comune aretuseo in un vortice di indagini (alcune concluse dalla Procura con 31 avvisi a consiglieri, amministratori, dirigenti e funzionari) si è già difesa in Antimafia regionale (gli atti hanno preceduto il sindaco a San Macuto) ribaltando le accuse. “Non ci sono tracce di mafia – ha ripetuto Fava – ma ci sono altre tracce e uno scontro dalla temperatura molto alta: questo non basta perché l’Antimafia diventi il luogo in cui si contendono posizioni diverse. Altre audizioni? Decideremo se farne altre o fermarci a questa: cosa che è anche probabile”. Per l’altro vicepresidente, Gaetti, il cui giudizio ricalca quello del collega Fava, uno scenario possibile potrebbe essere il passaggio dell’indagine al comitato Enti locali, della stessa commissione Antimafia. Una sorta di sottocommissione presieduta dal senatore Michele Giarrusso. Non proprio un modo per derubricare la vicenda, ma una maniera per darle attenzione in una sede diversa da quella plenaria. L’Ufficio di presidenza si riunirà la prossima settimana (la data sarà ufficializzata domani): oltre ai giudizi dei due vicepresidenti e della presidente Rosy Bindi peseranno quelli dei capigruppo.

 


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