Firme false, caos 5Stelle| Sono in tre a denunciare - Live Sicilia

Firme false, caos 5Stelle| Sono in tre a denunciare

Gli uffici della questura di Palermo

Quattro deputati regionali dai pm. Il direttorio non sapeva. E un nuovo testimone si auto-accusa.

PALERMO – I Cinquestelle che ammettono di avere partecipato alla falsificazione delle firme sono diventati tre. Il terzo si è aggiunto nelle ultime ore e complica la posizione degli indagati. Si allarga, dunque, il fronte di chi ha deciso di aiutare i magistrati di Palermo.

Da una parte proseguono le audizioni in Procura delle “persone informate sui fatti”. Dall’altra diverse decine di elettori disconoscono la propria firma apposta negli elenchi che furono presentati nel 2012 per consentire al Movimento cinque stelle di presentare la propria lista alle Amministrative di Palermo. Nel frattempo le “comunarie” restano al palo. Prima bisognerà aspettare l’esito delle indagini della Procura. “Aspettiamo i magistrati, l’avviso di conclusione dell’indagine sarò già un passo importante. Comunque è impensabile che non venga presentata una lista a Palermo”, dice il deputato regionale Giancarlo Cancelleri mentre attende di entrare, assieme a Giampiero Trizzino, Gianina Ciancio e Stefano Zito (nessuno era presente negli uffici di via Sampolo il giorno in cui le firme furono ricopiate) nella stanza del procuratore aggiunto Bernardo Petralia e del sostituto Claudia Ferrari. I deputati dell’Ars sono stati i primi a raccogliere lo sfogo di Claudia La Rocca, la deputata che ha confermato la ricopiatura delle firme quando ci si accorse che sui moduli era stato indicato in maniera errata il luogo di nascita di un candidato alle Amministrative. Dopo di lei altri due attivisti hanno seguito la sua strada. Non spontaneamente, ma solo nel corso delle convocazioni dei pm.  

I colleghi deputati raccolsero lo sfogo della La Rocca che, dice Cancelleri, “voleva liberarsi di un peso, dell’angoscia che aveva dentro”. I deputati regionali appoggiarono la sua scelta di rivolgersi alla magistratura, ma non sentirono la necessità di informare il direttorio nazionale sui fatti di Palermo. Il direttorio, dunque, sarebbe rimasto all’oscuro di tutto. Sul futuro né Trizzino, né Cancelleri si sbilanciano, anche se quest’ultimo sostiene che politicamente “chi ha sbagliato se ne dovrà assumere le responsabilità”. A cominciare dalla stessa La Rocca, nonostante la scelta di rivolgersi ai magistrati, perché “le attenuanti non esistono in politica, ma nella giustizia”. Giustizia, il cui corso i grillini attenderanno prima di decidere cosa fare, nella convinzione che i risultati dell’indagine arriveranno presto. Il pasticcio a Cinquestelle è tutt’altro che risolto.

Prosegue, dunque, l’indagine della Procura di Palermo sul giallo delle presunte firme false, che ha investito in pieno i Cinquestelle palermitani dopo le rivelazioni di un attivista, Vincenzo Pintagro, alla trasmissione ‘Le Iene’. Giorni frenetici negli uffici della Digos di Palermo, dove gli investigatori sono alle prese con centinaia di riconoscimenti da effettuare in poco tempo. Grandi stanzoni in cui vengono raccolti i simpatizzanti che allora firmarono in favore del Movimento e che ora devono riconoscere la paternità di quei nomi e cognomi: e secondo quanto si apprende da fonti del movimento le firme disconosciute sarebbero già “numerose”.

Sono ore difficili per La Rocca: agli amici più cari la deputata ha confidato il suo “sconforto” per una vicenda che rischia di minare la credibilità del Movimento 5 stelle e il lavoro fatto in quattro anni all’Ars.

Aggiornamento

“Non abbiamo riferito ai vertici nazionali il racconto della La Rocca sulla vicenda delle firme false. Ci siamo limitati ad ascoltarla e ad accogliere con felicità la sua intenzione di parlare con i magistrati”. Lo ha detto il deputato grillino siciliano Giancarlo Cancelleri, convocato dai pm nell’ambito dell’inchiesta sulle firme false per le liste del M5S alle comunali del 2012. Il parlamentare dunque ha negato di aver parlato con i vertici nazionali del movimento di quanto aveva appreso dalla collega Claudia La Rocca, che davanti ai pm si è autoaccusata del falso facendo anche i nomi degli altri attivisti coinvolti. Ai cronisti che gli chiedevano un commento sulla decisione di alcuni deputati nazionali di querelare per diffamazione Vincenzo Pintagro, attivista del M5s che pure aveva denunciato il fatto, Cancelleri ha risposto: “ci sono due versioni, quella della La Rocca e quella degli altri. Decideranno i magistrati quale è quella vera, non ha senso fare deduzioni”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI