Dal gasolio alla carta igienica| Furti alla Rap, chi va a processo - Live Sicilia

Dal gasolio alla carta igienica| Furti alla Rap, chi va a processo

Uno dei furti ripresi dai poliziotti

Diciassette imputati. Due chiedono di patteggiare.

PALERMO – “… Ieri è entrato, è venuto, e si è contato la carta igienica, già se ne deve fregare due balle…”, diceva uno dei dipendenti infedeli della Rap arrestati dalla polizia nel marzo del 2015. L’udienza preliminare davanti al giudice Alessia Geraci si chiude con due richieste di patteggiamenti, sei imputati rinviati a giudizio e nove che scelgono di essere processati con il rito abbreviato.

Dal magazzino di via Ingham, a Brancaccio, spariva di tutto. Il gasolio sarebbe finito nelle officine meccaniche di parenti e amici degli indagati. Stessa cosa con la merce della società nata sulle ceneri dell’Amia. Detersivi, bacinelle, tute, scope e sacchi riempivano gli scaffali di un negozio oppure venivano proposti al migliore offerente in una bancarella a Ballarò.

A chiedere di patteggiare sono stati Carmelo e Girolamo Iacò, padre figlio, che hanno concordato rispettivamente quattro mesi il primo e due anni di carcere il secondo, con la sospensione condizionale della pena. Il primo risponde di ricettazione, il secondo di associazione a delinquere e peculato. Il 5 dicembre prossimo inizierà in Tribunale il processo a carico di Vittoriano Muscarello, Maurizio Lanzarone, Maurizio Vella, Giuseppe Assennato. Benedetto Musso e Walter Rocca. In abbreviato saranno giudicati Antonio Cardinale, Giovanni Di Franco, Giustino Ciglietti, Rosario Ciglietti, Giuseppe Di Giovanni, Francesco Mancuso, Girolamo Messina, Salvatore Messina, Salvatore Ragusa, Giuseppe Rosato.

I riflettori dei poliziotti del commissariato Brancaccio, coordinati dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Pierangelo Padova, si accesero nel luglio 2013 quando un Fiat Fiorino venne visto uscire dal deposito di Brancaccio trentacinque minuti dopo le sei del mattino. A velocità sostenuta raggiunse un parcheggio allo Sperone. Scesero in quattro e scaricarono dei recipienti di gasolio. Tra di loro c’erano Cardinale e Di Franco, addetto alla distribuzione-magazzino e responsabile della colonnina del carburante.

E così i poliziotti avviarono i monitoraggi, scoprendo che i furti non riguardavano solo il gasolio ma anche merce e arnesi da lavoro che sarebbero stati scaricarti sempre negli stessi posti: il negozio di detersivi “Cardinale” di corso dei Mille; nello scantinato, sempre in corso dei Mille, di Francesco Mancuso; nell’abitazione di Carmelo Iacò in via Messina Marine e nella bancarella del figlio Girolamo; nell’officina meccanica di Rosario Ciglietti a Misilmeri e in quella di corso dei Mille nella disponibilità di Salvatore Messina.

Il resto del desolante quadro investigativo, già costata la sospensione di alcuni lavoratori, lo tracciarono le intercettazioni telefoniche. “… io ieri sera, mi sono venuto a fare il giro e mi sono lasciato di dietro i bidoni già pronti – diceva Francesco Mancuso – così sono arrivato e quello mi ha detto, che già qua, ma no …”. Interessante anche la conversazione fra Carmelo Iacò e il figlio Girolamo che chiedeva al padre: “… mi puoi prendere delle cose? … se mi porti i sacchi, queste cose … ieri quello del Porticello, mi ha chiesto il Vim, gli stracci, queste cose …”. Le scorte, però, a giudicare dalle parole di Carmelo Iacò, erano finite. Bisognava chiedere all’azienda di acquistare nuova merce, altrimenti la bancarella nel mercato Ballarò sarebbe rimasta sfornita: “… Mimmo, ce n’è pochi, devo fare la richiesta, capito? ora ci chiamo e ci faccio fare una richiesta di integrazione di materiale per le pulizie …”.

 


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