Adescata a tredici anni in chat| Faccia a faccia in aula? - Live Sicilia

Adescata a tredici anni in chat| Faccia a faccia in aula?

Foto d'archivio

La difesa di Dario Nicolicchia (nella foto) chiede un incidente probatorio. Possibile confronto con l'imputato.

PALERMO – Dopo Naomi, anche la seconda “vittima” di Dario Nicolicchia potrebbe testimoniare in aula nel corso di un incidente probatorio. A chiederlo è l’avvocato Cinzia Pecoraro, legale dell’uomo accusato di avere avuto rapporti sessuali con due minorenni e di averle costrette a prostituirsi con clienti facoltosi.

Era riuscito a convincere una ragazzina di 16 anni e avrebbe cercato di fare la stessa cosa con un’altra minorenne che di anni ne aveva appena tredici. Solo l’arresto ha bloccato i suoi progetti cristallizzati in una chat. “Col sesso amore si diventa ricchi…”, le scriveva Nicolicchia che l’aveva conosciuta ad una fiera del fumetto a Catania.

Per questi motivi Nicolicchia, nei mesi scorsi, è stato raggiunto da una seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiesta dal pubblico ministero Claudio Camilleri e firmata dal giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa. È stata l’analisi del suo Iphone a fare emergere il nuovo caso, ripescando una chat Wathsapp.

Nicolicchia si autodefiniva pedofilo e aveva in mente di “mettere incinta” la minorenne perché in stato interessante avrebbe attirato più clienti. Si potevano guadagnare fino a “nove mila euro al mese”. Per tranquillizzarla le diceva che non sarebbero stati incontri per strada, ma appuntamenti in luoghi riservati con “uomini facoltosi”, agganciati tramite annunci su Internet. Così facendo il futuro della ragazzina sarebbe stato “pieno di soldi”. Poteva diventare una escort famosa e “conoscere politici…”.

Ora la difesa di Nicolicchia, secondo cui l’indagato è un erotomane e per questo dovrebbe essere curato, chiede che la ragazzina confermi le accuse davanti al giudice che deve ancora decidere se ammettere o meno l’incidente probatorio che si è già svolto alla presenza di Naomi. Potrebbe ritrovarsi faccia a faccia in aula con l’imputato.

 


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