Il Capodanno in città |Tra taranta e l'alba - Live Sicilia

Il Capodanno in città |Tra taranta e l’alba

Il saluto all'anno vecchio e il benvenuto a quello nuovo per i catanesi.

CATANIA – “Bellissimo, trascinante. Hanno fatto ballare tutta la piazza”. La “Notte della Taranta” si è appena conclusa, lasciando sul selciato di piazza Duomo un tappeto di bottiglie, lattine e oggetti poco chiari che tintinnano tra i nostri passi; ma alcuni dei partecipanti sono rimasti attorno al palco in parte smontato: l’emozione del ballo collettivo perdura negli occhi, un po’ amplificata dall’alcool. Questa è Catania due ore dopo la prima mezzanotte del 2017. Molta gente, ma non proprio una folla; gruppi concentrici s’incontrano lungo tutta la via Etnea, convergendo intorno all’albero luminoso di piazza Università. Finito il grande concerto del gruppo salentino, il pubblico si spande in direzione dei locali: lo ritroviamo ai tavolini nei gazebo, intorno alle stufe a gas. La stanchezza comincia a farsi sentire, dicono alcuni volti. C’è chi, dalle undici, sta girando scrupolosamente tutti i pub del centro; altri trovano ancora la voglia di guardare le vetrine. Altri ancora, dopo una festa in casa di amici, hanno avvertito il richiamo delle strade e adesso circolano a branchi, parlano tutti assieme e non smettono di ridere.

Addosso, qualcuno porta ornamenti proprio da festa a tema: collane di carta vagamente tropicali, cerchietti fosforescenti, appendici luminose. Parlate diverse vanno incrociandosi: gli accenti dei paesi dell’interno fluiscono accanto alle voci inglesi, francesi, rumene. Lungo i marciapiedi, venditori italiani, africani e cingalesi. Un piccolo, coloratissimo bivacco si è formato davanti al centro sociale Auro, dove sono assiepati ragazzi e ragazze dagli stili più vari: le subculture convivono senza attriti. Si beve senza troppe esagerazioni nei pressi del teatro Bellini, dove i punti classici di ritrovo –la scalinata, la fontana, le panchine- sono gremiti di giovani e meno giovani; nei vicoli ristagna odore di cannabis. Bottiglie vuote si accumulano in pile sempre più alte attorno a cassonetti straripanti, continuamente vuotati dagli addetti alla nettezza urbana; il gusto di spaccare le bottiglie in mezzo alla gente, bisogna dire, quest’anno sembra una moda in declino.

Anche i petardi hanno avuto un tono apparentemente più discreto, si direbbe. “Può darsi che gli ultimi fatti di cronaca abbiano tolto il gusto anche agli irriducibili dei fuochi artificiali”, ci dice un passante dall’aspetto artistico. Un’altra piccola folla, che ora circola in via di Sangiuliano, ha invece optato –come altri- per una festa, sul modello delle serate: “Riservata, ma non troppo: ad invito, in una struttura su viale Kennedy: cena a buffet, poi via i tavoli e tutti a ballare!”.

Conoscere nuove persone, incontrare gli amici distanti, non pensare a momenti ingrati: ecco, tutto sommato, le esigenze di questa prima notte dell’anno nuovo. Verso le 4.30 anche gli ambulanti iniziano a smontare le bancarelle, mentre le vie vanno svuotandosi: un momento di calo, si direbbe. In pochi, nelle ore seguenti, si spostano verso la costa: “Andiamo a vedere l’alba”, viene detto, ma con scarso entusiasmo. Le coppie si diradano, i singoli iniziano ad essere stanchi. Il cielo libero promette bene mentre inizia a schiarirsi. La nostra “incursione” termina sul molo di Capo Mulini, dove alle 7.00 si sono dati appuntamento alcuni pescatori di mezza età, indifferenti al freddo e ai ritmi cittadini e desiderosi d’inaugurare l’anno con la loro passione.

Qualcun altro si aggiunge: tre ragazzi dall’aspetto silenzioso che, valutate le condizioni dello specchio d’acqua, iniziano rapidamente a spogliarsi, restando in costume da bagno. Non ci capacitiamo: il termometro segna 5 gradi. Invece si: raggiunti gli scogli oltre il frangiflutti, i tre si tuffano dopo un paio di respiri profondi. Reduci della “S. Silvestro a mare”? Non sappiamo: dicono si tratti di una vecchia abitudine invernale. Impassibile e innevata, al di sopra della baia e delle case, l’Etna pare osservare.


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