Banche popolari, stop alla riforma| Lo ha deciso Il Consiglio di Stato - Live Sicilia

Banche popolari, stop alla riforma| Lo ha deciso Il Consiglio di Stato

Si attenderà la decisione della Corte costituzionale.

PALERMO – Il Consiglio di Stato dà ragione a chi si opponeva alla riforma delle Banche Popolari, sospende alcune norme della circolare attuativa della Banca d’Italia e rinvia alla Corte costituzionale diversi aspetti della legge con cui il governo nazionale, nel 2015, decise la trasformazione delle Popolari in Spa.

Si tratta di una sospensiva cautelare. Il Consiglio di Stato ha rinviato la trattazione nel merito della questione, dopo che la Consulta si sarà pronunciata sulla legittimità della riforma stessa.

In particolare, è stata sospesa l’efficacia della circolare sulla possibilità di sospendere il rimborso delle azioni su cui è stato esercitato il diritto di recesso. Sul punto, secondo il Consiglio di Stato, la circolare di Bankitalia sulla trasformazione delle Popolari in Spa presenta “profili di non manifesta infondatezza” di legittimità costituzionale e “appare affetta da vizi derivati nella parte in cui disciplina l’esclusione del diritto al rimborso”. Ed ancora: “I provvedimenti impugnati (e la disciplina legislativa sulla cui base sono stati adottati) incidono direttamente su prerogative relative allo status di socio della banca popolare, così presentando profili di immediata lesività”.

“Tale decisione avrà immediato impatto sui procedimenti di trasformazione delle Banche popolari in società per azioni – spiegano i firmatari del ricorso, gli avvocati Comandè, Allegro Pontani e Zanchetti – andando a tutelare i migliaia di soci che, a causa del provvedimento della Banca d’Italia oggi sospeso dal Consiglio di Stato, avrebbero visto pregiudicati i loro diritti già fortemente incisi dalla riforma anche a livello normativo, tanto che lo stesso Consiglio di Stato, accogliendo le censure di costituzionalità mosse da altri ricorrenti, ha altresì ritenuto di sottoporre alla Consulta il giudizio sulla legittimità della riforma stessa”.

 


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