Cento milioni e due anni di ritardi| L'anello "calvario" dei palermitani - Live Sicilia

Cento milioni e due anni di ritardi| L’anello “calvario” dei palermitani

Uno dei cantieri in corso dell'anello ferroviario di Palermo

La fine dei lavori annunciata era nel 2017. Ma l'opera sarà pronta solo nel 2019. E la città soffre.

PALERMO – I lavori sarebbero dovuti finire a luglio 2017. Allo stato attuale, bene che vada, finiranno nel settembre del 2019 anche se l’opera potrebbe essere fruibile solo nel 2020. Ma non è detto che Palermo sia così fortunata. L’anello ferroviario resta forse la più dolorosa spina nel fianco del capoluogo siciliano: un’opera da oltre 100 milioni di euro, cantieri aperti in simultanea, ritardi ormai biblici, scontri fra Tecnis, Rfi e Comune e il rischio, mai scongiurato veramente, che tutto possa bloccarsi da un momento all’altro.

Un vero e proprio calvario non solo per gli automobilisti che fanno la gimcana fra le transenne, ma soprattutto per i residenti e i commercianti che vivono sulla propria pelle gli effetti della grande infrastruttura e sperano che giunga al più presto la parola “fine”. Un appalto sfortunato, quello dell’anello, che ha accumulato ritardi fin dalla progettazione, con una lievitazione dei costi che l’Anac ha stimato in 28 milioni, ma la cui sorte non è stata migliore col passare del tempo.

La Tecnis, ossia il colosso catanese che si è aggiudicata l’appalto, è da tempo sotto il controllo di un amministratore nominato dal governo, il cui mandato scade il prossimo febbraio. Nonostante le rassicurazioni della Tecnis di potere e volere completare l’opera, con tanto di nuovo crono programma stilato in Prefettura, la prossima scadenza del mandato del professore Ruperto non gioca a favore di un’accelerazione dei cantieri.

Il Comune non ha mai nascosto la propria insofferenza per la gestione dell’opera, che tocca a Rfi: pur da spettatore, Palazzo delle Aquile ha chiesto a più riprese la rescissione del contratto, ha proposto di riaprire le strade, ha detto chiaro e tondo che forse, con le nuove linee di tram, il progetto dell’anello non è poi così indispensabile. Ottenendo però pochi risultati, se non lo spezzettamento del cantiere (che ha causato altri ritardi) e il vantaggio di non dover chiudere mezza città simultaneamente, nonostante le previsioni iniziali di progetto.

I lavori sono stati consegnati il 21 luglio del 2014 e, secondo gli annunci di Rfi, sarebbero dovuti terminare il 20 luglio del 2017. Peccato che la tabella di marcia sia stata rimaneggiata tante di quelle volte che è ormai difficile starle dietro. L’ultimo crono programma ufficiale risale al primo settembre scorso, quando Rfi, Tecnis e Comune lo hanno siglato alla presenza del Prefetto. L’accordo prevede la fine dei lavori a maggio 2017 per il primo tratto di viale Lazio e a febbraio 2018 per il secondo; a giugno 2018 per quelli in via Sicilia e a dicembre 2018 in viale Campania. Aprile 2018 per completare via Amari e gennaio 2018 per vedere ultimati i lavori al Politeama, dove l’area è da anni transennata ma dove si aspetta ancora il via libera alla variante. Date che però, è bene precisare, si riferiscono alla riapertura delle strade: i lavori veri e propri, compresi anche quelli in sotterranea, termineranno invece a settembre del 2019 e poi sarà la volta dei collaudi. Insomma, bene che vada i palermitani potranno usufruire delle nuove fermate nel 2020.

Ritardi che hanno causato anche 53 milioni di riserve da parte della Tecnis che però, nel frattempo, per venire incontro alle richieste del Comune ha “liberato” parte di piazza Castelnuovo, togliendo una parte delle enormi barriere in cemento. Richiesta venuta dalle Ferrovie, su pressione dell’amministrazione Orlando, e che ha consentito di liberare almeno la parte di piazza Castelnuovo dove sorge la statua. “I lavori procedono come da accordi – spiegano dall’azienda – anche se non ci sono state ancora consegnate l’area per la fermata del porto, a causa di problemi fra istituzioni, e l’area 5 di via Amari che da via Principe di Scordia arriva fino in via Roma”.

Assai diversa la tesi del Comune, che ha chiesto a Rfi una relazione dettagliata sullo stato dei lavori prima di poter concedere l’area 5 in via Amari: “L’opera al momento è all’8% di completamento – dicono a Palazzo delle Aquile – vedremo se la Tecnis rispetterà il crono programma che noi valutiamo nel suo complesso”.

L’incontro tenutosi la scorsa settimana alla Regione ha fatto registrare l’ennesima diversità di vedute tra Rfi e Comune: per le Ferrovie, al di là di 2 mesi di ritardo su viale Lazio, i lavori procedono come stabilito il primo settembre; per il Comune la situazione è assai meno rosea. Una storia che però potrebbe non finire qui, visto che sono stati già stanziati i 120 milioni necessari a realizzare il secondo stralcio dell’infrastruttura, quello che collegherebbe Politeama e Notarbartolo mediante Malaspina chiudendo realmente l’anello. Una prospettiva che, al di là delle rassicurazioni sulla minora invasività dei cantieri, dalle parti di piazza Pretoria già fa tremare i polsi.


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