Il passante ferroviario ai raggi X | Ecco la maxi opera a rischio stop - Live Sicilia

Il passante ferroviario ai raggi X | Ecco la maxi opera a rischio stop

La stazione Lolli del passante ferroviario inaugurata pochi mesi fa dal ministro Delrio

La storia, i numeri e i nodi di un'opera da 1,1 miliardi vicina a diventare una nuova incompiuta.

PALERMO – Oltre un miliardo di euro di investimenti, 30 chilometri di doppio binario elettrificato, di cui 18 in trincea, 25 stazioni e fermate, di cui 10 nuove di zecca e 7 fuori città, 12 gallerie, 22 passaggi a livello eliminati: è questo, in cifre, l’identikit del passante ferroviario di Palermo, una delle opere pubbliche più imponenti e decisive nella storia recente del capoluogo siciliano. Un cantiere mastodontico, iniziato nel 2008 e che ha già accumulato due anni di ritardi, che dovrebbe realmente rivoluzionare la mobilità cittadina: basti pensare che tutti gli altri sistemi di trasporto, dal tram all’anello passando per la Ztl, sono stati pensati proprio in funzione del passante ferroviario.

E’ anche per questo che il timore di un blocco dei cantieri, già completati per l’80%, mette in angoscia non solo il comune di Palermo ma anche la Regione. Il passante, infatti, è quanto di più simile a una metropolitana ci sia in città: con il suo sistema di stazioni, sotterranee o in superficie, garantirebbe collegamenti veloci da e per l’aeroporto di Punta Raisi, ma soprattutto all’interno dell’area urbana. Per avere un’idea di quanto possa essere utile, è sufficiente visitare la stazione Guadagna o la stazione Lolli, inaugurate lo scorso febbraio dal ministro Graziano Delrio, o accomodarsi sui convogli che fanno la spola tra l’università di viale delle Scienze, il Policlinico e la Stazione centrale. Carrozze piene e gente in piedi, nonostante qualche treno malandato, una frequenza non bassissima e la mancanza di un biglietto integrato con tram e autobus: segno del fatto che un treno cittadino, puntuale ed efficiente, potrebbe realmente cambiare in modo radicale le abitudini dei palermitani.

L’annuncio della Sis, che prevede 250 licenziamenti e il blocco dei cantieri a meno di due anni dal completamento (mancano lavori per 110 milioni su un progetto da 1,1 miliardi), ha gettato nel panico le istituzioni: il sindaco Orlando si è affrettato a chiedere la convocazione di un tavolo prefettizio, che dovrebbe tenersi a breve; l’assessore regionale alle Infrastrutture Pistorio ha invocato l’intervento di Rfi, ossia delle Ferrovie dello Stato che stanno gestendo l’opera in tutto e per tutto. Le Ferrovie parlano di una decisione “unilaterale”, mentre il governo nazionale si sarebbe già mobilitato. Gli operai, in realtà, non si sono fermati e l’annuncio appare più come un braccio di ferro fra Sis e Rfi. Il timore però è che l’opera si blocchi, lasciando la città un cantiere a cielo aperto e vanificando non solo le speranze di migliorare la mobilità palermitana, ma anche i tanti sacrifici che in questi anni i cittadini hanno sopportato.

Su tutti l’incredibile vicenda del tratto Imera, galleria bloccata per infiltrazioni d’acqua, che ha richiesto l’esproprio e il futuro abbattimento di 5 palazzine in pieno centro città con famiglie da anni costrette a vivere in albergo. La Sis, secondo quanto riferito, avrebbe più di un problema economico, il che non consentirebbe di concludere il cantiere che ha previsto per esempio l’arrivo in città di Marisol, la mega talpa meccanica che dovrebbe scavare da Notarbartolo all’aeroporto: un prodigio della meccanica che, secondo i sindacati, non è neanche mai stata usata.

Un’opera dalla storia travagliata, simile a quella di tante altre grandi opere italiane: i lavori sarebbero dovuti iniziare nei primi anni Duemila, ma fra contenziosi e bagarre politiche, il via ufficiale è stato solo nel 2008. Il passante comprende tre tratte: la A Notarbartolo-stazione centrale, da 8,5 chilometri; la B Notarbartolo-La Malfa, da 5,4 chilometri; la C La Malfa-Carini, da 16,2 chilometri. I lavori si sarebbero dovuti concludere nel 2012, ma la data è di volta in volta slittata: le tratte A e C sarebbero dovute essere pronte per il 2016, così come il ripristino del binario per l’aeroporto; per la B la data era invece fissata al 2018, a causa dei ritardi dovuti alle infiltrazioni d’acqua nella galleria di via Bernava.

Date che adesso potrebbero andare in fumo mandando all’aria l’idea di una nuova mobilità a Palermo, vanificando i sacrifici di residenti e commercianti e regalando alla Sicilia l’ennesima incompiuta, con una città sventrata e un collegamento per l’aeroporto interrotto sine die.


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