Dal mattone alla metropolitana| Pipitone: ecco gli affari dei boss - Live Sicilia

Dal mattone alla metropolitana| Pipitone: ecco gli affari dei boss

Antonino Di Maggio e Salvatore Cataldo

Il neo collaboratore di giustizia non parla solo di omicidi.

PALERMO - I VERBALI
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PALERMO – Parla di omicidi, ma anche di affari. Vicende e personaggi su cui si è indagato, ma che ora, con le dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia Nino Pipitone, rischiano di tornare di attualità. A cominciare dall’interesse della mafia “nella costruzione della metropolitana che doveva partire da Brancaccio e arrivare fino a Carini”.I Pipitone hanno sempre avuto grandi interessi economici. Fin dai tempi in cui Giovanni Falcone scoprì che in nome degli affari avevano stretto alleanza con Ciccio Messina Denaro, padre di Matteo che sarebbe diventato un imperdibile latitante.

Il racconto del neo pentito parte da Salvatore Cataldo, costruttore già finito nei guai in passato e sul quale da ieri è piovuta addosso la pesantissima accusa di avere partecipato al duplice omicidio di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto. Il provvedimento di fermo è firmato dai sostituti procuratori Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi, Amelia Luise e dall’aggiunto Vittorio Teresi. Di lui Pipitone dice: “Aveva un’impresa edile che lavorava nella zona di carini. Non era formalmente affiliato, ma era sempre a disposizione della famiglia mafiosa di Carini per affari ed investimenti (un po’ come facevano, in altri ambiti, Lorenzo Altadonna e Gioacchino Sapienza). Cataldo ha avuto come socio in varie attività edilizie l’avvocato Russo di Carini, che anche conosco da anni. Cataldo comprava terreni con l’autorizzazione dei miei zii, poi costruiva e rivendeva le case e destinava una parte del provento alla cassa della famiglia di Carini; in cambio riceveva protezione nei rapporti con i suoi operai, quando insorgevano problemi o contrapposizioni”.

Finito in manette nel novembre del 2007, Altadonna fu assolto nel 2009. Come spesso accade le prove non ritenute sufficienti nel processo penale hanno costituito l’ossatura prima per il sequestro e poi per la confisca di un impero da 160 milioni di euro basato sulla sua presunta contiguità di Altadonna con i mafiosi. La vicenda giudiziaria di Sapienza, invece, si concluse positivamente per lui nel 2014, quando fu scagionato definitivamente da tutte le accuse che nel 2007 gli costarono l’arresto. L’originaria accusa di concorso esterno in associazione mafiosa fu derubricata in intestazione fittizia di bene salvo poi andare in frantumi nel corso del giudizio. A Sapienza furono restituiti tutti i beni, comprese le aziende del settore del trasporto di alimentari e altra merce della grande distribuzione.

Sul conto di Cataldo Pipitone aggiunge che “ha partecipato all’occultamento del cadavere di Bonanno (Giovanni Bonanno, mafioso di Resuttana, ndr) e che aveva “creato contatti con altri imprenditori edili al fine di chiedere le estorsioni”.

Il collaboratore tira in ballo per lo stesso duplice omicidio anche Antonino Di Maggio. “È un uomo d’onore della famiglia di Carini -mette a verbale Pipitone -. Era un punto di riferimento per le estorsioni, visto che molte persone che dovevano pagare venivano indirizzate a lui. Aveva una società denominata Cli che si occupava di vendita di elettrodomestici in tutta la regione e so che erano riusciti ad aprire un punto vendita molto grande a Castelvetrano. Aveva ottimi rapporti con i Lo Piccolo, so che per un periodo della loro latitanza sono stati ospiti di Di Maggio a Piranito”.

Quindi il passaggio sulla grande opera pubblica in costruzione a Palermo, di cui si parlava anche nei documenti sequestrati a Salvatore Lo Piccolo il giorno dell’arresto: “Siccome era anche legato alla famiglia, ha avuto ruoli delicati nel corso della costruzione della metropolitana. Salvatore Lo Piccolo aveva incaricato Di Maggio di occuparsi della messa a posto delle ditte che si occupavano dei lavori e di distribuire il ricavato, secondo le competenze territoriali, alle varie famiglie del mandamento di San Lorenzo-Tommaso Natale. So che Di Maggio aveva anche una contabilità per questa sua gestione dei lavori della metropolitana. Oltre alla messa a posto, Di Maggio ha fatto partecipare ai lavori della metropolitana anche alcune ditte di sua fiducia, come quella di Amato Salvatore”.

 

 


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