Cosa nostra, 'ndrangheta e cocaina| Nel mirino l'asse Calabria - Catania - Live Sicilia

Cosa nostra, ‘ndrangheta e cocaina| Nel mirino l’asse Calabria – Catania

I solidi rapporti tra le cosche catanesi e le ‘ndrine calabresi, da poco duramente colpite dal maxi sequestro di droga al porto di Gioia Tauro.

CATANIA – Il porto di Gioia Tauro si conferma essere la porta di accesso della cocaina in Italia. Il sequestro di qualche giorno fa di quasi 400 chili di cocaina, per un valore stimato dalla magistratura reggina di 77 milioni di euro, ha portato importanti perdite economiche alle ‘ndrine della “Piana” ma di riflesso ha conseguenze importanti anche per i “clienti” catanesi. Perché i calabresi sono tra i maggiori fornitori della mafia catanese. Lo dimostrano le azioni di polizia giudiziaria e lo ha messo nero su bianco la Dia nell’ultima relazione semestrale. “Per quanto riguarda l’approvvigionamento di cocaina – si legge – le consorterie continuano a mantenere solidi rapporti con i clan calabresi”.

Cerchiamo di conoscere chi sono i capi delle ‘ndrine della zona dove arriva la cocaina dal Sud America, cioè la Piana di Gioia Tauro, e quella della fascia jonica (Locride e San Luca) che troviamo spesso nei faldoni delle indagini sul traffico di droga a Catania. La mappa è fornita dall’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia che fotografa (a livello geografico) i centri di potere criminale della ‘ndrangheta. “I Piromalli e i Molè rimangono attori indiscussi del teatro criminale – scrive la Dia – della Piana di Gioia Tauro”. Più variegato lo scenario delle famiglie mafiose della fascia jonica: “Sono ritenute manifestazione ‘ndranghetiste di assoluto rilievo le locali di San Luca (Pelle – Vottari e Nirta – Strangio); Platì (Barbaro – Trimboli), Africo (Morabito-Palamara-Bruzzaniti), Cirella di Platì (Fabiano), Siderno (Commisso, in contrapposizione ai Costa e ai Curciarello), marina di Gioiosa Jonica (Aquino, Colluccio e Mazzaferro), Gioiosa Jonica (Scali-Ursino e Jerinò).

I canali della “polvere bianca” si sono spostati più a sud di Napoli (anche se gli affari con la camorra restano, ndr), con personaggi della ‘ndrangheta che hanno intrapreso “joint venture” con la mafia catanese: da Cosa nostra (Santapaola) ad altre cosche operative nel territorio etneo (come i Cappello). Partnership che in molte occasioni avrebbero portato i “fornitori” a dei regali per fidelizzare gli “acquirenti”, come armi. In alcuni sequestri della polizia a diversi corrieri della droga, insieme al carico di cocaina isono state rinvenute delle pistole. Una sorta di “premio” per l’acquisto.

Sono in continuo monitoraggio il porto di Messina e il casello di San Gregorio da parte degli investigatori, che in questi mesi hanno intercettato diversi carichi di cocaina, affidati ad insospettabili “corrieie”. La mafia ingaggia “incensurati” per depistare le indagini ed evitare i sequestri. Il canale della droga Calabria – Catania è costantemente nel mirino degli investigatori catanesi: dalla “Narcotici” della Squadra Mobile, al Nucleo Operativo dei Carabinieri e al Gico della Guardia di Finanza.

L’asse Calabria – Catania della cocaina è tra i più ricchi a livelli di introiti illeciti. Non lo dimostrano solo i sequestri legati ai corrieri calabresi, ma anche delicate indagini che hanno portato alla luce strategie criminali sin dal 2011. A volte anche indipendenti dalla criminalità organizzata, che comunque dava il consenso ad operare. L’operazione Bitter Fruit, ad esempio, ha rotto gli equilibri di un’attività illecita specializzata nel traffico di droga tra la Calabria e l’Etna, anche se il quartier generale dove si pianificava sarebbe stato a Roma. Molti incontri sarebbero avvenuti in un bar vicino al “Grand Hotel di Roma”, così la malavita chiama “il carcere di Rebibbia” della capitale. Un’altra operazione che cristallizza i forti legami criminali tra la punta dello “stivale” e la cosca jonica della Sicilia è l’inchiesta “Family” eseguita lo scorso marzo. I trafficanti operavano nell’asse Catania – Calabria per l’approvvigionamento di droga che smerciavano in due piazze di spaccio a San Cristoforo e Zia Lisa. Le roccaforti della cocaina a Catania sono San Giovanni Galermo e Librino, i due regni incontrastati dei Nizza, come dimostra il recente blitz Carthago dove si stimano giri d’affari di 80 mila euro al giorno.

 


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