Troppo tempo per processarlo| Libero il boss di Porta Nuova - Live Sicilia

Troppo tempo per processarlo| Libero il boss di Porta Nuova

Tommaso Di Giovanni

Il 18 dicembre per Tommaso Di Giovanni (nella foto) si riapriranno le porte del carcere.

L'avvocato Giovanni Castronovo

PALERMO – I termini massimi di custodia cautelare sono scaduti. Domani Tommaso Di Giovanni, pezzo grosso della mafia di Porta Nuova, tonerà a essere un uomo libero.

Lascerà il carcere dove è rinchiuso dalla fine del 2011. Non ci resterà un giorno di più perché lo Stato non ha fatto in tempo a condannarlo con una sentenza definitiva prima che scadesse il termine massimo di carcerazione preventiva. Su Di Giovanni pesa una condanna in appello a otto anni e cinque mesi che gli è stata inflitta nel maggio del 2015. Gli era andata peggio in primo grado: 16 anni. La Cassazione ha annullato la sentenza d’appello con rinvio solo per due capi d’imputazione. Tutto il resto delle accuse sono ormai definitive.

Le indagini, cristallizzate nelle sentenze di primo e secondo grado, lo hanno descritto come il capo del mandamento di Porta Nuova, gestito assieme allo zio Calogero Lo Presti. Di Giovanni si dava un gran da fare. Assegnava le direttive ai picciotti del racket, gestiva la cassa, pagava gli stipendi e manteneva le famiglie dei detenuti. Anche a lui si deve un’idea innovativa nel panorama della recente Cosa nostra palermitana. Basta aiuti a pioggia che pesavano e pesano sulle casse dell’organizzazione, meglio assegnare una cifra, seppure consistente, ai familiari dei boss arrestati affinché aprano un’attività commerciale. I finanziamenti arrivavano anche dallo spaccio di droga che Di Giovanni aveva organizzato a piazza Ingastone, nel cuore del rione Zisa, a pochi passi dalla macelleria che il boss gestiva con il fratello.

Sono tutti elementi che ne fanno un individuo “socialmente pericoloso”. Ecco perché, pur accogliendo in pieno l’istanza di scarcerazione dei suoi difensori, gli avvocati Giovanni Castronovo e Giuseppina Candiotta, la Corte d’appello vieta a Di Giovanni di allontanarsi da Palermo e lo obbliga a firmare ogni giorno il registro in caserma.

 

 


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