Da un Expo all'altro: solo pasticci| Evapora la maggioranza di Crocetta - Live Sicilia

Da un Expo all’altro: solo pasticci| Evapora la maggioranza di Crocetta

Manca il numero legale: niente soldi ai creditori.

PALERMO – Chissà dove è andata a finire. Evaporata, tra i corridoi di Palazzo dei Normanni. La maggioranza di Crocetta non esiste più. E stavolta il premier non c’entra. Renzi ha lasciato la Sicilia già da qualche giorno. Ma nemmeno questo ha ricondotto lungo le strade che portano all’Ars i deputati alleati del governo, spariti da Sala d’Ercole durante i giorni della visita nell’Isola del presidente del Consiglio.

E così, ecco che tra numeri legali mancanti, e presenza in commissione insufficienti, non arriva ancora il via libera per pagare i fornitori dell’Expo siciliano. Un nuovo scivolone, fragoroso, quello della maggioranza assente, che avveniva poche minuti dopo un’altra caduta rumorosa. Stavolta in commissione bilancio, dove veniva bocciato clamorosamente l’articolo che prevedeva il finanziamento di un nuovo Expo, quello che il governo Crocetta avrebbe voluto organizzare in occasione del G7, previsto a Taormina nel maggio del 2017. Il finanziamento previsto era di 1,25 milioni di euro. Ma la commissione ha appunto bocciato l’articolo, formalmente all’unanimità. Nonostante le lamentele di alcuni esponenti del Pd presenti in quel momento. A cominciare dal ragusano Nello Depasquale che si è detto “contrario alla decisione dei colleghi della commissione”, di Giovanni Panepinto e Luca Sammartino.

Intanto, il governo “perde” i soldi per questa nuova vetrina. E potrebbe, tutto sommato, non essere nemmeno una cattiva notizia. Stando, almeno, agli esiti dell’altra vicenda legata all’organizzazione di un “Expo” siciliano. Perché dopo oltre un anno dall’avvio del Cluster bio-mediterraneo all’Esposizione milanese, di cui la Sicilia era capofila, i tanti fornitori non hanno ancora ricevuto un euro.

Il debito della Regione ammonta a oltre due milioni e mezzo. E per pagare questi creditori, nonostante le somme siano già materialmente nelle casse della Regione, il governo si è inventato un disegno di legge che riconosce quella cifra come un “debito fuori bilancio”. Peccato però che questo disegno di legge sembra non lo voglia approvare nessuno. Oggi, a Sala d’Ercole, è mancato per ben due volte il numero legale. Lo stesso era avvenuto ieri, quando alcuni deputati, come Toti Lombardo ha segnalato nuove anomalie: alcuni creditori non sarebbero stati inseriti nell’elenco della Regione. La maggioranza non è in grado di garantire nemmeno un numero legale in Aula da giorni ormai.

Intanto, qualche fornitore è passato alle “vie di fatto” con un pignoramento da 815 mila euro nei confronti delle casse della Regione. Lo “schiaffo” è arrivato dalla Manpower, la multinazionale che ha fornito il personale al lavoro nel padiglione del bio-mediterraneo. Ma gli ulteriori ritardi nell’approvazione della legge all’Ars rischiano di aprire a nuovi e costosi contenziosi. In attesa, ancora sono produttori storici di caffè, olio, formaggi e birre artigianali, aziende agricole produttrici di agrumi e note case vitivinicole. Ma a Expo i fornitori – quasi tutti siciliani – hanno anche portato la porchetta di suino dei Nebrodi e i fichi d’india. Non hanno visto un euro, nemmeno loro, così come l’agenzia che ha portato a Milano il gruppo musicale dei Tinturia, gli chef che hanno lavorato tra i padiglioni, persino gli stagisti inviati lì dall’Università Iulm.

I problemi starebbero nell’origine dei finanziamenti, che sarebbero stati assicurati, secondo i commissari scelti dal governo regionale, senza una copertura finanziaria. Copertura che invece ci sarebbe, secondo l’ex commissario del Cluster Bio-mediterraneo, Dario Cartabellotta che ha anche portato in Commissione bilancio tutti i dati. E almeno su questo punto si è fatta chiarezza: i soldi per pagare ci sono. Ma sono congelati, in attesa che l’Ars approvi questa legge che riconosca gli “originali” debiti fuori bilancio. Una legge che nessuno sembra voler approvare, però, forse per timore di incorrere in un danno erariale. E così, oggi all’Ars il doppio pasticcio: niente soldi per i fornitori Expo e niente soldi per il governo che di Expo ne voleva persino organizzare un altro. E forse, almeno la seconda è una buona notizia.


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