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LiveSicilia.it / Province / Caltanissetta / Due bare bianche dopo l’orrore “Bambine, vi chiediamo perdono”

Due bare bianche dopo l’orrore
“Bambine, vi chiediamo perdono”

Le esequie di Maria Sofia e Gaia, uccise dalla madre. Il dolore e la dignità.

Il dramma
di Andrea Cassisi
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GELA (CALTANISSETTA)–  Maria Sofia e Gaia. Due bare bianche. L’una accanto all’altra. Un giardino di fiori bianchi. E un duomo in lacrime per le sorelle uccise dalla madre lo scorso martedì a Gela. Ad officiare il rito funebre il vescovo della diocesi di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana che dall’altare ha esortato, rivolgendosi alla folla oceanica dentro al duomo, “ad avere più responsabilità chi ci sta accanto”.

“In questa messa di gloria presentiamo al tempio due bambine – ha detto Gisana nel corso dell’omelia – che sono due angioletti, come a quel tempo Maria e Giuseppe presentarono il loro bambino”, ha detto il vescovo Gisana. “Maria Sofia e Gaia sono innocenti quanto Gesù e la loro somiglianza a Gesù Bambino sta proprio nella loro innocenza, nella loro genuinità. Quello di Gaia e Maria Sofia è un sangue innocente e custodirà le sorti di Gela”.

“Ho chiesto al Signore quale senso possa avere questo gesto – ha proseguito -. Senso non ce n’è. Questa è la parola. Sarebbe bene se domandassimo a chi è autore della vita e della morte. È il momento in cui è necessario, anche imprecando, di recuperare la relazione con Dio. È. A lui che bisogna credere. Siamo costretti a fare silenzio e ad accettare i tempi di Dio”.

“In questa liturgia il Signore sta parlando a noi. Ma il mio cuore – ha continuato con voce fioca – è segnato da confusione e rabbia. La nostra città è già sofferente per tante ragioni, questa ulteriore sofferenza non solo addolora, ma piega, umilia”. Dall’altare, monsignor Gisana ha tuonato perché “ognuno si prenda le responsabilità di questo drammatico avvenimento”. “Ma non riusciamo a partecipare alle gioie, pensiamo a quanto sia difficile compartecipare al dolore degli altri. Questi due angioletti ci aiutino a pregare e comprendere la parola di Dio”.

A prendere parola alla fine della celebrazione le maestre dell’istituto religioso che Gaia e Maria Sofia frequentavano. “Mi perdevo nei tuoi occhi azzurri, colore del cielo. Riprendo alle nostre favole sotto ai grandi pini della scuola e ti rivedo vorrete in cortile”. Gaia che amava la natura e la rappresentava nei suoi disegni che “sognava di avere un cucciolo e adorava la matematica”. “Buon Natale, maestra”. L’insegnante Loredana ricorda l’ultimo abbraccio prima delle vacanze di Natale. “Siete state un dono nelle nostre vite, angeli dal cuore tenero, vi chiediamo scusa per non avervi dato la possibilità di vivere i vostri sogni”.

“Ciao Sofia, che eri tanto protettiva con la tua sorella Gaia. Adesso è Gesù a darti il compito più grande: quello di continuare ad avere cura della tua amata sorella”. Così dall’altare la maestra Daniela che rivolgendosi alle due sorelle le ha definite “angeli tra gli angeli”. “I vostri regali ancora sotto il nostro albero di Natale”, in lacrime la cugina Francesca parla alle due bare bianche ricordando “l’amore che zio Vincenzo aveva per voi. La delicatezza e le attenzioni che erano gioia della sua vita”

 

 

Tags: bimbe uccise dalla madre · Gela · maria sofia e gaia trainito

Pubblicato il 29 Dicembre 2016, 15:29
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Commenti
  1. luisa 4 anni fa

    Senza parole, nessuna!

    Rispondi
  2. Giovanni 4 anni fa

    il pericolo e’ che passato il momento di dolore e di costernazione diffusa per la morte di queste nostre due figlie, la collettivita’ ricada nell’oblìo, nella routine di tutti i giorni, senza attivare iniziative volte ad intercettare piu’ efficacemente il disagio dei nostri simili e la sofferenza che conduce nel baratro della disperazione e nella perdita del senso della vita.
    Forse e’ giunto il momento di posare smartfone e telefonini, allontanarsi dal televisore e guardarsi attorno, parlare, ascoltare i propri simili e manifestare verso gli altri AMORE.
    Come, non lo so, ma forse :
    con piccole attenzioni;
    con piccoli gesti;
    con l’ascolto;
    con il sorriso;
    con la gentilezza;
    con gesti che fanno percepire a chi ci ascolta di non essere soli.

    Rispondi
  3. Il catanese volante 4 anni fa

    Vi chiediamo perdono? Noi? Non chi le ha uccise? Boh? Non capisco. Anzi, si, capisco il solito refrain… tutti colpevoli nessun colpevole.

    Rispondi

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