L'ultimo saluto a Maiorca |"Un cuore grande e fiero" - Live Sicilia

L’ultimo saluto a Maiorca |”Un cuore grande e fiero”

Siracusa stamattina ha dato l’estremo saluto al suo mito.

SIRACUSA – Audacia esistenziale e sportiva, rettitudine morale, colori, grecità. Nell’omelia di don Rosario Lo Bello e nelle parole della figlia Patrizia, le principali caratteristiche che hanno contraddistinto l’esistenza di Enzo Maiorca: così Siracusa stamattina ha dato l’estremo saluto al suo mito. Un migliaio di persone ha partecipato ai funerali del campione d’immersione e di battaglie ambientaliste, celebrati nella cattedrale della sua Siracusa da don Rosario Lo Bello. Presenti le più alte cariche istituzionali, dal sindaco Giancarlo Garozzo al prefetto Armando Gradone; dagli amici di sempre ai cittadini comuni. Un picchetto d’Onore della Marina militare ha salutato il feretro all’uscita della chiesa, schierato su piazza Duomo per l’uomo cui in vita è stata conferita la Medaglia d’Oro al valor di Marina. Tutti si sono stretti attorno alla figlia Patrizia, ai nipoti – che indossavano le sue stravaganti e colorate camicie per volere del nonno. “Ché fosse un giorno di festa, ci fosse del vino e si indossassero cose colorate”, ha spiegato il nipote. Due momenti durante la funzione sono stati interrotti dagli applausi di una chiesa gremita. Il primo quando don Rosario ha parlato dell’uomo e della sua semplicità: “Quanto fosse grande e fiero il cuore di quest’uomo, quanto fosse grande il suo respiro, era a tutti evidente. Se possiamo dire qualcosa della personalità di Enzo è che quanto appariva lui era”. Il secondo può considerarsi un sigillo sulle sue battaglie ambientaliste: “Ha dato tanto nello sport e nel resto della vita è perfino andato oltre – ha detto don Rosario nell’omelia -. Ha difeso i valori civili della sua città. I valori ambientali e naturali della sua Siracusa. Negli ultimi anni della sua vita si è speso tantissimo per il paesaggio. Nessuno vuole approfittare della sua immagine: è la verità. Lui voleva difendere le coste siracusane. È stato bello che da tutti sia stato chiesto che la Riserva terrestre del Plemmirio sia intitolata a lui e a sua figlia Rossana”. Il riferimento è all’attuale Area marina protetta, ma non solo: anche alla istituenda riserva terrestre per la quale Maiorca si è battuto alla testa di un comitato di associazioni ambientaliste. Nel mezzo dell’omelia il riconoscimento di aver “dato lustro alla città” con le sue imprese sportive che gli sono valse anche l’altra Medaglia d’Oro, al valore atletico, conferita dal presidente della Repubblica. “Imprese dalle dimensioni mondiali – ha proseguito don Rosario – ma che lui ha sempre legato alla sua siracusanità, dando all’insieme un tocco di grecità e creando in tutti l’idea del mito”.

Dal pulpito, al termine della funzione, il ricordo della figlia Patrizia è cominciato così: “Parlerò a ciglio asciutto perché sono una spartana”. Il perché nel racconto che è seguito: una passeggiata col papà Enzo e la sorella Rossana (allora di 7 anni; lei di 5): “Da una parte l’azzurro del mare di Ognina, dall’altra il verde intenso della macchia mediterranea, il verde smeraldo dell’erba nuova e l’iris selvatico che gareggiava col mare per chi fosse del blu più bello. Voleva che noi vincessimo la fatica e ci allenassimo a camminare accostando quella tempra alla civiltà spartana: chi arriva prima può fregiarsi del titolo di spartana”. Al termine della funzione, la bara è stata trasportata in spalla dai nipoti fino all’uscita della cattedrale. Nella piazza, oltre al picchetto d’onore della Marina, anche alcuni giovani amici con uno striscione: “Prua al mare, Enzo”. A Siracusa oggi dalle 8 alle 14 era lutto cittadino. Per le esequie di Maiorca, presenti anche i volontari di Sea Sheperd, del cui Consiglio dei saggi facevano parte sia Enzo sia la figlia Patrizia. Enzo Maiorca, per sua volontà, verrà cremato. Le sue ceneri verranno disperse in mare, come da lui richiesto per iscritto, “in una giornata di primavera quando soffia il vento di Ponente” dall’estremo lembo di costa siracusana di contrada Plemmirio: capo Murro di Porco. In una giornata in cui il Ponente rende “il cielo terso, il mare vellutato sotto costa”.


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