Etna sud, interviene Russo: |"Ecco la verità sugli impianti" - Live Sicilia

Etna sud, interviene Russo: |”Ecco la verità sugli impianti”

La querelle con il sindaco di Nicolosi, ricostruita dall'amministratore unico di Funivia dell’Etna.

il comunicato
di
5 min di lettura

NICOLOSI – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’amministratore unico di Funivia dell’Etna, Francesco Russo Morosoli, che interviene dopo il nostro servizio sulla stagione sciistica.

«L’amministrazione di Nicolosi lo sa da anni e anche il suo sindaco, geometra Antonino Borzì. Non un parere pronunciato al vento ma una relazione tecnica e un conto economico messi per iscritto e consegnati il 28 ottobre 2014 in occasione della conferenza dei servizi indetta proprio dall’ente. Quegli impianti scioviari a Etna Sud sono inutilizzabili, hanno bisogno della revisione quinquennale come ha imposto la motorizzazione civile: due mesi di lavoro, 100 mila euro di tasca e il collaudo da parte dell’Ustif che ne è l’organo di vigilanza». A parlare è Francesco Russo, l’amministratore unico di Funivia dell’Etna SpA. A quanto pare, dunque, bisognava, pensarci prima per agire secondo le regole e metterli a disposizione degli avventori che, invece, quest’anno, per sciare sul versante Sud dell’Etna potranno solo usufruire del servizio privato Funivia dell’Etna – Skilift Montagnola. Nulla di pubblico, dunque. E non per il capriccio di chi è stato chiamato a gestirli solo il 14 dicembre, bensì per una “strana” disattenzione da parte di chi era al corrente di tutto e, forse «ha preferito mettere la testa sotto la sabbia – sottolineano dagli uffici di Funivia – creando una condizione di emergenza. Quest’anno, però, non si corre ai ripari. Non li gestiremo perché non siamo stati messi nelle condizioni di farlo. Non metteremo l’ennesima pezza a colori di fronte all’inerzia dell’ente».

Ma andiamo per gradi e ricostruiamo la vicenda. Già dal 2014 esisteva un parere tecnico che richiedeva la revisione quinquennale della seggiovia e l’accorciamento della fune del secondo skilift. Due impianti comunali, questi, “progettati male e costruiti peggio” secondo ammissione pubblica del sindaco di Nicolosi, oggi al suo secondo mandato, nel consiglio comunale del 20 ottobre 2015. Proprio lui, nonostante l’affidamento annuale degli impianti scioviari per la stagione 2014/2015 fosse scaduto il 15 aprile scorso e nonostante fosse al corrente della necessità delle suddette manutenzioni, dà indirizzo ai propri funzionari solo il 13 dicembre di inviare, quindi il giorno dopo, la nuova determina per la gestione della seggiovia, degli impianti Omino e Piccolo Rifugio, tutti comunali. «E’ surreale che non ci abbia neanche contattato preventivamente – continua Russo – non una sola telefonata. Era necessario contattarci già dal mese di luglio. Per altro abbiamo appreso dalle ultime delibere del Consiglio comunale, della volontà da parte del sindaco e dell’amministrazione di espropriarli e metterli a bando. Non intendiamo, dunque, sostenere un investimento così esoso senza la possibilità di ammortizzare la spesa per il periodo proposto». Passaggi salienti per capire fino infondo il botta e risposta che da anni tiene in stallo Nicolosi, un paese che vuole vivere di Etna.

Espropriarli per metterli a bando. Suona male se si pensa che due dei tre impianti comunali non funzionano. E suona peggio che, in questi anni, Funivia abbia dovuto pagare un canone annuale per averli in gestione quando, per un macroscopico errore da parte dell’amministrazione comunale, sono stati costruiti su terreni privati. «Questo è il motivo della controversia – sottolinea Russo – Impianti costruiti con soldi pubblici su terreni privati e un tentativo di espropriazione clamorosamente fallito. I terreni non sono solo di nostra proprietà. Coinvolta nella vicenda è anche la Turistica Mongibello che ha già richiesto per le vie legali un milione e mezzo di euro come risarcimento danni per l’occupazione illegittima». Un danno economico che rischia di aggiungersi a quello già prodotto dalle risultanze del lodo arbitrale che ha visto soccombente il comune nei confronti della Leitner condannato a risarcire circa 250 mila euro per le medesime procedure fallite. Lo stesso collegio arbitrale riporta: «Sembra accertato che gli elementi forniti in sede di progettazione non fossero chiari e unici e abbiano potuto indurre in errore e sviare le procedure espropriative eseguite dall’ATI Leitner. Si aggiunga a ciò anche il carente aggiornamento delle risultanze catastali e la scarsa collaborazione, o addirittura l’inerzia, da parte dell’amministrazione appaltante, nell’assistere l’appaltatrice nel corso delle varie fasi e soprattutto, in sede di ultimazione di dette procedure».

Espropriazione sì o espropriazione no? Questo è il dilemma. Allo stato ciò che è certo, è che per risolvere il contenzioso si era già proposto di farsene carico il dottor Gioacchino Russo, scomparso nel 2013 e padre di Francesco Russo, che il 2 ottobre del 2012, propose al sindaco «il pagamento di un corrispettivo pari circa a 2 milioni di euro di euro dilazionati in 5 anni dalla stipula del contratto, l’impegno ad acquisire i terreni dei terzi e la restituzione di tutto dopo una gestione di 25 anni». Ma c’è anche un’altra certezza che è quella dell’assoluto diniego da parte del sindaco Borzì che ha sempre rifiutato tutte le proposte che si sono succedute definendole, forse senza un adeguato supporto legale, giuridicamente non percorribili.

«Nel 2015 il miracolo: la proposta diventa giuridicamente percorribile – sottolinea Russo – Durante un Consiglio comunale, Borzì si dice disposto alla transazione a condizione che l’affidamento degli impianti oscilli in un periodo compreso fra 4 e 6 anni massimo e che Funivia si faccia sempre carico degli espropri dei terreni dei terzi. Ci chiediamo quali sopravvenute norme abbiamo ora consentito di rendere adesso possibile la transazione. E comunque in 4-6 anni come avremmo mai potuto ammortizzare i costi? Abbiamo più volte richiesto al sindaco di visionare il piano finanziario ma niente da fare, non abbiamo mai ricevuto risposta. Secondo i piani di Borzì – incalza l’amministratore di Funivia – ci saremmo rientrati attivando la seggiovia anche d’estate. Lui sa che l’ammorsamento fisso, cioè il sistema di collegamento permanente delle seggiole alla fune, serve solo ed esclusivamente per gli sport invernali altrimenti registreremmo innumerevoli infortuni». Appare ancorché surreale che nel consiglio comunale del 20 ottobre si ponga come condizione imprescindibile per la risoluzione di un contenzioso che vede in ballo milioni di euro e il futuro della stazione quello di richiedere 200-300 biglietti l’anno della Funivia a disposizione dell’amministrazione!!!

Proposte su proposte rifiutate… e ad oggi? Qual è la situazione? Il sindaco punta tutto sugli espropri, gli stessi che Funivia ha proposto da sempre di realizzare di tasca propria. Vuole accendere un mutuo di 500 mila euro (basteranno?) per avviare le procedure e per farlo attende ancora il parere della Corte dei Conti. Ma questi soldi chi li pagherà? Chiaramente i cittadini che vedranno schizzare ai massimi livelli la tassazione comunale. E forse adesso sapranno il perché”.

 

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI