Palermo, primarie già in dubbio |Carte coperte fino al referendum - Live Sicilia

Palermo, primarie già in dubbio |Carte coperte fino al referendum

Gli alleati frenano il Pd. E anche tra i dem c'è chi pensa a dribblare i gazebo.

PALERMO – Primarie sì o primarie no? La coalizione di centrosinistra comincia a traballare sulla scelta di un nome condiviso per le prossime amministrative di Palermo. Anzi, più che sulla scelta del nome, prematuro al momento, sul metodo da seguire per arrivare a quel nome. Segnali di tensione sono arrivati dal tavolo che si è tenuto due sere fa nella sede del Pd di Palermo tra le delegazioni provinciali dei democratici, di Sicilia Futura, Sicilia Democratica, Centristi per la Sicilia (il nuovo soggetto politico che si è staccato dall’Udc) e Nuovo Centrodestra. E le ricadute di queste frizioni potrebbero essere considerevoli, soprattutto con il referendum del 4 dicembre alle porte, e, sul lungo periodo, in vista delle elezioni regionali. Il problema che scuote la coalizione si riassume tutto con un’affermazione di Pietro Alongi, deputato regionale di Ncd: “Se sono primarie del Pd allora non chiamino noi”.

Il segretario regionale del Partito democratico Fausto Raciti aveva indicato il 20 novembre quale termine ultimo per la presentazione delle candidature per le primarie di Palermo, ma gli alleati non hanno gradito quella che definiscono una “fuga in avanti”. Soprattutto perché attualmente, e fino al 4 dicembre appunto, “tutte le energie della coalizione sono impiegate per la campagna referendaria a favore del Sì”. “Quella per il referendum – continua Alongi – è una battaglia difficile e complessa a cui dobbiamo dedicarci senza sbavature. E scegliere il miglior candidato per Palermo richiede il massimo della concentrazione”. Dello stesso parere anche Salvo Lo Giudice, di Sicilia Futura: “La nostra proposta è quella di rinviare il dialogo sul futuro candidato per Palermo a dopo il referendum poiché scegliere la persona più adatta non sarà facile, servono tutte le qualità giuste per un candidato di spessore. Non possiamo sbagliare”. Insomma, almeno sul percorso da seguire la coalizione – che ha messo su un generico “tavolo” – al momento marcia in ordine sparso. E la definizione di una road map da parte del Pd siciliano senza un coinvolgimento preventivo degli alleati non sembra essere stata un buon viatico. Anche dalla segreteria regionale del Pd, d’altro canto, c’è chi chiede di separare nettamente i due momenti: “È certamente un fatto positivo che a pochi mesi dalle amministrative di Palermo nasca un tavolo di coalizione sulle primarie purché questo sia nettamente slegato dalle iniziative referendarie”, dice Antonio Ferrante.

Il problema, però, è più serio e più profondo e non si riduce alla concomitanza dei due momenti: non a tutti gli alleati del Partito democratico piace l’idea di passare da primarie. E questo potrebbe essere uno scoglio difficile da superare, un ostacolo che fa tremare la coalizione dalle fondamenta e che potrebbe rivelarsi un pericoloso precedente in vista delle prossime elezioni regionali, soprattutto con la mina vagante Rosario Crocetta che ribadisce ogni volta – l’ultima ancora oggi – che intende ricandidarsi a Palazzo d’Orleans. “È il Pd che ha nel suo statuto l’obbligo delle primarie – sottolinea Alongi – non noi. Per noi, anzi, le primarie rimangono soltanto ‘possibili’ non obbligatorie. Dopo il 4 dicembre potremo sederci attorno a un tavolo e ragionare sulle candidature e sul metodo per scegliere un nome condiviso, ma non vogliamo essere obbligati alle primarie”. “Sarebbe meglio non farle – dice addirittura Lo Giudice. – Con candidati che sono già in campagna elettorale da mesi, le primarie ci farebbero soltanto perdere tempo. Sarebbe certamente più proficuo trovare, attraverso il confronto tra alleati, un nome condiviso che abbia tutte le qualità giuste per andare a governare Palermo”.

La strada per il Pd, quindi, sembra già segnata ed è sempre più probabile che il Partito democratico debba fare un passo indietro. O più di un passo indietro. Innanzitutto, rispetto alla scadenza indicata dal suo segretario regionale per il 20 novembre; poi, non è escluso che si debba anche trovare un escamotage per non fare le primarie. Ipotesi che il segretario provinciale del Pd non esclude: “Se si trovasse un nome che riesca a mettere d’accordo tutto il mio partito e gli alleati – dice Carmelo Miceli – potrei prendere in considerazione l’ipotesi di non organizzare le primarie. Ma solo se il nome fosse realmente appoggiato da tutti”. Un cambio di rotta rispetto agli annunci del segretario regionale dem Raciti che ribatte: “Ritengo che sia uno sbaglio legare le scelte per le amministrative agli esiti referendari. Ma ormai la questione non riguarda più me”.

Il totonomi nel Pd intanto continua. Nadia Spallitta, vicepresidente di Sala delle Lapidi, e Ninni Terminelli,esponente della “sinistra delle idee” tra i Dem, sono attualmente gli unici due “autocandidati” e non prenderebbero bene il passo indietro del partito sulle primarie. Altri nomi papabili la capogruppo dell’Ars, Alice Anselmo, e l’eurodeputata Caterina Chinnici. L’ultima indiscrezione, poi, vuole Rosi Pennino in pole position perché avrebbe messo d’accordo l’area cracoliciana e l’aerea faraoniana del Partito democratico. Ma la diretta interessata, contattata da Livesicilia, la prende un po’ a ridere: “Amo la politica, ma questa ipotesi mi fa sorridere perché nessuno mi ha mai contattata per farmi una proposta del genere. Anzi se sentite qualcuno, dite loro che mi chiamino”. Ufficialmente i big palermitani del partito, Faraone, Cracolici e Giuseppe Lupo, altro nome ritenuto papabile, non si sono pronunciati. Anche gli alleati starebbero ragionando sulle loro candidature, tra gli altri circola il nome di Edy Tamajo di Sicilia Futura.

Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il referendum. E i suoi possibili effetti deflagranti sullo scenario politico nazionale, che potrebbero portare a un rimescolamento nelle forze politiche. Un motivo in più, per gli alleati del Pd, per non avere troppa fretta e restare in attesa. E forse anche per qualche pezzo di Pd.

 


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