Delitto Agostino, i pm: 'Archiviate'| Ma spunta una pista top secret - Live Sicilia

Delitto Agostino, i pm: ‘Archiviate’| Ma spunta una pista top secret

Nino Agostino con la moglie Ida Castelluccio il giorno del loro matrimonio

Sotto inchiesta due boss e "faccia da mostro". Il poliziotto ucciso insieme con la moglie nel 1989.

PALERMO – La richiesta di archiviazione non chiude l’indagine sull’omicidio dell’agente Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio. Se da un lato, infatti, i pm non hanno trovato prove sufficienti per chiedere di processare Giovanni Aiello, Gaetano Scotto e Antonino Madonia, dall’altro si scopre che è in corso un’altra indagine sulla quale nulla trapela, ma che potrebbe riservare colpi di scena.

Nell’attesa il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Roberto Tartaglia, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene avanzano la seconda richiesta di archiviazione. La prima era stata respinta dal giudice per le indagini preliminari Maria Pino che aveva imposto nuove indagini.

L’agente Agostino e la moglie furono trucidati a Villagrazia di Carini, il 5 agosto del 1989. Sotto inchiesta ci sono i boss Scotto, Madonia e Aiello, soprannominato “faccia da mostro” per la profonda cicatrice che ne deturpa il viso. Si tratta del poliziotto che ha finito per essere una presenza costante nei misteri d’Italia. In questa inchiesta si ipotizza che abbia aiutato i due mafiosi a fuggire dopo l’agguato.

Qualche mese fa il padre della vittima, Vincenzo Agostino, fu messo a confronto con il poliziotto. Senza esitazione alcuna disse che Aiello era l’uomo che un mese prima del delitto gli aveva chiesto notizie del figlio. I pm scrivono ora che il riconoscimento non ha “quella piena valenza probatoria che sarebbe indispensabile”. Questo perché è trascorso troppo tempo, Vincenzo Agostino può essere stato condizionato dal fatto di avere visto più volte, specie sui media, la foto di Aiello e infine perché il padre dell’agente, nel corso degli anni, ha riconosciuto altre persone.

A parlare del ruolo di Aiello era stato il collaboratore di giustizia Vito Lo Forte. Disse di averlo appreso da un’altra persona che ha, via via, indicato in soggetti diversi: Pietro Scotto, Gaetano Vegna e Vito Galatolo. Galatolo, boss dell’Acquasanta pure lui pentito, interrogato pochi mesi fa, ha riferito solo di “voci correnti all’interno della famiglia mafiosa”. Nulla di certo.

Se sull’omicidio Agostino non sono state trovate prove del coinvolgimento di Aiello, dubbi vengono invece sollevati sulla sua presunta vicinanza ad ambienti mafiosi. I pm ricordano che diversi pentiti – oltre a Galatolo e Lo Forte ci sono Consolato Villani, Giuseppe Di Giacomo e Giovanna Galatolo – hanno raccontato della partecipazione di Aiello, l’uomo dalla faccia deturpata, a riunioni di mafia convocate a fondo Pipitone, regno dei Galatolo. Solo che, fanno notare i pm, si tratterebbe di episodi degli anni Ottanta. L’eventuale reato di concorso esterno in associazione mafiosa sarebbe, però, prescritto. Resta il mistero sulla nuova pista investigativa imboccata dai magistrati. L’indagine sarebbe ancora alle battute iniziali.

 

 

 

 


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