Un imbarco di freddo e gelo | L'aereo ai tempi del low cost - Live Sicilia

Un imbarco di freddo e gelo | L’aereo ai tempi del low cost

Il corsivo di Civis
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D’estate poteva anche essere divertente, ma ora che si avvertono i primi freddi il “metodo di imbarco” usato da Ryanair all’aeroporto di Palermo comporterà inevitabilmente molte bronchitelle e, Dio non voglia, anche qualche polmonite. Lo sciagurato metodo di imbarco – sul quale si stende evidentemente la complicità dei vertici della Gesap – consiste sostanzialmente nel rifiuto del finger, cioè di quel braccio mobile che dal gate potrebbe portarvi direttamente dentro l’aeromobile, attraverso la sola porta anteriore. Ma è proprio questo il dettaglio che Ryanair non sopporta.

La compagnia irlandese per velocizzare al massimo i tempi di attesa e ridurre conseguentemente il compenso da pagare alle Gesap, pretende che le operazioni di imbarco e sbarco si svolgano sia attraverso la porta anteriore sia attraverso quella posteriore. Dettaglio questo che esclude automaticamente il finger. Non solo. Per meglio seviziare i passeggeri – la compagnia in cambio del low cost vuole arrogarsi anche questo capriccio – costringe la complice Gesap ad avviare l’imbarco un’ora prima della partenza. Con un metodo che, come in un moderno calvario, prevede tre stazioni di sosta e sofferenza. Nel primo step, per dirla con Ryanair, i passeggeri vengono invitati a inconigliarsi nel finger e a compattarsi davanti alla porta secondaria, già esposta a tutti i venti, che dal tunnel conduce al piano terra.

Effettuato il primo compostaggio, proprio come si usa fare per la spazzatura, i passeggeri vengono costretti a rimanere fermi li per una ventina di minuti, in attesa che l’aereo, appena atterrato, completi lo sbarco. Appena il comandante autorizza il personale delle pulizie a salire a bordo per una rapidissima sistemazione dei sedili in vista della ripartenza, il personale della Gesap invita i passeggeri riuniti in tutta compostezza nel fondo del tunnel a scendere le due rampe di scala e a trasferirsi al piano terra dove verranno cortesemente invitati a una seconda sosta di compostaggio. Una sorta ghiacciata, ovviamente. Perché si tratta di aspettare sulla soglia della porta che conduce alla pista e dunque in balia del vento, della pioggia e di un inesorabile raffreddore.

L’attesa, in questo secondo step, si prolunga per almeno dieci minuti. Poi, quando gli uomini delle pulizie stanno per concludere il loro lavoro e dal comandante arriva finalmente il via libera, comincia il terzo e ultimo step. Stretti l’uno con l’altro e visibilmente imbiancati dal freddo, i passeggeri affrontano i cinquanta metri di asfalto che separano la base del finger dalle due porte dell’aereo. Sono talmente presi dal vento e dal gelo – e quando Dio vuole anche dalla pioggia – che non vedono l’ora di raggiungere il loro posto. E lo fanno velocemente. Febbrilmente, verrebbe da dire. Come Ryanair comanda. Viva il low cost.

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